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UFO @Kwadrat Klub, Cracovia, 6.03.2015

Creato il 10 marzo 2015 da Cicciorusso

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Arrivo al Kwadrat sbronzo come una zucca dopo essermi sparato sei pinte in nemmeno due orette a un festival della birra artigianale. La serata già promette bene. La mia sobrietà verra’ sacrificata agli dei del rock, oggi. Il gruppo spalla (manco ricordo il nome) ha appena finito e quando arrivo lo staff sta già allestendo il palco per le leggende. Vado al bar a prendere un’altra birra e cala il silenzio pre-concerto. Ed ecco entrare Marco Travaglio (provate a googlare Phil Mogg e vedete se oggi come oggi non assomiglia a Marco “manetta”). O almeno dalla distanza a cui lo vedo io gli assomiglia abbastanza. A rendere la cosa ancora piu’ imperdibile è il fatto che la formazione è quella storica per tre quinti. Phil Mogg, Paul Raymond e Andy Parker sono coadiuvati di questi tempi da Rob De Luca al basso e dal mostruoso Vinnie Moore.

Dopo il primo pezzo, Mother Mary, dallo stratosferico Force It, sgomito per arrivare quasi sotto il palco tra gli improperi dei malcapitati che si trovano sulla mia strada. Lights Out è una bomba anche a quasi 38 anni di distanza. La canto a squarciagola (e infatti la mia gola sarà bella squarciata il giorno dopo, colpa degli inni leggendari eseguiti dai nostri).
Non ho praticamente nessuna consuetudine con i lavori piu’ recenti, ma Fright Night e Wonderland passano comunque quasi inosservate. Belline ma non paragonabili ai classici.
Run Boy Run è il primo pezzo che viene eseguito dall’appena uscito A Conspiracy of Stars, che ho sentito di sfuggita l’altro giorno giusto per non arrivare all’evento totalmente ignorante. Non è male, devo dire, e dal vivo rende anche abbastanza. La successiva Venus è un pezzo carino tratto dall’album del ritorno di Michael Schenker nel 2000, ma nulla di più. C’e’ spazio ancora per estratti dal nuovissimo album con The Killing Kind, a conferma di un prodotto godibile e che ben si presta ad una performance dal vivo.

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Boato per la successiva Only You Can Rock Me. Vinnie Moore completa bene la line-up, non stravolgendo i pezzi di Schenker e senza strafare in quelli nuovi. Phil Mogg non sembra molto invecchiato rispetto alla fine degli anni settanta, vocalmente parlando. La performance è ultra-professionale e il pubblico, di ogni età, è letteralmente in delirio quando la band londinese esegue la stupenda Cherry. Sono abbracciato a dei perfetti sconosciuti che come me la cantano come se non ci fosse un domani. Stessa cosa per Rock Bottom: l’originale conteneva uno dei migliori assoli mai eseguiti da Michael Schenker e Vinnie Moore, che attendo al varco, non delude nella sua personale interpretazione. C’e’ un grande clima di fratellanza.
A questo punto non rimane che l’encore, di cui posso solo immaginare la portata.
Doctor Doctor e Shoot Shoot (acclamata a gran voce) chiudono una serata da antologia dell’hard rock.
All’uscita fermo una ragazza e le chiedo una sigaretta. Me ne porge una e mi fa l’occhiolino, dicendo che il suo ragazzo la sta venendo a prendere di li’ a poco, sottolineando che il personaggio in questione è un coglione. Cosa vorrà mai da me? Una sveltina dietro l’angolo o forse una prestazione orale in un luogo appartato. Declino l’invito del troione e mi avvicino alla fermata.
Torno a casa stravolto come non mai dopo aver passato il viaggio di ritorno in autobus con un altro perfetto sconosciuto a discutere di Nwobhm, Budgie e Thin Lizzy e quando torno a casa mi butto sul letto addormentandomi quasi subito e  col sorriso sulle labbra.

E vorrei vedere voi, con questa scaletta:

Mother Mary
Lights Out
Fight Night
Wonderland
Run Boy Run
Venus
Only You Can Rock Me
The Killing Kind
Burn Your House Down
Cherry
We Belong to the Night
Rock Bottom

Encore:
Doctor Doctor
Shoot Shoot



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