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Twitter e #PisaBookFestival: un’analisi, un disastro.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
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Qualche giorno fa ho partecipato al Pisa Book Festival: ho presentato Zagreb, ho sbirciato tra gli stand e ho fatto incontri incredibili. La mia esperienza-fiera è stata molto positiva.

Anche i numeri, d’altronde, lo confermano. Su Toscana Libri si scrive: “oltre 40.000 i visitatori, circa 50.000 i libri venduti, 180 le case editrici presenti con le loro anteprime e più di 300 gli eventi fra conferenze, presentazioni con gli autori, laboratori e seminari“.

Bene, la domanda che mi sono posto in quei giorni di fiera è la seguente: tra le migliaia di visitatori e le quasi duecento case editrici, qualcuno ha usato Twitter?

Qui provo a rispondere.

Innanzitutto, chi è su Twitter avrà notato che sono stati gli utenti a scegliere l’hashtag #PisaBookFestival. Lo hanno fatto autonomamente, perché, ed ecco la pecca numero uno, l’organizzazione non aveva un profilo Twitter in grado di dettare le regole. Questo però non è una novità: #SaloneLibro, l’hashtag dell’edizione 2011 del Salone del Libro di Torino è nata seguendo un percorso simile.

Come per Il Salone del Libro e Twitter: un’analisi, un manifesto, ho quindi studiato l’hashtag #PisaBookFestival utilizzando tweetreach, un application online che analizza gli ultimi 1500 tweets con una hashtag specifica (questa analisi costa 20 dollari; gratuitamente si possono analizzare gli ultimi 50 tweets).

Osservando i dati (qui il documento integrale, dati raccolti il 24 ottobre), ciò che immediatamente salta agli occhi è il numero bassissimo di tweets con hashtag #PisaBookFestival: dal 17 ottobre, solo 148. Questo primo dato, però, non sorprende: chi ha usato Twitter per raccontare del Pisa Book Festival lo aveva compreso seguendo la propria Time Line. Un mio follower, per esempio, mi ha chiesto ancor prima che si chiudesse la fiera: ”con l’hashtag #PisaBookFestival pochissimi interventi… come mai?”.

Andiamo avanti nell’analisi. I 148 tweets con hashtag #PisaBookFestival hanno raggiunto 11.667 profili twitter con un numero di impressions pari a 177.776. Per dare una dimensione a questi numeri, si pensi che #SaloneLibro (questi dati sono relativi agli ultimi 1500 tweets e sono solo una parte del totale) hanno prodotto ben 1,307,994 impressions. O ancora, l’hashtag #ZagrebRomanzo (che uso per promuovere gli eventi relativi a Zagreb) con gli ultimi 42 tweets – calcolati nel momento in cui scrivo questo post – ha prodotto circa 72.000 impressions.

Un altro dato importante è il seguente: tra i primi quindici profili twitter che hanno contribuito alla diffusione di #PisaBookFestival e che hanno partecipato alla fiera come espositori troviamo solo Isbnedizioni, OkBook, Historica e Aìsara. Faccio poi notare la prima posizione dell’account ArtNite, il mio profilo twitter personale, e la sesta posizione di Librinnovando, che ha ritenuto promuovere, seppur non partecipando, il Pisa Book Festival.

Il tutto credo si possa riassumere così: delle 180 case editrici presenti al Pisa Book Festival, piccole e indipendenti, solo 4 hanno davvero utilizzato Twitter. Cioè: un disastro!

Questi dati sono perfettamente in linea con i risultati della mia ricerca Twitter: come, quanto, perché? che costituirà, insieme alle analisi delle hashtags #PisaBookFestival e #SaloneLibro, il fulcro del mio contributo a Librinnovando.

La sensazione è che moltissime case editrici indipendenti si stiano lasciando sfuggire la possibilità di competere a (quasi) costo zero con i grandi editori dove è realmente possibile, ossia, su Twitter e, forse, anche sugli altri social networks.

Care, carissime case editrici indipendenti: dove siete?

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