Ogni anno, grazie all’ equo compenso (ve lo ricordate, quello del ministro Bondi, su chiavette USB, cd vergini ecc.) Confindustria stima che SIAE raccolga circa 300.000.000 (è su wikipedia) di euro; dove vanno? Come vengono redistribuiti? Temo venga applicato un principio simile se non identico alla ripartizione generale. Ora io non so quanti associati abbia la SIAE; per la sezione musica, tra autori ed editori erano 83.000 nel 2009; poniamo che il totale (teatro, software, libri ecc.) siano 10 volte tanto: 300 mln diviso 830.000 fa comunque 361 euro all’anno per ciascun associato. Io mi sento uno stronzo allora visto che devo pagare 91 euro all’anno di iscrizione, ma il punto è che i proventi dell’equo compenso non sono direttamente attribuibili. Nessuno può dimostrare a chi spettino.
La Siae ha combinato dei pasticci mica da ridere con un fondo pensione privato illegittimamente riservato ad una parte degli iscritti; non solo. Un articolo del Fatto qui.
La Siae richiede un contrassegno (la patacchetta di plastica sui cd) per la messa in commercio di opere protette. Nel 2007 la corte di giustizia europea ha stabilito la mancanza di legittimità di tale pratica.Un altro articolo, sempre di Scorza qui.
Piano Petrelli per un riasset societario