Dopo le dichiarazioni di Museveni, qualche giorno fa, che aprivano ad un confronto con gli Stati Uniti ed il mondo occidentale, ieri è stato firmato il nuovo disegno di legge contro i gay. Ora è previsto l’ergastolo per gli omosessuali recidivi, unico paese in Africa.
Il premier ugandese, Yoweri Museveni (menyanibi.com)
L’entrata in vigore della legge anti-gay in Uganda, che prevede l’ergastolo per gli omosessuali, segna “un giorno triste” per il Paese e per il mondo: questa la valutazione degli Stati Uniti, espressa su Twitter dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Susan Rice. “Nessuno dovrebbe essere discriminato o punito per com’e’ o per chi ama”, ha scritto Rice, “giornata triste per l’Uganda e per il mondo”.
Nonostante la bufera di critiche e le pressioni internazionali, il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha firmato la nuova legge nel corso di una conferenza stampa nella sua residenza ufficiale a Entebbe, vicino alla capitale Kampala. È questo il contenuto della controversa legge firmata oggi dal presidente Yoweri Museveni.
Rimossa la pena di morte, il provvedimento prevedeva inizialmente la pena di morte per i casi ritenuti più gravi, ma questo punto è stato rimosso dopo le pressioni della comunità internazionale. Alcuni Paesi europei avevano minacciato di tagliare gli aiuti per l’Uganda ed il presidente Usa, Barack Obama, aveva chiesto a Museveni di non firmare la legge, affermando che la normativa complicherebbe le relazioni tra con Washington. Dalla capitale è arrivata a stretto giro la risposta alla minaccia occidentale di tagliare gli aiuti: “L’Uganda darà prova della propria indipendenza di fronte alle provocazioni dell’Occidente”, ha scritto in una lettera al Parlamento lo stesso Museveni.
Un mese fa, il presidente aveva definito i gay “anormali” e le lesbiche “affamate di sesso” a causa di matrimoni con uomini sbagliati. Nel Paese africano l’omofobia è in crescita, alimentata da un corrispondente aumento di cristiani evangelici, che si rifanno all’organizzazione della confessione negli Stati Uniti. Gay e lesbiche sono, così, costretti ad affrontare quotidianamente molestie e aggressioni, come l’attivista David Kato, ucciso nel 2011 nella propria abitazione dopo che un quotidiano aveva pubblicato una lista in cui, tra le altre, comparivano la sua foto e il suo indirizzo di casa sotto un titolo agghiacciante: ”Impiccateli”.
In molti Paesi africani, infine, l’omosessualità è vietata e duramente punita e in generale é malvista, con l’eccezione del Sudafrica, il Paese più aperto ai gay del continente. L’Uganda è però diventato il primo Stato africano che prevede l’ergastolo. In altri Paesi, come la Nigeria, le pene arrivano a un massimo di 14 anni. Nelle zone in cui vige la sharia, come le aree sotto il controllo delle milizie Shebaab in Somalia, l’omosessualità é punita con la pena di morte.