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Intanto a Torino sbarca anche Sara, ragazza di Alessio, invitata da Ubaldo in persona.
Se una cosa non difetta a Gabriele Albanesi , beh quella è l'ambizione. Dopo un esordio coraggioso ma semiamatoriale falcidiato dai sempiterni problemi di budget riguardanti tutto il cinema italico di genere che non sia la commedia, Il bosco fuori, rivisitazione dello slasher anni '70 e '80 con evidenti debiti di ispirazione a Hooper, Craven e Raimi, Albanesi stavolta cerca di creare, incoraggiato da un budget più alto ( ma non troppo imdb.com parla di 100 mila euro ), un qualcosa di più raffinato che prescinda, ma non totalmente, dalla componente grandguignolesca tipica di molte pellicole horror e soprattutto qualcosa di totalmente differente dal suo esordio, comuque di un certo successo soprattutto a livello internazionale ( Giappone e USA ).
Ubaldo Terzani Horror Show parla di metalinguaggio , concetto esplorato a più livelli e riferibile sia al mondo letterario che a quello cinematografico ondeggiando continuamente tra Misery non deve morire , La metà oscura e Il seme della follia.
Il tutto è filtrato da una sincera volontà di celebrare i maestri del genere italiano da Bava ( Ubaldo Terzano è stato un suo storico operatore e direttore della fotografia), passando per Dario Argento per arrivare al destinatario principale del suo omaggio deferente, quel Lucio Fulci , amato dopo la morte ben di più di quanto fosse in vita e in attività, il cui Un gatto nel cervello viene anche mostrato in una televisione durante il film.
Anzi a volte questa sincera volontà di omaggiare va ben oltre risultando anche un po' troppo "pesante" a causa dei particolari d'arredo come locandine di film ad hoc appese da tutte le parti, le magliette del protagonista , brevi apparizioni di personaggi a loro modo storici nel nostro cinema di genere, nonchè il personaggio del produttore che fisicamente ricorda molto da vicino Fulci.
Eppure Albanesi cerca di andare oltre con un prodotto molto più professionale , una fotografia migliore che non andava e veniva come nel suo esordio, che però stavolta ha il difetto di essere un po' troppo patinata e paratelevisiva, una strutturazione più complessa della storia narrata del film , sospesa tra incubo e realtà. La tensione si accumula gradualmente anche se si capisce subito dove il film andrà a parare, però devo dire che Paolo Sassanelli nella parte di Ubaldo Terzani riesce efficacemente a disegnare un personaggio mefistofelico non caricaturale che deraglia solamente nel finale splatter.
Dall'altra parte se Giuseppe Soleri non appare così convincente nella parte di Alessio Rinaldi, la recitazione di Laura Gigante nella parte della fidanzata del giovane regista assume connotati decisamente imbarazzanti.
Ha un indubbio sex appeal ma ha espressività zero nel recitare le sue , per fortuna non numerose, battute.
E anche qualche altro personaggio secondario ha un livello recitativo al di sotto del minimo sindacale.
Il finale splatter a cui si accennava prima sembra un capitolo a parte: diverso lo stile registico, viene messo in primo piano il lavoro, sempre professionale , del team di Sergio Stivaletti, sembra quasi un corto indipendente inserito alla fine del film. Ma è funzionale a quanto visto in precedenza.
Non so se pellicole ambiziose anche se non del tutto riuscite come Ubaldo Terzani Horror Show possano rappresentare la rinascita del cinema di genere in Italia ( esplicativi i primi minuti del film in cui si traccia, fuori dai denti, una situazione abbastanza esaustiva , del panorama cinematografico indipendente italiano, tutto deve essere televisionabile per dirla con le parole di uno dei personaggi) ma onore al coraggio e all'ambizione di Gabriele Albanesi che non si fa abbattere dalla filosofia del vorrei ma non posso e realizza un film ben lungi dall'essere perfetto, a tratti sofferente di una confezione paratelevisiva un po' troppo fastidiosa, recitato non sempre benissimo ma che comunque cerca di andare oltre .
E solo per questo andrebbe premiato.
( VOTO : 6 / 10 )
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