Posted 13 aprile 2014 in Slider, Ucraina with 11 Comments
di Matteo Zola
Dal 7 di aprile l’Ucraina orientale è teatro di proteste da parte della popolazione russofona che chiede la creazione di uno stato federale o l’annessione a Mosca. Le manifestazioni, dapprima pacifiche, sono presto sfociate nell’occupazione di istituzioni locali e sedi della polizia. Per questo Kiev ha lanciato un’operazione “anti-terrorismo” finalizzata a riprendere il controllo delle città dell’Ucraina orientale. A far scattare la reazione di Kiev l’assalto alla sede della polizia di Sloviansk, avvenuto il 12 aprile, condotto da un gruppo di uomini a volto coperto, armati di kalashnikov e armi automatiche. L’assalto di Sloviansk segna il passaggio a un nuovo stadio della protesta. gli uomini senza volto e ben armati che circolano in città ricordano da vicino quanto accaduto in Crimea. Qui di seguito la cronaca dei fatti.
12 aprile
A Sloviansk, città di 120mila abitanti nell’oblast di Donetsk, un commando di circa settanta uomini, armati di kalashnikov e armi automatiche, ha preso d’assalto la sede della polizia locale issando bandiera russa sul tetto dell’edificio. Dopo il blitz parte della popolazione è scesa in strada a dare il proprio sostegno ai paramilitari, tra di loro il sindaco della città. Il 13 aprile le truppe ucraine hanno tentato di riprendere il controllo dell’edificio ma sono stati respinti e un soldato ucraino ha perso la vita. Kiev ha allora lanciato un ultimatum ai rivoltosi che, una volta scaduto, non hanno abbandonato l’edificio e anzi ne hanno occupato un altro. Durante gli scontri a fuoco un soldato ucraino ha perso la vita.
A Kramatorsk e Druzkhovka gruppi armati sono arrivati a bordo di autobus e in meno di un’ora hanno occupato stazioni di polizia e edifici amministrativi.
A Donetsk intanto continua l’occupazione del palazzo dell’amministrazione locale iniziata ormai una settimana fa. Le forze dell’ordine ucraine non sono ancora intervenute militarmente. Nella giornata del 12 aprile è andata in scena una nuova massiccia manifestazione di piazza a supporto dei filorussi.
A Lugansk, malgrado sia scaduto l’ultimatum di Kiev, i rivoltosi filorussi continuano a occupare la sede principale dell’amministrazione locale.
A Mariupol i manifestanti filorussi sono stati sgomberati dall’intervento delle forze dell’ordine ucraine nella giornata dell’11 aprile, ma le manifestazioni a favore dell’annessione a Mosca continuano.
Kharkiv è stata teatro di manifestazioni ma finora non si sono registrati interventi da parte dei filorussi.
13 aprile
Gazprom haalzato le tariffe del gas passando dai 268 dollari ai 485 dollari ogni 1000 metri cubi dicendo che Kiev non è più idonea allo sconto praticato in precedenza. La controparte ucraina Naftogaz ha reagito sospendendo tutti i pagamenti fino a che non ci sarà una nuova negoziazione sui prezzi.
14 aprile
A Horlivka separatisti filorussi hanno assaltato la sede della polizia locale il 14 aprile.
Un caccia russo ha sorvolato a bassa quota una nave da guerra americana nel Mar Nero. Una provocazione che ha inasprito ancor di più i rapporti tra la diplomazia americana e quella russa.
Si viene a sapere che il capo della CIA è a Kiev e che truppe speciali russe, gli spetsnaz, coordinano e aiutano i rivoltosi filorussi nell’est del paese.
Sergei Lavrov, mette in guardia Kiev “dall’usare la forza poiché ogni azione contro i filorussi potrebbe far cadere il paese in una guerra civile”.
15 aprile
I centri urbani dell’Ucraina orientale, Izyum , Barvinkovye e Slovyansk (160 km dal confine russo) , vedono transitare sul su territorio decine di mezzi corazzati, elicotteri, camion militari e pullman di truppe governative ucraine in divisa nera che fanno minacciosamente ronda in attesa delle indicazioni di Kiev.
A Kramatorsk i filorussi occupano l’aeroporto
16 aprile
A Kramatorsk le forze ucraine sono state disarmate dai separatisti russi che hanno loro sequestrato sei mezzi blindati con i quali sono poi entrati in città accolti come eroi dalla folla dei cittadini.
A Mariupol tre separatisti russi sono stati uccisi durante scontri avvenuti nella notte tra il 16 e il 17 aprile. circa 300 uomini hanno attaccato i militari ucraini con bombe molotov. Le truppe di Kiev hanno risposto aprendo il fuoco e uccidendo tre separatisti, secondo quanto riferito dal ministro degli Interni ucraino, Arsen Avakov. Secondo le fonti ministeriali, altri 13 separatisti sono stati feriti e 63 arrestati. E’ il più grave fatto di sangue dall’inizio della cosiddetta “operazione anti-terrorismo” lanciata da Kiev contro i separatisti filorussi
17 aprile
A Ginevra le diplomazie russa e americana si incontrano per colloqui di pace.
La terza fase della crisi ucraina
La crisi ucraina, dopo gli eventi di “Maidan” e l’occupazione della Crimea, vive una terza intensa fase. Il fronte orientale diventa così il nuovo teatro del contendere tra una Mosca che non vuole perdere il controllo dell’Ucraina e una Kiev ormai allineata al blocco euro-atlantico da cui si aspetta aiuti economici e militari.
Il governo di Kiev, strozzato dalla crisi economica e dalla minaccia militare russa, rischia di non reggere l’urto. Ed è proprio quello che Mosca attende. Una crisi politica all’interno della coalizione nazionalista uscita dalle proteste di piazza Indipendenza getterebbe il paese nel caos e consentirebbe alle truppe russe stanziate appena al di là del confine di intervenire per ristabilire l’ordine.
Quello che appare chiaro è che la crisi ucraina conosce l’avvio di una nuova fase i cui esiti restano imprevedibili. La strategia messa in campo da Mosca, fatta di un costante e progressivo aumento della pressione che mette a nudo la scarsa volontà europea e americana a intervenire nello scenario ucraino, ha fin qui registrato successi. Ma in ogni situazione di tensione c’è un punto di non ritornosuperato il quale la tragedia diventa irreversibile.
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