Posted 25 marzo 2014 in with 2 Comments
di Matteo Zola
“Pronta a sparare su Putin con il mitra” così avrebbe detto Julia Timoshenko in una telefonata (intercettata) a un deputato del Partito delle Regioni al quale avrebbe anche suggerito di usare armi nucleari contro gli ucraini di etnia russa. La “zarina del gas” smentisce in parte: “La telefonata c’è stata. Però la parte sugli otto milioni di russi in Ucraina è un montaggio. In realtà ho detto: i russi in Ucraina sono ucraini.”
Julia Timoshenko è un personaggio controverso (si leggano gli articoli in calce per approfondimenti), già protagonista della Rivoluzione arancione del 2004, è stata la sfidante di Yanukovich alle ultime elezioni. Processata e condannata al carcere duro per abuso di potere e corruzione, si è sempre proclamata innocente dichiarandosi vittima dell’autoritarismo di Yanukovich. Julia Timoshenko non era estranea alle accuse che le venivano rivolte anche se era chiaro che – in un sistema completamente corrotto come quello ucraino – non era per quei reati che veniva incarcerata. Espressione di un “clan” oligarchico opposto a quello del destituito presidente Yanukovich, la Timoshenko non è un’alternativa al passato regime con cui, anzi, si è compromessa fin dai tempi di Kuchma.
All’indomani della “rivoluzione” di piazza Indipendenza, la Timoshenko è stata liberata e fin da subito ci si è interrogati sul suo avvenire politico. Proprio per il suo torbido passato, non sembra il candidato ideale a guidare un paese in transizione. È ricattabile, è compromessa, ed è screditata. Nella guerra delle opposte propagande non è più possibile discernere il vero dal falso. Come già nel discusso caso dell’intercettazione tra Ashton e Paet, in cui si parlava di cecchini mandati dall’opposizione, cui è poi seguita una discutibile ritrattazione da parte della fonte, anche nel caso di questa intercettazione ci troviamo di fronte alla difficoltà di discernere il vero.
Julia Timoshenko ha espresso l’intenzione di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali, che si terranno il 25 maggio ma – al di là di questa intercettazione – la “pasionaria” è assai poco indicata a guidare un paese dove la minoranza russa non deve essere discriminata se si vuole costruire per l’Ucraina un futuro di pace.
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APPROFONDIMENTI:
Timoshenko e Lazarenko non sono gli eroi della democrazia. Attenti al manicheismo
Condannata la Timoshenko. Un processo (non solo) politico
Condannata la Timosheko. L’ipocrisia dell’Europa
La “pasionaria” Timoshenko
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