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Tutto tace

Da Ultimafila22

di Giacomo Pagone

Ninna nanna dei bambini buoni

che la notte porti dolci sogni come doni.

Ninna nanna dei bambini anche monelli,

perché, in fondo, sono bimbi pure quelli.

Ninna nanna dei grandi e dei piccini,

ché nel sonno siamo tutti un po’ bambini.

Buonanotte, dormi in pace,

fa bei sogni, tutto tace.

La città addormentata respira pesantemente, avvolta nella pesante coperta di una notte stellata. In ogni casa tutte le luci sono spente, tutti gli occhi chiusi, ed il silenzio regna padrone sui tenui rumori della notte.

In una piccola casa, separata dal bosco vicino, da una piccola e bianca staccionata di legno, al primo piano, nella stanza la cui finestra offre una splendida vista del bosco e delle montagne, un bambino dorme, stretto al suo logoro orsacchiotto di peluche. Ha cinque anni, i capelli castani, parla poco ma pensa molto. I suoi amici sono, per lo più, invisibili ai suoi genitori, ma non è un problema, è l’età, ha detto il medico. Cambierà. Tuttavia, ora, mentre dorme col pollice in bocca e il fedele orsacchiotto tra le braccia, quel bambino è uguale a tutti i bambini del mondo, e, come tutti i bambini della sua età, il giorno successivo andrà, per la prima volta, a scuola.

Un rumore lo sveglia. Si mette a sedere sul letto e vede Nerone, il suo gatto, mentre lo guarda dai piedi del lettino a forma di auto da corsa.

<<Ciao>> gli dice Nerone.

Il bambino sorride al nero felino, il cui pelo, illuminato, offre riflessi blu come la notte. Il micio, con un agile salto, sale sul materasso, gira intorno al bambino, quindi gli si stende di fronte.

<<Tu sei buono con me, mio giovane amico, e per questo voglio portarti in un mondo incantato, un posto che nessuno ha mai visto, se non con gli occhi addormentati di un bambino che sogna>>

Il bambino non capisce. Accarezza il suo gatto, come se fosse la cosa più normale del mondo, come se il felino non gli avesse parlato, promettendogli un mondo fatato. Il gatto capisce e balza giù dal letto, dicendo al piccolo di seguirlo. Questi, senza esitare, scende dal lettino, con il fedele orsacchiotto al fianco, e inizia a seguire la sua guida. Passano di fronte alla camera di mamma e papà, scendono le scale di legno ed entrano nella cucina addormentata. Le pentole appese riflettono la luce della luna. Il gatto si ferma di fronte alla porta che dà sul retro. Il bambino la apre e segue il micio verso il bosco.

All’ingresso del bosco, che il bimbo tante volte ha ammirato dalla finestra della sua camera, prima di andare a letto, il gatto si ferma.

<<Avrai bisogno di qualcuno che ti protegga. Non si sa cosa può accadere là dentro>>

E, appena finita la frase, come per magia, il tenero orsacchiotto di peluche prende vita, sotto lo sguardo entusiasta del suo piccolo proprietario.

<<Bene, ora possiamo entrare nel bosco>> dice Nerone, prima di iniziare a camminare sotto quel tetto di rami e foglie, scurito dalla notte.

Il bambino cammina sorridendo, in silenzio, stringendo la mano del suo orsacchiotto. E’ una notte strana, una notte di magia e incanto, una notte in cui i sogni diventano realtà.

Nerone, il gatto, cammina davanti, guidando il piccolo in un dedalo di luci ed ombre, in un bosco buio e pauroso come il di sotto del letto, quando la mamma spegne la luce, ma, allo stesso tempo, intrigante e profumato, come la bottega del fornaio alla mattina, quando dal bancone si liberano gli odori dei cornetti e del pane appena sfornato.

<<Sei mai stato nel bosco, mio piccolo amico?>> domanda Nerone.

