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Ucraina: Guerra Vs Bancarotta

Creato il 04 marzo 2014 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

I muscoli di Vladimir Putin e dell’antico padrone russo sul piede di guerra fanno paura, ma l’ex – satellite Ucraina è sull’orlo di un abisso ben peggiore: la bancarotta.

L’Ucraina ha bisogno di soldi, molti soldi e urgentemente. Le sue finanze pubbliche sono disastrose con delle riserve valutarie prossime all’esaurimento e un deficit pubblico oltre il 9% del PIL .

Le feroci agenzie di rating, Standard & Poor’s in primis scommettono sul fallimento dello Stato.

S&P stima che il governo, la Banca Nazionale di Ucraina (NBU; la banca centrale) e la compagnia di Stato del gas Naftogaz hanno circa 13 miliardi di dollari di debito da rimborsare entro l’anno. Le riserve internazionali ucraine sono cadute dai 20,4 miliardi di dicembre 2013 ai 17,8 miliardi di dollari di gennaio 2014. L’Ucraina sta bruciando soldi così velocemente che rischia di non arrivare alle prossime elezioni di maggio. A Kiev, Donetsk, Odessa, Lviv come in ogni altra città dell’Ucraina è difficile trovare euro o dollari in cambio di moneta locale.

La Russia è improbabile che onorerà il prestito di salvataggio di 15 miliardi di dollari in 5 anni (di cui 3 miliardi già effettivamente donati)  sottoscritto da Putin con il Presidente deposto Yanukovych lo scorso dicembre. Pertanto, secondo il settimanale britannico The Economist, l’Ucraina necessità di 25 miliardi di dollari per non affogare.

Questi soldi potrebbero arrivare dall’Occidente in due parti: la prima attraverso qualche miliardo di dollari di prestiti d’urgenza per lenire la stretta finanziaria fino al dopo elezioni; una volta effettuata la tornata elettorale un grande pacchetto pluriennale finanziato principalmente dal Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Naturalmente, l’importante istituzione finanziaria del FMI quando supporta uno Stato chiede garanzie e riforme. In poche parole, l’Ucraina deve cedere un po’ di sovranità per ottenere il denaro vitale per sopravvivere.

Viene ipotizzato dal The Economist uno scenario  dove il FMI, guidato da Christine Lagarde, chiederebbe al nuovo governo ucraino una seria lotta alla corruzione, un deprezzamento della sua sopravvalutata moneta e una riduzione dei sontuosi sussidi energetici elargiti alla popolazione.

Il governo ad interim appena insediato dovrebbe già cominciare queste riforme, per dare un buon esempio al prossimo che verrà eletto con il voto di maggio. Gli europei potrebbero aiutare (sempre se lo vorranno) provvedendo all’assistenza tecnica per le riforme e al miglior incentivo: il prospetto di adesione all’Unione Europea.

“Volontà e motivazione ti assicureranno il futuro all’Ovest” sembra suggerire il settimanale britannico.

Putin, lo Zar dell’Est, non chiese nulla in cambio per il prestito concesso se non quello di mantenere lo status – quo basato su un governo satellite compiacente, un controllo sul 25% degli approvvigionamenti energetici verso l’Unione Europea veicolati attraverso il territorio ucraino e infine basato su un incubo, quello del ricatto del freddo sul popolo vicino dell’Ucraina. Infatti, oltre alla “presunta” invasione della Crimea, Putin ha deciso di non concedere più nessuno sconto sul gas allo Stato ucraino.

A questo punto, per questa repubblica sull’orlo dell’abisso la scelta per evitare il default dovrà essere tra giusto e sbagliato, no tra Ovest e Est.

Nel 1917 la Russia Zarista scomparse in meno di 3 giorni. L’Unione Sovietica è svanita dopo un breve tumulto nell’agosto del 1991. Il collasso del regime ucraino di Yanucovych ha impiegato solo un pò più di tempo.

Il vento del cambiamento repentino potrebbe virare anche questa volta e spirare per un attimo, verso la direzione del benessere e della pace per il popolo ucraino.

Foto credit by my.gci.com


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