UFO
Presentiamo di seguito alcuni documenti da noi rintracciati negli archivi britannici di Kew Gardens. Sono carte della Royal Air Force (Raf) desecretate negli ultimi anni. Trattano dei misteriosi avvistamenti nei cieli d’Europa da parte degli equipaggi degli aerei inglesi.
Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino
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DA J. W. GILLAN (COMANDANTE DEL 49° STORMO) ALL’UFFICIALE IN COMANDO DELLA RAF (BASE AEREA DI SCAMPTON, LINCOLN), TITOLO: “RAPPORTO SULLE ESPERIENZE PERSONALI ACCADUTE NELLA NOTTE TRA IL 1° E IL 2 MAGGIO 1940”, 2 MAGGIO 1940, SEGRETO, AIR 2/5070.
Siamo decollati alle ore 20.55, in direzione della foce dell’Elba [in Germania]. A tremila piedi di altitudine, abbiamo incontrato nubi molto consistenti. Abbiamo quindi deciso di salire fino a seimila piedi, dove il cielo era limpido.
Verso le ore 23.10, ho segnalato al mio navigatore quella che sembrava essere una luce pirotecnica bianca, a dritta. Gli ho chiesto se poteva trattarsi di una stella cadente. Subito dopo ho ordinato al mitragliere di stare allerta perché potevano sopraggiungere caccia nemici.
Ufo
Scesi a un’altitudine di duemila piedi (le nubi si erano disperse), il mitragliere ci ha comunicato che un caccia nemico ci seguiva alla distanza di mille yarde. Ho quindi ordinato una virata di 180 gradi e, a quel punto, ho visto un apparecchio nemico con i fari per l’atterraggio accesi. Mentre mi avvicinavo, l’apparecchio si è allontanato velocemente e l’ho perso di vista.
Si trattava di un’aeronave poco illuminata, di circa ottomila tonnellate, che volava a un’altitudine di duemila piedi. […].
L’episodio si ripete nella notte tra il 6 e il 7 maggio 1940.
“RAPPORTO SULL’USO DI LUCI TRACCIANTI DA PARTE DI APPARECCHI NEMICI, A SCOPO DI INTERCETTAZIONE”, 4 MAGGIO 1940, SEGRETO, AIR 2/5070.
Gli apparecchi nemici avrebbero utilizzato luci traccianti in almeno tre occasioni:
[…] b) nella notte tra il 24 e il 25 marzo, nei pressi di Wesermunde [in Germania], due apparecchi non identificati hanno seguito il nostro aereo da una considerevole distanza. Le due aeronavi sembravano munite di fari traccianti. Dopo circa cinque minuti le luci delle due aeronavi si sono spente e le abbiamo perse di vista. Non abbiamo subìto alcun attacco;
c) alle ore 23.00 del 30 aprile, un nostro apparecchio “Hampden” (Cinquantesimo squadrone aereo) si stava avvicinando alla costa danese. La visibilità era buona. La linea dell’orizzonte era nitida e si scorgeva chiaramente il fenomeno dell’Aurora boreale. Un apparecchio nemico – identificato come modello “Do. 18” – si è avvicinato a cento yarde dietro di noi, su una traiettoria leggermente più bassa, senza essere visto. Ha poi acceso i suoi fari, avvicinandosi fino a cinquanta yarde dallo “Hampden”. Due luci, descritte come “molto potenti”, sono state avvistate sui due lati della fusoliera [dell’apparecchio nemico], nei pressi dell’attaccatura delle ali. L’equipaggio ha pensato che si trattasse probabilmente dei fari di atterraggio. Tuttavia, l’effetto provocato è stato di momentaneo accecamento. L’equipaggio non è in grado di stabilire se queste luci abbiano illuminato lo “Hampden”. Un’altra luce di minore intensità è stata poi notata all’estremità delle ali [dell’aereo nemico]. La nostra mitragliatrice di coda ha aperto il fuoco. L’equipaggio ha notato che le pallottole colpivano la pancia del “Do. 18”. Subito dopo, le luci sono scomparse e l’apparecchio nemico non è stato più visto. L’episodio è avvenuto a dieci miglia dalla costa [danese]. […].
F.to: R. P. Willock (D. W. T. T.).
