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Uenuku – Aaron Cruden: “Con la mia Grace ho sconfitto il cancro”

Creato il 17 ottobre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Uenuku – Aaron Cruden: “Con la mia Grace ho sconfitto il cancro”di Stefania Mattana

Lo abbiamo visto determinato e preciso in campo, come ci si aspetta da una giovane promessa All Blacks. Ed eccolo posare con la sua Grace, per il tradizionale album di foto che tutti i fidanzatini neozelandesi (e non solo) costruiscono giorno dopo giorno, per ricordare i bei momenti passati insieme. Aaron Cruden sembra proprio un ragazzo normale, come tutti i suoi coetanei, con un brillante futuro davanti a sé nel professionismo ovale. Un ragazzo fortunato, insomma. Insieme a queste belle foto felici, Aaron Cruden ha conservato anche quelle brutte, quelle dolorose. Perché nonostante i suoi 21 anni, ha già conosciuto e sconfitto il nemico peggiore: il cancro. E deve tutto proprio a Grace.

L’incubo di Cruden inizia tre anni fa, quando aveva appena 19 anni ed era un astro nascente del rugby. Aaron si accorse di avere qualche problemino, e si fece visitare. Il primo medico disse che non era nulla di cui preoccuparsi, ma il secondo parere gli diede un esito ben diverso: quell’ombra che si vedeva nel suo testicolo sinistro era un tumore che stava diventando ogni giorno più grande e pericoloso. Doveva subito sottoporsi a un’operazione chirurgica.
Sei mesi prima, alcuni amici in comune gli avevano presentato Grance King, una bellissima ragazza che studiava all’università per lavorare all’interno delle strutture sportive. Dal primo momento, Grace capì che quel ragazzo era speciale, e proprio per questo motivo la terribile notizia del cancro non ha scalfito il suo amore per lui.
“Aaron stava affrontando la morte faccia a faccia, dovevamo combattere insieme per superarla” ha raccontato.

Il cancro è una bestia spaventosa, ad ogni età. Figuratevi a diciannove anni, quando si pensa di poter tenere il mondo in una mano. Anche per Cruden, affrontare la realtà è stato difficile e doloroso. Nonostante l’operazione fosse riuscita completamente, il cancro era riuscito a intaccare anche un polmone: una metastasi sconfitta dopo nove lunghissimi mesi di chemioterapia. Aaron ha ammesso che la chemio è stata dura, sia fisicamente che psicologicamente. I suoi genitori viaggiavano da Palmerston North a Hawke’s Bay per andarlo a trovare, mentre Grace è rimasta con lui, 24 ore al giorno, mettendo da parte i suoi studi. “Senza Grace non ci sarei mai riuscito. Tra nausea, vomiti, sonnolenza, confusione e il tuo corpo che si gonfia, lei è stata la mia roccia. Lei era con me tutti i giorni, senza mai cedere. Mi ha accompagnato ovunque, ad ogni controllo, ad ogni appuntamento. Ha sempre sorriso e non ha mai perso l’ottimismo. Grazie al suo atteggiamento sono riuscito a sopravvivere a questo bastardo.”, ha detto alla stampa.

Una coppia coraggiosa, Aaron e Grace, che ha dimostrato una maturità eccezionale a dispetto dei loro diciannove anni. A quell’età si vivono i primi, veri amori, e altri ragazzi sarebbero potuti fuggire da tutto quel dolore, e allontanarsi. Ma non Aaron e Grace. “Non ho mai visto il cancro come un ostacolo alla nostra relazione – ha spiegato Grace – Dovevamo solo batterlo, e basta”.
L’unico problema che ha seriamente preoccupato i due è la possibilità di avere dei bambini in futuro. La chemioterapia e la mancanza di un testicolo hanno diminutio la fertilità del giovane All Black, che però dimostra ancora una volta di essere uno tipo tosto: “Abbiamo qualche speranza di poter avere dei bambini, ma in ogni caso qualora non fosse possibile per questioni fisiologiche, ci sono sempre altri modi per averli, come l’adozione.”

Adesso che quel terribile passato sembra così lontano, Aaron e Grace vedono il cancro come un momento difficile della loro vita che li ha uniti ancora di più. Aaron è tornato a giocare, conquistando un mondiale Under 20 nel 2009 da capitano e vincendo il premio di miglior giovane dell’anno secondo la IRB. Poi è arrivata la chiamata da Graham Henry e quindi il debutto nel mondiale di casa.
“É un sogno diventato realtà, grazie al duro lavoro che ho fatto fuori e dentro al campo. Qualcuno penserà che sono fortunato, ed è vero. Sono sano, sono un All Blacks e a fianco a me c’è la mia anima gemella.”

Gli avversari francesi – e non solo – sono quindi avvisati: potranno anche essere i rugbisti più temibili e più forti del mondo, ma questo ragazzo ha sconfitto bestie ben più pericolose di loro. Nessuno lo più battere, perché lui si sente troppo fortunato per inciampare di nuovo. E io, onestamente, ci credo.


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