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UCRAINA: Yanukovich ed il “magna magna” in salsa giallo blu

Creato il 15 gennaio 2014 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 15 gennaio 2014 in Russie, Slider, Ucraina with 0 Comments
di Pietro Rizzi

Yanukovich 1

Abbiamo già commentato, a caldo, l’offerta di Putin con la quale ha messo sul piatto 15 miliardi di dollari e lo sconto sul prezzo del gas. La posta in palio era l’Ucraina e la proposta del Presidente russo non si poteva rifiutare. Ma siamo certi che tutto è sistemato e che questo denaro risolverà la situazione come se nulla fosse successo? Yanukovich ha ottenuto quel che voleva dopo aver intavolato trattative con il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea, la Cina e la Russia e ci si chiede se questi soldi basteranno a risolvere la crisi economica.

La situazione è disastrosa e la risposta più ovvia sembrerebbe negativa: il deficit è prossimo al 6%, le casse dello Stato sono vuote e le riserve vengono utilizzate per mantenere stabile il tasso di cambio con le valute di riferimento (a novembre, stando al report della Banca Nazionale Ucraina, le riserve sono passate da 20,6 a 18,79 miliardi di dollari). Inoltre, la Russia comprerà lentamente titoli di stato ucraino (nel primo periodo sono previsti acquisti per 3 miliardi) e non sborserà a fondo perduto questa cifra. Ciò lega indissolubilmente questi due stati, come nota l’economista Charles Wyplosz. La Russia, in caso di fallimento dell’Ucraina, rischierebbe di perdere non solo gli interessi, ma anche il capitale iniziale mentre quest’ultima qualora decidesse di guardare ad ovest vedrebbe bloccati gli acquisti dei propri bond perdendo liquidità.

Per Putin si è trattato di un accordo politico finalizzato nel lungo termine a mettere le mani sui gasdotti ucraini e a vederla all’interno dell’Unione Doganale con Kazakhstan, Bielorussia e Armenia. L’Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale volevano invece che l’accordo fosse anche di stabilità economica. Questo avrebbe significato ridurre la spesa pubblica, eliminare la vendita di gas nel mercato domestico a prezzi calmierati (pratica utilizzata a soli fini di consenso elettorale), riforme strutturali della giustizia, lotta alla corruzione e – cosa più pericolosa per Yanukovich – eliminazione della costante appropriazione delle risorse statali da parte dei vertici dello Stato, primo fra tutti il Presidente. Sembra il segreto di Pulcinella: tutti lo sanno, ma nessuno lo dice.

Stando ad Anders Aslund, esperto di questioni ucraine, il sistema attuale è ormai rodato e porta al Presidente, ed anche al figlio Oleksandr, entrato ormai nella lista degli uomini più ricchi di Ucraina, tra gli 8 ed 10 miliardi di dollari all’anno, circa 30 da quando è in carica. Il conto è presto fatto: tra i 3 ed i 5 miliardi arrivano dalle Agenzie delle entrate e dal Comitato statale delle dogane. In alcuni casi si tratta di appropriazione indebita, in altri di tangenti ed in altri ancora di commissioni sul rimborso di tasse pagate e non dovute per l’esportazione. Circa 2 miliardi arrivano dalle concessioni per il Campionato Europeo di calcio del 2012: il sistema era di concedere appalti a prezzi estremamente bassi chiedendo che la stessa cifra fosse poi corrisposta sotto forma di tangente. E poi altri 3 miliardi all’anno derivano dalla rivendita del gas prodotto internamente e acquistato dallo Stato a 53 dollari per mille metri cubi e poi rivenduto come se fosse gas importato e quindi a 400 dollari. Yanukovich sta spremendo l’Ucraina come fosse un limone e l’accordo con Putin gli permette di continuare il suo gioco a scapito della popolazione.

Se fosse stato raggiunto l’accordo per un nuovo prestito con il Fondo Monetario Internazionale o qualora fosse stato firmato l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea le condizioni sarebbero state dure ed in primo luogo sarebbe stato bloccato questo furto continuo ai danni dello Stato così come sarebbe stato limitato il potere di ingerenza del Presidente nella giustizia, a partire dal suo diritto costituzionale di nomina del Procuratore Generale. Queste condizioni a Putin non interessano e Yanukovich ha capito che qualora avesse dovuto accettare il compromesso sarebbe terminato il suo magna magna e, ancor più grave, sarebbe stato perennemente a rischio processo. Ed ecco che si è accordato con Putin anche alla luce della prossima campagna elettorale: solo l’appoggio del Presidente russo gli concede qualche chances di vittoria; una crisi economica e misure draconiane per evitare il default lo avrebbero visto spacciato in partenza.

L’ingordigia del Presidente però gli ha inimicato gran parte degli oligarchi che in passato lo hanno appoggiato e che per anni si pensava lo muovessero come un burattino. Petro Poroshenko, ex membro del Governo, uomo che più di tutti ha spinto verso l’Europa e proprietario della casa dolciaria Roshen ha coperto con il suo Canale 5 le proteste e si è unito ai manifestanti; Rinat Akhmetov e Dmytro Firtash – gli unici oligarchi che ancora lo appoggiano apertamente – hanno iniziato a prenderne le distanze. Il primo, l’uomo più ricco di Ucraina e proprietario dello Shakhtar Donetsk, si sta indispettendo a vedere Yanukovich così forte e bramoso di soldi. La sua rete televisiva Ukraina ha dato notevole risalto alle proteste e la sua azienda, la SCM Group, ha rilasciato un comunicato il 2 dicembre scorso nel quale affermava che “SCM Group è fondata sui valori fondamentali europei. Lo stato di diritto, il rispetto del diritto di proprietà privata, il diritto d’espressione, la libertà personale ed il diritto di associazione e di manifestare sono al vertice dei nostri interessi. Siamo fermamente contro a qualsiasi forma di violenza”: un chiaro segnale a Yanukovich. Dmytro Firtash, attivo nel settore chimico e del gas, ha dato molto spazio alle manifestazioni all’interno della sua emittente televisiva Inter ed il suo uomo vicino al Presidente, Serhiy Lyovochkyn, capo dello staff presidenziale, ha rassegnato le dimissioni come segno di disaccordo rispetto alla violenza della polizia contro i manifestanti; sono state rifiutate, ma il segnale è arrivato forte e chiaro al Presidente.

La pezza messa alla situazione economica non durerà molto e anzi procrastina solamente quelle riforme che avrebbero potuto scongiurare la futura bancarotta statale, che a questo punto risulta quasi inevitabile nei prossimi anni (dopo le elezioni presidenziali, si intende). A Yanukovich rimane ormai solo Putin, che prima o poi chiederà conto di questa apertura della borsa. Ma il Presidente ucraino è bene che faccia attenzione: a furia di mangiare senza controlli l’indigestione è inevitabile.

Tags: accordo di associazione Europa-Ucraina, oligarchia ucraina, Pietro Rizzi, Russia, Ucraina, Unione Europea, Vladimir Putin, Yanukovich Categories: Russie, Slider, Ucraina


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