Il 10 maggio 1940, il tenente Turner (Raf) scrive ai suoi superiori della base di aerea di Mildenhall (149° stormo): “Tipo di apparecchio: non identificato, ma presumo si trattasse di un piccolo monomotore. Il fascio di luce non sembrava essere del tipo tracciante. Il colore era giallognolo e brillante. L’impressione era che l’apparecchio non volesse raggiungere il nostro stormo. […] La luce era diffusa ma non potente. […].
“SOMMARIO DELLE RECENTI ESPERIENZE VISSUTE DAI PILOTI INTERCETTATI NELLE ORE NOTTURNE” (RAPPORTO DEL MINISTERO DELL’AERONAUTICA, LONDRA), 23 MAGGIO 1940, SEGRETO, AIR 2/5070.
Fino a questo momento le prove in nostro possesso sono decisamente inconcludenti. […] Un pilota che ha osservato una di queste luci proiettata sul terreno, l’ha descritta come un fascio sottile e a forma di cono. Nelle osservazioni aeree questa luce appare bianca ma tende al rosso quando scompare. I fasci di luce variano in ampiezza. E’ improbabile comunque che si tratti di luci traccianti: il colore è spesso giallo e di forte intensità. Siamo propensi a ritenere che si tratti di una luce non concentrata entro limiti ristretti, il cui colore passa dal bianco al rosso. […].
In un rapporto segreto dei primi di giugno del ’40, la Raf elenca gli episodi più inspiegabili occorsi ai piloti nel mese di maggio (Air 2/5070):
“Mentre facevamo ritorno alla base ci siamo imbattuti in due apparecchi nemici, a 2.500 piedi di altitudine. A questo punto hanno emesso tre fiammate nei pressi del nostro stormo. Ci siamo messi subito a inseguirli ma, sebbene volassimo a 210 miglia all’ora, le due aeronavi si sono allontanate con facilità. […] Il nemico non ha sferrato alcun attacco. Un apparecchio volava davanti a noi, seguendo una traiettoria più alta; il secondo ci seguiva invece da lontano. Le luci di identificazioni di entrambi erano accese.”
“In maniera inusuale, è stato avvistato un gran numero di aeronavi munite di luci. Tre hanno seguito i nostri apparecchi dalla costa inglese fino all’obiettivo. Ogni tanto, due delle aeronavi accendevano e spegnevano una luce gialla, mentre la terza emetteva una luce rossa intensa. […] Quando siamo giunti sull’obiettivo, le tre aeronavi si sono allontanate.”
I colori emessi da questi oggetti non identificati sono il bianco, l’arancione, l’ocra, il verde, il blu e il rosso. Ma si notano spesso “luci multicolori” (che mutano cioè dal bianco al rosso) e “lampi bianchi”, in grado di abbagliare i membri dell’equipaggio per alcuni minuti. Tuttavia, la posizione di queste luci negli “apparecchi nemici” rimane sempre vaga. Le “intercettazioni” degli aerei della Raf avvengono tra i 500 e i 15.000 piedi di altitudine. Gli apparecchi inglesi vengono seguiti ma, stranamente, non attaccati. La maggior parte delle intercettazioni avviene sui cieli del continente europeo, tra le ore 23.00 e le ore 2.00. Gli “incontri ravvicinati” si verificano soprattutto nelle notti del 23, 27 maggio e del 3 giugno 1940. Vengono avvistati rispettivamente 11, 16 e 10 “apparecchi non identificati”. Su 2.402 missioni, le “possibili intercettazioni” registrate ufficialmente sono 92 (periodo: 21 maggio-20 giugno 1940), soprattutto nei cieli dell’Olanda e del distretto della Ruhr. Il ministero dell’Aeronautica conclude: “Non vi sono motivi per ritenere che i tedeschi abbiano perfezionato tecniche o apparecchiature superiori alle nostre.”
Tra il 21 giugno e il 19 luglio 1940, le missioni sono 1843 e le “intercettazioni” 56.
Dicembre ’40: 1399 missioni, 58 intercettazioni.
Fonti: “Interception of british bombers at night, May-June 1940”, July 1940, Secret, Air 2/5070; “Notes on Interception of british bombers by enemy aircrafts at night”, July 12th 1940, Secret, Air 2/5070 (Air tactics branch/Scientific Liason Officer, M. A. P., Harrogate). La redazione dei rapporti viene coordinata da Sir Henry Tizard, un celebre fisico.
“INSEGUIMENTI NOTTURNI DA PARTE DEL NEMICO”, 22 FEBBRAIO 1941, SEGRETO, AIR 2/5070.
