Julija Tymošenko e Viktor Janukovyč, le due figure simbolo della rivoluzione ucraina… ma cosa c’entra The Master of Ballantrae?
Anche in questo caso, la superficialità e la tendenza alla semplificazione, fomentate da un’informazione che nel nostro Paese, riguardo alla politica estera, è a livelli molto bassi, hanno disegnato il quadretto del male che trionfa sul bene… ed è qui che entra in campo Stevenson: male e bene non sono mai nettamente divisi, si compenetrano e a volte si confondono fino a ribaltarsi.
Nel commentare questi eventi il pensiero va immediatamente alle primavere arabe, che tanto entusiasmo suscitarono negli ingenui e che si sono poi rivelate, come avevo previsto in tempi non sospetti, una grande illusione, un semplice rimescolamento di carte con le quali si continua a giocare allo stesso gioco di sempre.
E il gioco ucraino è addirittura più complesso, sia per ragioni di politica interna che di relazioni internazionali, di quello arabo.
Prima di addentrarci nei meandri di una possibile interpretazione del fenomeno, sgomberiamo subito il campo da un equivoco: non sarà la Tymošenko, aureolata di martirio, ma dai torbidi precedenti, a prendere le redini del paese… è stata esibita come un santino, ma la sua figura politica è ormai superata dagli eventi.
Cosa c’è effettivamente in gioco in Ucraina? Un desiderio smodato di entrare in un’Unione Europea politicamente ed economicamente a pezzi, dove la Germania, con lo scudiero francese, giganteggia come un generale vittorioso su un campo di battaglia disseminato di cadaveri? Molto improbabile, anche se qualche sempliciotto sembrerebbe pensarla diversamente.
In realtà ciò che sta accadendo in Ucraina si configura come una guerra civile che vede contrapporsi la parte filorussa a quella filooccidentale, entrambe sostenute da interessi sovranazionali, cosa che rende assai difficile, al momento, capire dove stiano non il bene e il male ma semplicemente il meno peggio.
Una guerra civile che non ha alla base contrapposizioni etniche, come nel caso della ex Jugoslavia, ma una doppia anima politica e culturale, quella che guarda a Mosca e quella che guarda a Occidente.
Molto più della volontà del popolo, conteranno le manovre della Russia e degli Stati uniti, con a ruota la parte dominante dell’Unione Europea, con la prospettiva di una divisione del paese.
Nulla da festeggiare, dunque, al momento, quella dell’Ucraina è una storia ancora tutta da scrivere.
Federico Bernardini
Illustrazioni tratte da Google immagini