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Tziu Micheli e il provincialismo dei media sardi

Creato il 12 luglio 2012 da Zfrantziscu
La maniera con cui le direzioni dei media sardi hanno trattato la morte di Michele Columbu mi fa pensare che da quelle parti comandino extraterrestri. Salvo Sardegna quotidiano, non uno che abbia dedicato alla scomparsa di uno dei padri dell'autonomia sarda un titoletto in prima pagina o in apertura dei telegiornali. Nella gerarchia delle notizie più importanti di ieri (quella cosa che dà il segno di come la pensi chi dirige un media) c'è di tutto, non il fatto che Michele Columbu ci ha lasciati. Fa impressione vedere che persino il sito di un dirigente sardista come Paolo Maninchedda lo ignori. All'interno dei quotidiani e dei telegiornali ci sono articoli diffusi, alcuni molto belli. Ma al primo colpo d'occhio, la sensazione è di leggere o ascoltare qualcosa di confezionato fuori dalla Sardegna da gente che neppure sa chi sia stato, nella storia della nostra società, il dirigente sardista morto ieri. Da extraterrestri, appunto. Forse si tratta solamente, si fa per dire naturalmente, di ordinaria insensibilità e di cinica considerazione che il racket delle schiave vende, la morte di un padre della patria sarda, no. Eppure c'è una spia che, forse, fa capire qualcosa di più. Perché un improvviso malore di Antonio Di Pietro vale un titolo in prima pagina e la scomparsa di Columbu no? Temo che la spiegazione vada cercata nell'immarcescibile provincialismo di gran parte della stampa sarda. “Parent batidos dae Continente” sfotte questo atteggiamento un antico mutu sardo che descrive la bellezza di fiori autoctoni. È lo stesso atteggiamento che sollecita i giornali a mobilitare i loro cronisti per andare a intervistare qualsiasi scalzacane, cantante o ballerino o politico che sia, atterrato o sbarcato in Sardegna. Magari per sentire banalità non differenti da quelle che qualsiasi cantante, ballerino o politico sardo sarebbe capace di aspergere. Sì, ma vuoi mettere? Sono cazzate di importazione.

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