Nella base di Manby – una scuola dell’Aeronautica militare – si interrogano i piloti che sono stati recentemente in missione sui cieli dell’Europa occupata. In specie, le autorità militari indagano su due episodi connessi ai “fenomeni relativi alle tattiche notturne attuate dal nemico”:
[…] a) un apparecchio “Wellington” è stato seguito per circa un’ora e mezza da un caccia nemico, il cui faro principale emetteva un bagliore arancione, simile a quello emesso da una torcia con la batteria scarica. Il caccia volava alla distanza di mille yarde. A un certo punto ha accelerato, come se volesse attaccare. La luce del faro, allora, ha cambiato colore, diventando prima verde e poi rossa color sangue. Alla fine si è spenta. L’apparecchio nemico si è quindi allontanato, posizionandosi nuovamente alla distanza di mille yarde. A questo punto la luce del faro si è riaccesa. Il processo si è ripetuto varie volte. Il capitano del “Wellington” ha ordinato alla mitragliatrice di coda di non aprire il fuoco. […].
Il secondo avvistamento avviene sul canale della Manica. Un “Battle” – in fase di rientro alla base dopo una missione sui cieli della Francia occupata – viene inseguito da due apparecchi nemici, in formazione e dotati di luci. Giunto sull’estuario del Tamigi, il pilota cerca di attrarre i velivoli nemici verso le fotoelettriche della contraerea. A tale scopo, inizia a girare in circolo per qualche minuto. Ma i due aerei scompaiono. Alla fine il pilota desiste e atterra senza incidenti. I due aerei non hanno mai cercato di attaccare il “Battle”.
Secondo gli autori del rapporto, i tedeschi starebbero utilizzando una tecnologia “non ancora sviluppata da noi inglesi”.
Un rapporto segreto del 18 aprile 1941 (“Intercettazione notturna ai danni dei bombardieri britannici”, Air 2/5070) rileva che rimangono “oscuri” i motivi che conducono il nemico a utilizzare le luci in dotazione agli apparecchi “in modo decisamente ampio”. Soprattutto nei casi in cui questi velivoli inseguono i bombardieri britannici.
Nel maggio ’41, i bombardieri britannici intercettati da apparecchi nemici sono 121, su 2.494 missioni. I velivoli “non identificati” 23. In 6 casi, l’equipaggio dei bombardieri scorge soltanto delle “luci”. A pagina 7 del lungo rapporto (“Phenomena connected with enemy night tactics”, 21 giugno 1941, Air 2/5070. Allega un’illustrazione: “Position of interceptions during the month of May, June 21, 1941”), leggiamo che, nel sessanta per cento dei casi, i bombardieri britannici sono stati investiti dalle “luci” provenienti da questi velivoli. Vi sono poi casi di bombardieri britannici “illuminati in un primo tempo da un fascio di luce molto forte, seguito subito dopo da altre luci”, tutte provenienti dai velivoli “tedeschi”. In un caso, il marconista a bordo ha ascoltato uno “strano suono intermittente” emesso dalla radio di bordo, un attimo prima che il fascio di luce investisse il bombardiere. Secondo un’altra testimonianza, il mitragliere di coda di uno “Hampden” è stato in un’occasione investito da un “faro” molto forte, al punto di rimanere accecato per qualche minuto e non poter sparare verso l’“oggetto” nemico. Il rapporto accenna poi a “luci disposte in formazione al suolo” nella Germania occidentale, che emettevano coni di luce bianca e rossa al passaggio dei bombardieri britannici. “L’uso delle luci sopra menzionate continua ad opera degli apparecchi nemici” osserva il documento. E conclude: “Si raccomanda che i piloti adottino tattiche evasive nel momento in cui il mitragliere di coda avvista un apparecchio nemico senza luci. E’ improbabile, infatti, che un velivolo dotato di luci attacchi i nostri bombardieri, al contrario di un apparecchio non munito di illuminazione.”
Giugno 1941: 3.239 missioni aeree; 146 intercettazioni; 148 “avvistamenti” di aerei nemici. Si segnalano, questa volta, velivoli muniti di “luci girevoli multicolori” nelle vicinanze dei bombardieri britannici.
