Ho sempre pensato che l’avvento di Renzi rappresentasse una sorta di “ultima spiaggia” per il nostro Paese, da molti anni semplicemente “non governato”.
Credo che il risultato delle elezioni europee, inaspettato ed eclatante nelle dimensioni, metta in risalto come la maggior parte degli italiani, indipendentemente dal credo politico, evidentemente condivida questa visione ed abbia posto nelle mani del Presidente del Consiglio un mandato chiaro e pesantissimo: quello di cercare di cambiare l’Italia, prima che sia davvero troppo tardi.
Tutti avvertiamo disperatamente la necessità di uscire dall’immobilismo di questi anni, di non rassegnarsi al declino: c’è l’esigenza di tornare a guardare con speranza al futuro e di avere una “visione”.
La gravità della situazione è evidente a tutti soprattutto a chi come me, vive a contatto con le imprese, sempre di meno e sempre in maggiore difficoltà: in giro troviamo tanta rassegnazione la gente appare, disorientata e confusa.
Bisogna avere il coraggio di cambiare, tutto e subito, senza esitazioni.
Questa esigenza si avverte in ogni settore della vita pubblica, ma in modo particolare nel nostro sistema fiscale, che deve essere profondamente riscritto nelle regole e riformato nei protagonisti.
L’attuazione veloce e completa della legge delega non può che rappresentare il primo passo in questo senso, ma da sola non è certo sufficiente.
Il funzionamento del sistema passa per una radicale ridefinizione delle logiche con le quali si muovono gli organi dello Stato chiamato a sovrintenderlo ed una loro conseguente riorganizzazione.
Ci vuole poi un’amministrazione finanziaria alla quale l’autorità politica non affidi più il compito di recuperare gettito ad ogni costo, ma quello, finalmente, di garantire piuttosto un serio ed efficace contrasto all’evasione vera.
Va cambiato radicalmente l’approccio nel rapporto Agenzia-contribuente, che, al di là di tutte le dichiarazioni di “marketing” di questi anni, oggi è profondamente sbagliato, in molti casi addirittura insano.
Per questo oggi che il Governo deve scegliere il nuovo Direttore dell’Agenzia sentire parlare di continuità rispetto alla gestione degli ultimi anni appare in evidente contrasto con quello spirito riformatore al quale in questa fase non è possibile rinunciare in alcun settore, figurarsi in uno così strategico come quello fiscale.
Si cambi quindi anche qui con coraggio, perché se vogliamo che questo Paese abbia una minima speranza di risollevarsi bisogna mettere le imprese nelle condizioni di poter lavorare senza il timore di un fisco rapace e privo di buon senso.
Ci vuole un legislatore serio, che rispetti i principi fondamentali del sistema e i diritti dei contribuenti: la credibilità è l’elemento più prezioso di uno Stato che voglia essere rispettato dai suoi cittadini e non può essere mai messa in gioco. Per restare alla cronaca delle ultime settimane, è evidente come vicende quali quella della Tasi e del pagamento dell’imposta sostitutiva sulle rivalutazioni minino alla base questo rapporto.
Insomma, c’è davvero tanto da cambiare e possiamo soltanto sperare che ci sia il coraggio di farlo ad ogni livello …
APT per Finanza in Chiaro