John Grisham
John Grisham è il più famoso autore statunitense di legal thriller. Dopo la laurea in legge, ha esercitato come avvocato penalista per nove anni in una piccola città del Mississipi. In seguito, dopo essere stato eletto nella Camera dei Rappresentanti del suo Stato, ha iniziato a scrivere gialli giudiziari, che nel tempo hanno raggiunto un successo enorme: quasi 61 milioni di copie. Dai suoi libri sono stati realizzati molti film famosi, come “La giuria” con Dustin Hoffman.
Sito: http://www.jgrisham.com/
Titolo: Ultima sentenza
Autore: John Grisham (Tradotto da: Nicoletta Lamberti)
Serie: //
Edito da: Mondadori (Collana: Oscar grandi bestsellers)
Prezzo: 13,00 €
Genere: Legal thriller
Pagine: 406 pag.
Voto:
TRAMA: La coppia di avvocati Wes e Mary Grace Payton ha puntato tutto sulla causa legale intentata dalla vedova Baker, cittadina di Bowmore, Mississippi, contro la Krane Chemical, colpevole di avere avvelenato la falda acquifera del paese e di avere causato decine di morti per cancro. Per quella causa gli avvocati Payton hanno rifiutato clienti, venduto la casa e le belle automobili, rinunciando a uno stile di vita che era sempre sembrato del tutto connaturato alla professione. Il primo grado del processo si conclude con una sentenza a favore della vedova, ma Carl Trudeau, azionista di maggioranza della Krane, non è uomo da arrendersi facilmente. Sa che tutto si gioca in corte d’appello. E se gli avvocati non bastano, basta mettere sul libro paga anche giudici e politici…
Recensione
di Chiara
Chi si aspettava il classico legal thriller alla Grisham rimarrà molto deluso da questo libro. Di legal, infatti, c’è ben poco: l’episodio da cui si dipana la trama è una causa di risarcimento del danno da inquinamento, e due dei personaggi (in realtà piuttosto marginali) sono avvocati, ma a parte questo non c’è molto altro che tratti di processi e norme giuridiche in senso stretto, a differenza dei precedenti lavori dell’autore.
Non si vedono mai scene interne all’aula giudiziaria.
Tutta la trama ruota intorno agli intrighi elettorali riguardanti la Corte d’Appello del Mississipi, che è formata da nove giudici, tutti eletti a suffragio universale. Essendo l’autore un avvocato che ha effettivamente esercitato in quello Stato, nella post-fazione si preoccupa di spiegare di aver inventato tutto, ma che la storia potrebbe effettivamente verificarsi ed è per questo che ha voluto scrivere un libro di denuncia.
Il convenuto della causa di risarcimento, proprietario dell’industria chimica che ha inquinato l’acqua di un’intera cittadina causando molti casi di cancro, vuole evitare che la sentenza di condanna per cui dovrebbe pagare 41 milioni di dollari (stesso caso di Erin Brokovich) sia confermata in appello. Dato che ben cinque dei giudici di secondo grado sono a favore dei risarcimenti milionari per giurisprudenza costante, decide di assumere un esperto di campagne elettorali (come Olivia nel telefilm Scandal) che faccia eleggere un suo alleato come quinto giudice, battendo alle elezioni il membro più debole del collegio (l’unica donna).
Questo è ciò che accade nel primo quarto di libro. Tutto il resto della trama si concentra sulle strategie di marketing e diffamazione della campagna elettorale: fund raising, stampa, TV, volantini, avversari farlocchi, bugie, sermoni in chiesa. In poche parole è come leggere la cronaca dei mesi precedenti a qualunque elezione di provincia, con una minima parte dedicata ai retroscena di mazzette e favori tra ricchi e potenti.
Ad abbassare ulteriormente il livello del libro concorrono una pessima traduzione, con tanto di strafalcioni come “i pneumatici” al posto di “gli pneumatici”, e un continuo cambio di punto di vista, che passa da un personaggio all’altro ogni due righe come se stessimo guardando un film: moglie compie un’azione -> il marito guardandola pensa e commenta -> l’autista che li viene a prendere fa delle considerazioni -> arrivati alla meta un giornalista osserva e ricorda un episodio -> un ospite della festa parla col giornalista e racconta qualcosa sul marito -> il marito osserva la moglie, pensa a qualcosa e le parla… e così via, come in una partita di domino. Il cambio di PoV è tipico di Grisham, ma in questo libro peggiora notevolmente perché non è funzionale alla storia: mentre nel libro “La giuria” serviva a farci capire come si formava il verdetto, qui è totalmente superfluo. Perché dovremmo sapere cosa pensa un autista che viene nominato in tutto due volte nella storia? Che elementi conoscitivi ha apportato alla trama?
Lo stile è piatto e noioso, tutti i personaggi sono poco sviluppati e di loro sappiamo solo elementi banali. L’unica descritta fisicamente è la moglie dell’industriale, forse il personaggio più interessante (anche se trascurato e pieno di interrogativi irrisolti). Non c’è alcuna differenza tra la caratterizzazione dei personaggi principali e quelli secondari.
Rivoglio indietro i miei soldi!
Autore articolo: Akikorossella
Ho 30 anni e una figlia di 10, sono laureata magistrale in Lingue Orientali e in Giurisprudenza. Sono editor di testi giuridici e traduttrice. Mi piace molto studiare le lingue, leggere, scrivere e disegnare manga; ho pubblicato tre libri -Tokyo Night, Fare affari in Giappone e Diritto Costituzionale Giapponese- e una traduzione – Tinte Autunnali di H.D. Thoreau. Sto svolgendo la pratica forense per diventare avvocato nel campo del diritto comparato.
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