Santa Teresa d’Avila affermò un concetto giustissimo, verissimo, fondamento della nostra vita terrena: “Tutto passa, solo Dio resta”.Niente di più vero, a volte lo sperimentiamo drammaticamente nella nostra vita e se non abbiamo un punto fermo, davanti alle tempeste inevitabili, perdiamo la rotta e la serenità. Non ne vale la pena perché tutto è transitorio, tutto, purtroppo anche le persone che ci sono accanto…. E noi stessi! Diventiamo e siamo eterni solo se ci abbeveriamo della sorgente eterna: Dio. Non possiamo far altro che fondare la nostra casa nella roccia, altrimenti le tempeste rischieranno di portarci via, lontano, dove nemmeno vorremmo andare. Gli Ebrei avevano un’espressione molto bella riguardo a Dio che Gesù stesso ha ripreso più volte: “Dio è mia roccia e mia salvezza”. Non si può comprendere l’Antico Testamento se non si conosce la mentalità del tempo. Gli Ebrei erano un popolo nomade, abituato ad attraversare i deserti per trovare una sistemazione. Nel deserto il paesaggio cambia in continuazione a causa delle numerose tempeste di sabbia. La roccia era per loro simbolo di stabilità. Ecco quindi l’espressione profonda dei salmisti: “Tu sei la mia roccia”. È un’espressione molto profonda, di una spiritualità intensa derivata da un’esperienza tangibile. Il popolo ebreo deve aver avuto esperienza di Dio in modo concreto, non scaturita sicuramente dall’evoluzione culturale di un popolo. Questa eleva il popolo ebraico a una dignità senza pari, quello che ha voluto Dio per loro: essere un popolo eletto. Lo hanno dimostrato lungo la storia, accettando sofferenze inaudite, con un abbandono in Dio che noi dovremmo imparare. Qualcuno potrebbe obbiettare che non è stato l’unico popolo a subire un genocidio. Verissimo. Non si parla mai della strage degli Armeni perpetrata dal popolo turco, una strage ben ponderata, ancor più di quella dei tedeschi nei confronti degli Ebrei, ma ricordiamo che, senza gli Ebrei, noi non saremmo cristiani. Il Messia è nato dal popolo Ebreo e questo è straordinario! Perché? Semplicemente perché questo vuol sottolineare come la fedeltà del Signore sia eterna. Colui che conosce tutto, sapeva che gli Ebrei non avrebbero accettato la predicazione di Gesù, ma la salvezza era stata promessa loro e quindi il Messia doveva nascere là. Dio dà sempre tante possibilità e fra tutti quelli che potevano accogliere il messaggio evangelico, erano solamente gli Ebrei. I Romani non potevano diventare subito Apostoli come lo furono i Dodici, anche se erano più disposti a credere a un Dio con un corpo umano, rispetto agli Ebrei che non osavano nemmeno pronunciare il suo nome. Jahvè era un nome inventato che avvertiva il fedele che leggeva i passi della Bibbia che s’intendeva parlare di Dio. Santo, santo, santo… Irraggiungibile. Dio non poteva prendere un corpo d’uomo. Per questo non potevano accettare Gesù. Ma la promessa di Dio andava mantenuta. Un male: Gesù non fu accolto dai suoi, dal suo popolo; un bene: il messaggio evangelico è universale. Dio ha usato strategie anche umane… e questo è sorprendente. Gesù nacque nella pienezza dei tempi, quando la Giudea apparteneva all’Impero Romano. Non vi erano frontiere, perciò, dopo la morte di Gesù, gli Apostoli potevano spostarsi con facilità da una nazione all’altra e quindi recarsi a Roma, centro focale dell’ Impero. Vi era un detto: tutte le strade portano a Roma… Furbo Dio! Sapiente! I Romani erano abili architetti, un popolo intelligente: hanno costruito delle strade che portavano in tutta Europa, per cui era facile espandere il messaggio evangelico una volta arrivati a Roma. I Romani erano più disposti culturalmente ad accettare Gesù come Dio rispetto agli Ebrei, in quanto, come ho già detto, non si facevano problemi a vedere in un uomo la figura di Dio. L’imperatore stesso era tale per volere degli Dei. Il messaggio evangelico accennava alla Trinità. Gli Ebrei erano monoteisti e non transigevano dal Decalogo. I Romani erano abituati a avere più dei, la Trinità in un solo Dio poteva essere ammessa. Ciò che invece non accettavano e che scatenò che violente persecuzioni, fu il fatto che i Cristiani non adoravano l’Imperatore come Dio. Ironia della sorte: gli Ebrei non ammettevano la Trinità e non accettavano per questo motivo Gesù; i Cristiani ammettevano la Trinità in un solo Dio e per seguire il Decalogo (non avrai altro Dio all’infuori di me), furono messi a morte.
Le persecuzioni furono permesse da Dio per far capire che, pur avendo usato strategie umane come quella di scegliere Roma punto nodale di un Impero grandioso (Caput Mundi), c’era qualcosa di divino, che andava al di là di una strategia umana: nonostante le violente persecuzioni, la dottrina cristiana si diffondeva rapidamente disorientando i Romani sempre più infuriati ma anche affascinati dal loro coraggio.
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