Si formavano i gruppetti ed io mi tagliavo fuori. Non da un gruppo in particolare, ma da tutti i gruppi contemporaneamente.
E' sempre stato così, anche alle medie e alle superiori.
All'università poi non ne parliamo proprio: c'era il gruppetto dei belli, quello dei bravi, quello dei secchioni, quello degli imbranati, quello dei nerd, quello degli intelligenti.
Io ho cominciato a frequentare le persone che erano fuori dai gruppi. E sono diventati i miei migliori amici, quelli con cui ancora adesso esco il sabato.
Ho iniziato a frequentare quelli che non sopportano o che ignorano le dinamiche del branco. Quelli che non sono leaders, né followers. Quelli che se li chiami e dici "no oggi no" non ti mettono nell'angolino se per una volta li hai rifiutati. Quelli che non ti dicono per forza "come sei bella oggi" perché sono dalla tua parte. Quello che ti dicono in faccia quello che pensano perché non hanno paura di essere tagliati fuori.
Io odio dovermi classificare. Io voglio poter essere tutto. Io voglio poter parlare di tutto e, visto che non tutti sanno parlare di tutto, voglio poter parlare con persone diverse.
Però noto che la maggior parte delle persone teme di rimanere sola. Il branco, il gruppo, dà conforto, sostegno.
Ma è anche sinonimo di chiusura mentale. Perché per essere forti bisogna escludere qualcuno, per non perdere la leadership, la benevolenza degli altri, il proprio ruolo nelle dinamiche che a me sono ancora del tutto ignote.
Ho visto tutto questo trasportarsi piano piano sul mio amato twitter.
Una volta twitter era un social network sul quale si poteva dire la propria idea ed essere apprezzati per questo. Adesso non è così. Adesso anche lì bisogna far parte di qualcosa. Adesso anche lì ci sono i gruppi, in cui ci si sostiene a vicenda, tagliando fuori il resto.
E' proprio questo quello che non riesco a sopportare: il tagliare fuori, così, a prescindere, proprio nel (non)luogo in cui bisognerebbe cercare di espandere i propri orizzonti.
Ed ho notato sempre una sorta di "fare sospettoso" nei confronti di chi non si è adeguato.
E, davvero, mi è impossibile capire. E spiegare. Ho sentito solo il bisogno di parlarne perché ancora una volta mi sto tagliando fuori da qualcosa.
A Marlene, sperando che lei sappia spiegarmi.