Posted 30 dicembre 2013 in Ucraina with 0 Comments
di Matteo Zola
Dall’Ucraina in protesta arriva un’altra notizia inquietante: il pestaggio di Tatyana Chornovol, attivista e corrispondente per Ukraynska Pravda, giornale di opposizione al regime di Yanukovich, avvenuto la notte di Natale. La notizia ha fatto il giro del mondo e le immagini della giornalista orribilmente sfigurata sono diventate la tetra bandiera della piazza in rivolta. Tatyana Chornovol è – prima che una giornalista - un’attivista, ha organizzato numerose marce contro il regime dimostrando di saper organizzare il malcontento. Per questo, prima che per i suoi articoli, era invisa al potere mafioso di Yanukovich. Come giornalista collabora con Ukraynska Pravda, giornale fondato da Georgij Gongadze nel 2000, anno in cui è stato rapito e ucciso da una squadraccia agli ordini di ignoti che è facile immaginare avessero referenti politici di spicco. Gongadze, infatti, era un oppositore del regime di Leonid Kuchma e dopo la sua morte furono trovate delle audiocassette in cui lo stesso presidente Kuchma si dichiarava favorevole alla sua eliminazione.
La vicenda di Tatyana Chornovol è molto simile: non c’è più Kuchma al potere, ma il suo delfino Yanukovich. La piazza in fiamme è la stessa di allora, e i metodi punitivi e repressivi anche. Oggi Ukraynska Pravda è guidato da una donna, Olena Prytula, di origine russa ma fedele alla causa ucraina (il giornale è scritto in ucraino), che nel 2004 prese posizione a favore della Rivoluzione arancione.
Chiunque conosca un poco la recente storia ucraina sa che il paese è guidato, fin dai tempi della caduta dell’Unione Sovietica, da un gruppo politico criminale che non esita a usare la violenza per difendere il proprio potere e i propri interessi. Un gruppo di potere spreguidicato che nasce dalle selvagge privatizzazioni nel settore energetico e industriale degli anni Novanta, e che mantiene il potere con pugno di ferro. Solo la parentesi della Rivoluzione arancione ha spezzato quella catena mostrando, però, tutti i limiti dell’opposizione “democratica” in un paese senza tradizione democratica. Tuttavia pensare oggi che Tatyana Chornovol sia “pagata dall’occidente” è stupido, come è ingenuo ridurre quanto avviene in queste settimane in Ucraina come il prodotto di una presunta pressione americana. Non bisogna dimenticare che sono gli ucraini a rischiare in prima persona e il prezzo da pagare, come si è visto, è alto.
Tatyana Chornovol è stata fermata mentre era a bordo della sua auto da una Porsche Cayenne che, tagliandole la strada, l’ha costretta a fermarsi. I picchiatori si sono avventati su di lei causandole lesioni al naso, una commozione cerebrale e traumi multipli. Tre persone sono state arrestate ma si conosce il nome di uno solo dei tre: Serghi Kotenko, 29 anni, proprietario della Porsche Cayenne che ha fermato la reporter prima dell’attacco da parte di almeno due uomini. I presunti colpevoli rischiano da 7 a 10 anni di reclusione. L’individuazione dei responsabili è stata rapida, segno che il governo intende disinnescare al più presto questa miccia che già ha riacceso gli animi della piazza.
Risalire la filiera criminale e scoprire, oltre agli esecutori, i mandanti di questo pestaggio sembra però impossibile: troppe le connivenze, troppi i gruppi di potere criminali, oligarchici, politici che si stanno sfidando per il controllo del paese. Che al vertice di questa filiera ci sia Yanukovich non si può dire, e – a ben vedere - sarebbe stato da parte sua un errore grossolano poiché la vicenda ha rinvigorito le proteste offrendo, alla stampa e alle diplomazie internazionali, un buon motivo per fare ulteriori pressioni su Kiev. A chi giova davvero questo episodio? Il quadro complessivo sembra, a vederlo da qui, estremamente più complesso della comoda (e un po’ propagandistica) contrapposizione tra filo-europei e filo-russi. Le vittime di questo gioco sporco sono persone come Tatyana Chornovol.
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