Tale madre tale figlio. E se è vero che di mamma ce n’è una sola, Guillaume Gallienne se n’è impossessato fino alla venerazione, all’idolatria, alla mimesis totale. Tanto da portarla lui stesso sul grande schermo con una genuinità che schiva il caricaturale. Una vicenda autobiografica delicata e paradossale portata prima sulle assi del palcoscenico e poi nelle sale cinematografiche. Risultato: un doppio successo di pubblico e di critica.
Tutto sua madre, esordio alla regia di uno dei più apprezzati attori della moderna Comédie-Française, è una commedia sofisticata e brillante che con spiccata (auto)ironia e acuta intelligenza racconta un “caso umano” che suscita tenerezza e fa sbellicare dalle risate. Storia di un “uguale” che la smisurata passione nei confronti della madre ha trasformato in “diverso”, proprio come sottolinea il titolo originale Les Garçons et Guillaume, à table!. Nel chiamare i figli a tavola, la mamma chiama i tre figli maschi come se Guillaume non fosse maschietto anche lui, ma una femminuccia. Un’indole che il riccioluto e imberbe figliolo introietta così tanto da raggiungere la perfetta imitazione della genitrice, in primis nel tono di voce. E quando non pensa a lei, Guillaume immagina se stesso come orripilante principessa Sissi o ancor peggio la di lei severissima matrona Sofia di Baviera. Schiacciato in un misunderstanding senza precedenti, conosce in collegio la “rude” virilità maschile e ne rimane scioccato. Ma la scoperta della propria vera inclinazione sessuale è una folgorazione sulla via di Parigi. L’accecamento colpisce in una serata “per sole donne” quando di fronte a lui vede la seconda donna più importante della sua vita: la fidanzata. E il reverso coming-out è servito, à table!.
Come anche il titolo italiano vuole portarci a pensare, Guillaume Gallienne è, anche se meno sfacciato e meno posticciato, il Pedro Almodovar francese (Tutto sua madre richiama troppo il bellissimo Tutto su mia madre del regista castigliano). La variegata e carnevalesca cromia delle sequenze, la freschezza e la simpatia dello sguardo sulla realtà e sull’uomo, quel dolciastro sapore da strampalata seduta psicanalitica. Questi gli elementi che “spagnolizzano” la pellicola di Gallienne, sommo corago e one-man show.
Tutto sua madre è quindi una folle dichiarazione d’amore alla madre, la quale inconsciamente non vorrebbe mai scendere dal podio degli affetti del figlio. Ma non solo. E’ anche, e forse soprattutto, un grande inno alle donne e alla femminilità. Con un approccio ludico e sensibile, Gallienne le rappresenta tutte, belle e impossibili in ogni movenza, frase, smania, vizio e virtù. E con una naturalezza che il protagonista del film, in&out dal suo effemminato en travesti materno, non stenterebbe a definire come “semplicemente divina”.