Ufo sulle Alpi, 1942
La sera del 28 novembre 1942, un “Lancaster” britannico sorvola le Alpi per tornare alla base, nel Lincolnshire, dopo un bombardamento su Torino. Alle ore 22.40, il capitano Lever e l’equipaggio avvistano un “oggetto” lungo 200/300 piedi, che viaggia alla velocità di 500 miglia orarie, all’altitudine di 14.000 piedi. Il velivolo mostra quattro coppie di luci rosse, disposte in maniera equidistante. Nel rapporto del 2 dicembre, il capitano scrive di aver avvistato un oggetto simile “tre mesi prima, nel cielo di Amsterdam” (Air 14/2076).
La sera del 26 aprile 1944, un “Lancaster” è in volo verso la base di Mildenhall (Suffolk), dopo aver bombardato la zona di Essen. Mentre l’apparecchio è ancora nello spazio aereo della Germania, il mitragliere di coda avverte il comandante Arthur Horton che “quattro luci arancioni stanno seguendo l’aereo, disposte due sul lato destro e due su quello sinistro”. Le luci hanno le dimensioni di un pallone di calcio. Si tratta di “Foo Fighters”, un fenomeno noto anche ai piloti militai americani. Il nome deriva forse da un personaggio dei fumetti molto noto negli Stati Uniti, Smokey Stover, il cui ritornello è “Dove c’è ‘foo’, c’è fuoco” (“Foo” deriverebbe dal francese “feu”). Altri rapporti parlano di “sfere di fuoco” o di “fenomeni notturni”. Secondo il ricercatore Andy Roberts, i nomi convenzionali utilizzati dai piloti per descrivere questi incontri, a partire dal ’42, sono “La Luce” o “La Cosa” (David Clarke, “The Ufo Files”, Kew Gardens, 2009).
La notte tra l’11 e il 12 agosto 1944, il marconista Ronald Claridge è a bordo di un “Lancaster”. Il bombardiere sta tornando alla base, nel Cambridgeshire, dopo aver compiuto un raid sulle raffinerie di petrolio di Pelice, nella Francia meridionale. All’improvviso l’immagine sullo schermo della radio di bordo scompare. Subito dopo Claridge sente il comandante urlare “Che diavolo era quello?” e si avvicina a un finestrino. A dritta, vede allora “un’enorme fila di luci”. Intervistato dall’ufologo David Clarke mezzo secolo dopo, Claridge così rivive quell’ “incontro ravvicinato” dell’estate ’44:
[…] Le luci erano circolari, simili agli oblò di un piroscafo. Il colore era di un giallo intenso, che diventava poi bianco. Ritengo che le luci fossero a un centinaio di yarde dal nostro aereo. […] Dopo circa trenta secondi, notai che appartenevano a un disco enorme. […].
Il “disco” è grande dieci volte il “Lancaster”. Tutti gli otto uomini dell’equipaggio assistono alla scena. Claridge ricorda che “eravamo tutti pervasi da una calma assoluta, non avevamo paura. Nemmeno i mitraglieri aprirono il fuoco. Non si sentiva il rumore dei motori”. Dopo circa tre minuti il disco scompare nella notte. Di ritorno alla base, Claridge viene invitato dai suoi superiori a non fare cenno alcuno all’evento. E conclude: “Abbiamo tutti avuto la netta sensazione di essere stati osservati da una forza al di fuori delle nostre conoscenze.”
Durante le missioni, i radar a terra registrano spesso la presenza di “oggetti luminosi” che “appaiono e poi scompaiono, muovendosi a incredibile velocità”. La sera del 20 marzo 1941, i radar britannici registrano “una grossa formazione di punti luminosi in avvicinamento” dalla zona di Cherbourg, sul canale della Manica. Ma a 40 miglia dalla costa del Dorset, i punti svaniscono. Il fenomeno si ripete per varie settimane. Qualche anno fa, Edward Fennessy – un membro del comitato scientifico della Raf – ha rivelato a David Clarke che “i nostri aerei si alzavano in volo per intercettare il nemico ma, giunti sull’obiettivo, non trovavano niente”.
Nel ’92, Michael Bentine, un ex ufficiale dell’intelligence della Raf, racconta che negli anni 1943-1944 gli equipaggi dei bombardieri britannici in azione sulla costa del Baltico “sparavano alle sfere di luce, ma queste non rispondevano al fuoco. Si limitavano a emettere luci intermittenti e a girare attorno ai nostri aerei”. Spesso, queste sfere cambiavano colore “diventando argento e poi blu”.
Vedi anche il post di questo blog: UFO: con la testa nel cielo