Il bambino si limita a scuotere la testa. Guarda in alto e tra i rami degli alberi scorge uno pezzo di cielo, ricamato con delle stelle luminose. Tutto intorno a lui il bosco respira, emettendo rumori che nessuno sa da dove provengono. Ad un tratto si sente un rumore, il bambino si spaventa e stringe forte la mano del suo orsacchiotto. Un ombra scende dall’alto verso di loro, ma si ferma, in volo, a poca distanza.

<<Salve, Nerone. Chi sono i tuoi amici?>> domanda incuriosito il gufo.

<<E’ il bambino di cui ti ho parlato. L’altro è il suo orsacchiotto di peluche. Gli ho portati a fare un giro nel bosco incantato. Domani sarà un grande giorno per lui, inizierà la scuola. Volevo che conoscesse il mondo incantato, prima di conoscere quello reale>>

<<Ben fatto, mio caro. Ben fatto>> ripete allegro il gufo, quindi saluta e vola via, perdendosi tra le ombre della notte.

<<Vieni con me, mio buon amico, ti farò conoscere tutte le creature della notte, così saprai di non essere mai solo, nemmeno durante il tuo sonno, perché noi veglieremo sempre su di te>> aggiunge Nerone, proseguendo senza voltarsi.

Ad un tratto i tre amici giungono vicino ad un ruscello. L’acqua scroscia allegra tra le rocce, riflettendo le poche stelle che si affacciano attraverso le folte fronde degli alberi. Accanto a loro c’è un altro animale, intento a dissetarsi nelle acque del ruscello.

<<Ciao, amica volpe>> saluta Nerone

<<Nerone, vecchio mio. Un altro bambino? Fammi indovinare, anche lui inizia domani la scuola e l’hai portato per fargli conoscere il mondo incantato della notte? Mio caro amico, quando imparerai che gli umani, quando crescono, si dimenticano di noi?>>

<<Hai ragione, ma questo non è un buon motivo per non continuare. Quando un bambino cresce si dimentica il mondo incantato, e il mio lavoro diventa vano. Ma tra tutti i bambini che ho condotto qui, in queste terre magiche, alcuni hanno trattenuto quei ricordi e gli hanno dipinti o raccontati o solo sognati ancora una volta. Mia cara amica, fino a che la magia della notte mi darà vita, io continuerò a cercare di strappare questi piccoli umani al loro triste mondo>>

<<Allora continua il tuo viaggio, mio caro Nerone, e che la notte ti porti fortuna>> detto questo la volpe corre via tra i cespugli.

Il bambino non ha ascoltato il dialogo tra il gatto e la volpe, ma ha ammirato, rapito, il rosso manto di quell’animale che, prima di allora, ha visto solo disegnato sui libri delle favole che gli legge il papà per farlo addormentare. Nerone gli fa segno di proseguire e i tre attraversano il ruscello saltando sulle pietre asciutte che spuntano in mezzo all’acqua.

Ancora un rumore nell’ombra. Il verso di un uccello notturno, il rumore del vento che fa suonare le foglie degli alberi, il rumore attutito dei passi sull’erba bagnata di rugiada. Ancora pochi passi ed un nuovo animale saluta il gruppo.

<<Buonanotte a te, cara civetta>> ricambia Nerone.

<<Un nuovo bambino, Nerone? Quanti secoli sono, vecchio mio, che attraversi i cancelli fatati del nostro mondo con questi giovani umani?>>

<<Così tanti secoli che, oramai, ho smesso anche di contarli. Tuttavia sono il custode di questo regno, e il mio compito non ha fine, e il mio compenso è il ricordo di queste terre nelle menti di questi pargoli>>

Il bianco volatile apre le candide ali, abbracciando la notte, quindi, come per magia, vola via.

