UCRAINA: Quel pasticciaccio brutto della Timoshenko. Kiev contro tutti

Creato il 06 settembre 2011 da Eastjournal @EaSTJournal

di Matteo Zola

L’arresto di Yulia Timoshenko, già leader della Rivoluzione Arancione, il 5 agosto scorso, si sta rivelando un boomerang per l’establishment ucraino guidato dal filorusso  Viktor Yanuchovyc. L’arresto, lo ricordiamo, è stato motivato da oltraggio alla corte: la Timoshenko, durante un’udienza del processo che la vede coinvolta, ha lanciato insulti al giudice Rodion Kirejev e si è fatta beffe dell’attuale primo ministro Mikola Azarov. L’accusa a suo carico è di corruzione e malversazione: durante il suo ministero avrebbe stipulato un contratto per la fornitura di gas con il Cremlino troppo vantaggioso per quest’ultimo. La carriera politica e imprenditoriale dell’oligarca Timoshenko è tutt’altro che trasparente ma l’arresto è chiaramente politico

Da tempo la restaurazione filorussa di Yanuchovyc costa, ai protagonisti dell’avventura arancione, carcere e processi. L’arresto della Timoshenko ha però costretto le cancellerie europee a far sentire la loro voce. Una voce timida. Vista la situazione economica del vecchio continente c’è altro da pensare che alla Timoshenko che pure santa non è. La Timoshenko stessa, secondo il nostro avviso, ha forzato la mano al suo arresto proprio per trovare sponde internazionali alla sua causa in modo da uscire dal vicolo cieco della (certo non trasparente) giustizia ucraina. Che la Timoshenko possa però ancora incantare qualcuno con il piglio dell’eroina e della martire, è dubbio. Le questioni che porteranno alla sua probabile liberazione sono altre.

La partnership con l’Unione Europea

L’Ucraina di Yanuchovyc non intende rinunciare alla partnership commerciale con l’Unione. In un vertice tenuto in Polonia, che ha la presidenza di turno, i ministri degli Esteri dell’ Unione si sono trovati d’ accordo: “L’ intesa può essere raggiunta solo se il caso Tymoshenko è risolto”. Yanuchovyc, l’uomo di Mosca, si trova adesso contro al Cremlino. Dal ministero degli Esteri russo è arrivata la secca precisazione che il contratto firmato da Yulia a suo tempo rispettava tutte le leggi russe e ucraine. Che fare?

Una nuova guerra del gas

Una nuova guerra del gas potrebbe inoltre essere alle porte se Kiev e Mosca non trovano un’intesa sui prezzi. Yanuchovyc vorrebbe, in virtù del suo “vassallaggio“* a Mosca, un trattamento di favore. La Russia però gioca d’azzardo e cerca di mettere le mani sui gasdotti ucraini: gas a poco prezzo in cambio del controllo delle tubature. E addio autonomia energetica per l’Ucraina. Yanuchovyc non ci sta e cerca di sciogliere Naftogaz, la società che stipulò i contratti con il Cremlino ai tempi di Yulia ma il “niet” russo è secco: se Naftogaz si scioglie, si fonde con Gazprom. Yanuchovyc risponde che se non si trova un accordo si rivolgerà ad un arbitrato internazionale. E l’Europa occidentale non ha intenzione di passare l’inverno al freddo.

Una nuova rivoluzione arancione?

L’appoggio commerciale dell’Unione diventa allora fondamentale in un contesto di simile crisi politica, e la liberazione della Timoshenko potrebbe esser vicina. Intanto la “pasionaria” scrive lettere dal carcere come un altro oligarca caduto in disgrazia, Khodorkovski, che pure lui santo non è. Lettere che animano i suoi sostenitori protagonisti, ieri, di scontri con la polizia che, tra le manganellate, ha impedito che venissero piantate tende davanti al tribunale in viale Khreshatik. Prove per una nuova rivoluzione arancione? Forse non auspicabile se finanziata coi soldi della “zarina del gas”.

*Sul “vassallaggio” di Kiev a Mosca:

Kiev, provincia di Mosca

Kiev e il nuovo patto di Varsavia, pardon- di Taskent


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