A fare la scoperta e la successiva dichiarazione sono stati gli studiosi della Feinberg School of Medicine della Northwestern University (Chicago, Stati Uniti) sembra infatti che sia la mancata attività della proteina ubiquilina 2 a non garantire il funzionamento del sistema di riciclaggio. La principale conseguenza è l’accumulo delle proteine danneggiate e della ubiquilina 2 in vere e proprie «matasse» che causano la degenerazione dei neuroni.
In base al parere espresso dal dottor Teepu Siddique, supervisore dello studio, “questi risultati aprono un nuovo scenario nella ricerca di trattamento efficace per la Sla. Ora sarà possibile testare nuovi farmaci che, regolando questo sistema o ottimizzandolo, facciano funzionare il tutto nel modo corretto”. E non si escludono risvolti positivi anche nella cura di altre patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson, in cui la rimozione delle proteine danneggiate è essenziale per il corretto funzionamento dei neuroni. ”Conosciamo da tempo che il sistema di riciclaggio dei rifiuti cellulari e’ coinvolto nella malattia, ma questa e’ la prima volta che vi e’ stata una prova diretta”, ha detto Belinda Cupido, responsabile dello sviluppo di ricerca presso l’UK’s Motor Neurone Disease Association. L’autore dello studio, Teepu Siddique, ha dichiarato: “Questa ricerca apre un campo completamente nuovo per trovare una cura efficace per la SLA. Ora possiamo testare farmaci che regolano questo percorso di proteine e provare a ottimizzarlo”. Secondo i ricercatori la scoperta potrebbe avere un ruolo importante anche in altre malattie neurodegenerative, tra cui la demenza e il morbo di Parkinson.
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