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Alle 21,30 su Rai3
Roma. Agosto. Un quartiere di borgata, dove l’accento e la pronuncia non sono così stringenti. C’è ancora una bottega che fa credito, “segna” il conto, da pagarsi a fine mese. C’è un rispetto, una leggerezza, un’umiltà, dietro i paraventi, dietro le finestre. Gianni raccoglie da un bidone un ventilatore, che sembra rotto, ma le mani possono aggiustare ciò che ad altri conviene gettare via.
Casa antica, ammobiliata con un certo gusto, illuminata da fari di un passato remoto che non è più. Gianni non si è mai sposato, vive con la madre, ottuagenaria. Macchie della pelle sull’anziana, capelli biondi, un filo di trucco. Sembra una donna che mantiene il suo rango, la sua cultura, tra francesismi, latinismi e linguaggio forbito, che, certamente, derivano da una signorile educazione. Gianni è un uomo, per così dire, moderno…non è felice, probabilmente, ma non respinge la sua condizione, non aspira, vive quello che può, quello che ha, quello che ha scelto. Non sempre la sua attività di raziocinio serve a celare, come un manto un corpo, i suoi sentimenti, e, di tanto in tanto, con una certa consapevolezza, assapora nel vino, nel bianchetto, il gusto sano di un po’ d’allegria. Ferragosto, da anziani. I giovani, o almeno, quelli che ce la fanno ancora a premere il piede sull'acceleratore, sono in viaggio. E gli anziani? Il film di Di Gregorio ci mostra ciò che accade, quando a Gianni (ad interpretarlo lo stesso regista) a a sua madre si aggiungono, portate come se fossero pesi, altre signore da ospitare. Marina non si stacca dal televisore, ma a tarda sera, fugge dalla casa caldissima fino al bar, per bere una birretta e fumare liberamente. Zia Maria soffre di arteriosclerosi, non disdegna cucinare pasta al forno con abbondanti fette di mozzarella. Molto limitata nell’uso di un ampio vocabolario, ma estremamente simpatica. Grazia è una donna che adora rivivere il passato, quello di quand’era piccina, e, mai attenta a dosare le compresse di Domperidone, pur non potendo, vive in virtù di cibo succulento e dei derivati del latte che non dovrebbe mandar giù. E’ Ferragosto, le iniziali incomprensioni sono andate via. Il pranzo diventa locus della serenità, o al meno della voglia di vivere che si legge sul volto pieno di rughe di chi riesce a sentire il gusto, senza il tram tram quotidiano, della vita che gioisce di essere tale. Di Gregorio dirige un film sottile, di testa. Non lasciatevi ingannare, dietro ogni azione, comica o meno, c’è sempre un percorso. Forse la vecchiaia dà armonia. Forse semplicemente fanciullezza. Forse disincanto.
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