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“Ubik” – Philip K. Dick

Creato il 25 gennaio 2016 da Temperamente

Quest’estate (ormai la scorsa estate) sono stato in vacanza a Napoli per qualche giorno. Ho approfittato di questa occasione, oltre che per visitare le indiscutibili bellezze della città partenopea e l’inarrivabile bontà dei suoi piatti tipici, anche per conoscere uno dei collaboratori più attivi di Temperamente, Andrea Corona (trovate le sue appassionate recensioni qui).

fotoJOANdAndrea si è prestato a farmi da Cicerone, mostrandomi scorci che, altrimenti, mi sarebbero rimasti sconosciuti, con profondo dispiacere.
Tra le mille cose che abbiamo fatto e visto, mi ha accompagnato in un tour della cosiddetta Napoli letteraria, nelle vie delle librerie e dei caffè letterari, veramente tantissimi.

Nei pressi di piazza san Domenico ci siamo imbattuti in una libreria Ubik, una libreria in franchising molto diffusa per la penisola. Di fronte ad Andrea ho dovuto ammettere la mia abissale ignoranza e ho confessato di non sapere da dove provenisse la parola ‘Ubik’ e che cosa significasse.

Napule
Lui mi è venuto in soccorso. Ubik viene dal latino e significa “ovunque”. Ma è anche il nome di un famoso libro di Philip K. Dick. Libro che è stata mia premura acquistare e, adesso, recensire.

Che cos’è un ubik in questo libro di Dick? Dipende. Da cosa? Dal capitolo che stiamo leggendo.
Un oggetto elettrico silenzioso? Una birra di Cleveland ottenuta da luppoli selezionati? Una miscela di caffè istantaneo appena tostato?… E ancora: un condimento per insalata? Un digestivo? Un rasoio infinito? O Un rivestimento plastico facile da applicare? Oppure cos’altro?
Ogni capitolo si apre con questa réclame particolare, sempre differente, perché ogni volta il prodotto pubblicizzato è sempre diverso, pur mantenendo lo stesso nome. Altra cosa che non cambia è la raccomandazione finale: “Ubik è innocuo se usato secondo le istruzioni”.
Il lettore quindi entra nel mondo fantascientifico di Dick dovendosi sorbire questa pubblicità. Ricorda altri celebri classici delle letteratura fantascientifica, nei quali il protagonista non può sottrarsi alla pubblicità, sempre più invadente. E ricorda sempre più da vicino anche quello che viviamo ogni giorno.
Ma comunque, tornando a noi: nel 1992 dickiano lo spionaggio industriale è arrivato all’apice della brutalità. Ci si combatte tra multinazionali con ogni mezzo, compreso l’impiego di poteri paranormali, o poteri psiTelepatitelecinetici, precog, sono figure al servizio del miglior offerente per carpire i segreti delle aziende avversarie. E siccome per ogni attacco si studia sempre una difesa, ecco che per vanificare i poteri paranormali delle spie sono sorte speciali agenzie di neutralizzazione.

“Ubik è innocuo se usato secondo le istruzioni”

La più rinomata di queste è quella diretta dall’uomo d’affari Glen Runciter, e per lui lavora il protagonista del romanzo, Joe Chip, un tecnico sempre in bolletta (addirittura ha difficoltà a reperire perfino i 5 centesimi che occorrerebbero alla porta di casa per aprirsi) che intrattiene con Runciter un profondo rapporto di amicizia.
Runciter è anche aiutato dalla moglie Ella, deceduta da anni, ma tenuta in  semi-vita in un moratorium svizzero, uno stabile costruito appositamente per garantire questo servizio. Di tanto in tanto Runciter si reca a trovare la moglie e a chiederne il consiglio riguardo alla direzione dell’azienda, anche se entrare in contatto col cervello della defunta risulta sempre più difficile per colpa dell’intromissione di Jory, una coscienza sepolta vicina ad Ella.
Runciter e Chip, più una pattuglia scelta dei migliori inerziali in circolazione (individui dotati di capacità in grado di neutralizzare i poteri psi) si trovano a dover stipulare un affare sulla Luna, e scoprono troppo tardi di essere stati attirati con l’inganno in una trappola. Ad attenderli infatti c’è un attentato dinamitardo, con il quale Hollis, il proprietario della più importante agenzie di spie psi, intende eliminare il suo più grande avversario. Dopo l’esplosione l’unico morto risulta essere Runciter, e Chip con gli inerziali organizza il contrattacco.
Ma presto qualcosa di strano comincia ad accadere. Gli oggetti regrediscono temporalmente: i videotelefoni si trasformano in vecchi telefoni in bachelite, i moderni razzi diventano aerei a elica, le automobili tornano agli anni trenta. Tutto ritorna a un tempo precedente, e una serie di enigmatiche tracce e indizi conducono verso la città di Des Moines. Ed è lì che Joe Chip e la sua squadra di inerziali dovranno portarsi tra episodi surreali e grotteschi, in un mondo pervaso da una misteriosa e paurosa pulsione di morte. Uno ad uno i membri della squadra però cominciano a perire in modi atroci e inspiegabili, e Chip comincia a chiedersi se ci sia qualcosa che non funziona nel suo mondo. Quando poi nei bagni iniziano a comparire messaggi di Runciter, Chip si rende conto di essere morto, e di trovarsi, come gli altri membri della squadra, in un moratorium, in una situazione di semi-vita.
In realtà la faccenda è ancor più complicata di così, non ci sono spiegazioni e soluzioni facili, e il romanzo continua con una serie di colpi di scena sempre più folli, in un crescendo di suspense e di terrore genuinamente metafisico.

«Che cos’è Ubik?» chiese Joe. Da Runciter non venne nessuna risposta.
«Non sai nemmeno questo» disse Joe. «Non sai cosa sia o come funzioni. Non sai neppure da dove provenga.» Poi seguì una lunga, agonizzante pausa, e Runciter disse infine: «Hai ragione, Joe. Pienamente ragione»

Un classico della fantascienza imperdibile e senza tempo, forse il migliore di Dick.
Meno male che non me lo sono perso, se lo avessi fatto la mia percezione della realtà sarebbe molto più scontata e banale.

Philip K. Dick, Ubik, Fanucci, 1a edizione 1969


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