C'era una volta...
Un re! diranno i miei piccoli lettori...
Ciao blog, ciao lettori, ciao me.Pinocchio centra poco in questa fase, ma trovo che sia uno degli incipit più noti e interessanti della letteratura. Mi piaceva l'idea di iniziare questo blog con le parole di Collodi (o Lorenzini, come vogliate chiamarlo).
Un blog ancora scarno, senza grafica, ho impiegato qualche minuto di questa serata a scegliere la url - unastanzatuttapersally mi pareva eccessivamente lungo - ma al momento non vi è nulla di più. Solo l'urgenza di iniziare a scriverlo. Di fare un respiro profondo, alienarmi per alcuni istanti da me stessa e diventare Sally Seton.
Anche qui sorge spontaneo un quesito: cosa centra un personaggio di Virginia Woolf con la Newton Compton? Spendo dunque le prossime righe, prima di darci la buonanotte, per raccontare come è nato questo blog.
Anzitutto non è il mio primo blog. È una materia che con la mia vera identità ho già masticato. Io e il web abbiamo un rapporto schizofrenico: lo frequento giornalmente per lavoro (e per piacere), ma ha dinamiche umane che spesso mi lasciano perplessa. Spesso tende a sostituirsi ai rapporti fra persone, a condizionarli e prevaricarli. Un lato del web che non mi piace, che sempre più mi spaventa. Viceversa, amo del web il fatto che mi dia ogni giorno la possibilità di scrivere. Lo faccio in spazi "non miei", con un contratto e un compenso che vincolano la mia espressione, ma uno spazio tutto per me (anzi, per dirla con le parole di Virginia, una stanza tutta per me) mi mancava.
Ancora non ho spiegato cosa centra la Newton Compton. In breve, la storia. Poco più di un anno fa ho traslocato nella casa in cui vivo tuttora. La prima sera trascorsa lì, con le stanze ancora maleodoranti di vernice e ammoniaca e calcinacci dappertutto, ho aperto l'ereader e letto Amore, zucchero e cannella di Amy Bratley. Nei mesi delle 50 sfumature era un "caso editoriale" dal successo altrettanto poderoso, e mi ha incuriosita. La sua leggerezza, pure eccessiva, mi ha tenuto compagnia nei primi giorni della nuova vita.
Diciamo però che le mie amiche, che con molta più intelligenza della sottoscritta ritengono Jodorowski e la Munro i parametri su cui basare la leggibilità di un testo, hanno preso per il verso sbagliato il mio interesse. Non in senso cattivo, ci mancherebbe, ma ora hanno un pretesto per sfottermi amorevolmente quando se ne presenta l'occasione. Soprattutto dopo che i romanzi d'amore della Netwon Compton hanno invaso librerie, supermercati e classifiche di vendita (tenete conto che una delle amiche in questione fa la cassiera a Feltrinelli, quindi sa di cosa parla). Una parte di me però sta cercando di convincerle - non vi ho detto infatti che io e le mie amiche siamo diventate amiche perché frequentiamo lo stesso corso di scrittura creativa: a furia di ripetere che se scriviamo un romanzo stile Netwon Compton facciamo un botto di soldi, un po' ci stanno credendo. E per gioco, forse, con un gruppo di altri amici, ci proveremo.
Volevo intitolare questo blog "Dreamin' Netwon Compton". Non in senso ironico o men che meno denigratorio, anzi. Trovo che la leggerezza, anche in letteratura e in scrittura, sia un bene da valorizzare. Scrivere cose "serie" è importante, ma va tenuto a mente costantemente che la scrittura è anzitutto un piacere, un divertimento, un gioco. E quale gioco è migliore dello scrivere (e leggere) una storia leggera? Comunque sia, ho evitato di usare quel titolo per non appropriarmi indebitamente di nomi altrui, rischiando anche di andare contro la legge. Tuttavia, l'intento c'è. Dopo un lungo periodo di blocco dello scrittore, ricominciare giorno dopo giorno a partire dalla leggerezza. E siccome proprio in questi giorni sto leggendo i Diari di Virginia Woolf, ho scelto come "nuovo nome" quello di un suo personaggio.
Tutto qui. Il resto a domani.
Buonanotte miei cari,