<<Ora, mio piccolo amico, hai visto il mio mondo incantato. E’ un mondo reale, ma esiste solo se tu vuoi farlo esistere. Io ne sono il custode, e la chiave per aprire le porte di questo regno è la purezza di cuore. Ti invito, quindi, mio piccolo cucciolo di uomo, a conservare quanto di puro c’è in te. Solo così, infatti, potrai tornare a viaggiare per queste terre e parlare con gli amici che hai conosciuto questa notte. Nel tuo mondo sono in pochi quelli che continuano a farci visita. Alcuni sono pittori, altri scrittori, ma molti tornano da noi sperando di rimanerci il più a lungo possibile, per dimenticare i freddi giacigli su cui sono costretti, poiché sono considerati folli dai loro simili, dai tuoi simili. Ebbene, loro, mio giovane amico, non sono visionari. Al contrario hanno mantenuto la capacità di guardare ben oltre ciò che gli offrono i propri occhi>>

Il bambino, adesso, guarda serio il gatto nero come il carbone. Il felino sa che il piccolo non può comprendere quel discorso, tuttavia è consapevole che, se gioca bene le sue carte, il bambino continuerà a ricordare quella notte sino a quando non sarà in grado di comprendere quelle parole.

Nel frattempo, l’orsacchiotto di peluche vaga, solitario in quel mare d’alberi. D’un tratto, con le morbide zampe di panno marrone, si stropiccia i bottoni che formano i suoi occhi, quindi corre accanto al suo padroncino, seduto a terra, e gli indica una zona più scura del bosco.

<<Ci stavo arrivando, mio amico di stoffa>> sbuffa spazientito il felino Nerone. <<Come ti stavo dicendo, mio piccolo umano, alcuni tra coloro che ancora tengono vivo il ricordo di questo posto, però, si sono perduti. Vorrebbero vivere solo qui, in questo mondo, dimenticandosi delmondo reale. Questo non va bene, perché questo è un rifugio per voi umani, un luogo incantato in cui passeggiare di tanto in tanto, ma non è il vostro mondo. Quella parte più buia, quegli alberi più spogli, sono il rifugio degli umani che si sono persi nel ricordo di questo mondo fatato, ed ora brancolano nel buio di un mondo irreale, che non è il loro, così come non è il nostro. Questi sventurati hanno perso il lume della ragione e sono prigionieri dei loro stessi incubi. I loro sogni sono diventati un labirinto di buio e paura dal quale uscire è quasi impossibile. E’ questo il rischio che si corre, bambino mio. Ma se sarai attento, riuscirai a visitare solo la parte fatata di questo regno, per poi tornare nel tuo mondo reale>>

Il bambino, scosso da un tremito di paura, abbraccia il suo orsacchiotto di peluche. Da quella zona buia arrivano dei rumori paurosi, il cielo, su quel pezzo di bosco è nuvoloso e gli alberi protendono i loro scarni rami verso il nulla.

<<E’ ora di far ritorno nella tua casetta, mio piccolo sognatore. Il grande giorno è vicino. Ricorda le mie parole. Torna a trovarci quando vuoi, ma fa attenzione. Vivi la tua vita con serenità e sappi che quando vorrai, il nostro bosco incantato sarà pronto a cullarti come questa notte. Chiudi gli occhi, adesso. E’ tempo di dormire>>

Il bambino chiude gli occhi. Quando li riapre sente qualcosa di caldo sulla fronte. E’ la mano della sua mamma che gli sta accarezzando la testa.

<<Ti sei svegliato, piccolino mio? Sono venuta a vedere se stavi bene. Dormi, tesoro, domani sarà un gran giorno>>

Il bambino chiude gli occhi stringendo il suo orsacchiotto di peluche, nuovamente inanimato, mentre Nerone si sdraia, serafico, ai piedi del suo letto. La mamma gli dà un bacio sulla fronte, gli rimbocca le coperte e gli sussurra di nuovo la ninna nanna.

Ninna nanna dei bambini buoni

che la notte porti dolci sogni come doni.

Ninna nanna dei bambini anche monelli,

perché, in fondo, sono bimbi pure quelli.

Ninna nanna dei grandi e dei piccini,

ché nel sonno siamo tutti un po’ bambini.

Buonanotte, dormi in pace,

fa bei sogni, tutto tace.


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