Ultima tappa Vientiane, capitale a dimensione d'uomo

Ed ecco che il nostro tour dal nord alla capitale del Laos è giunto (sfortunatamente) al termine. Sono trascorsi velocissimi i 10 giorni in questo splendido paese e sono felice che sia piaciuto anche ai miei mitici genitori.

Abbiamo lasciato la capitale alla fine per concederci un attimo di riposo prima di tornare a Bangkok. Perché il Laos è rilassante, si, ma allo stesso tempo stancante con le camminate immersi nella natura o fra villaggi scoscesi.

Momento di relax

Dopo quasi 2 anni ritornare qui a Vientiane è stato per certi aspetti come riscoprire perché questa città m’avesse affascinato così tanto. Mi ha ricordato molto un’altra capitale asiatica, Phnom Penh. E come lì anche qui abbiamo lasciato che le cose si susseguissero in modo casuale, senza fare programmi o organizzare le giornate a ritmi serrati. Abbiamo fatto sì che Vientiane si mostrasse per quello che è.

Ph That Luang, il simbolo del Laos

Vientiane la piccola perché non sono molte le capitali al mondo a potersi considerare a dimensione d’uomo. Qui il traffico è ancora relativo - anche se notevolmente aumentato rispetto a 2 anni fa - e il centro lo si gira in poco anche semplicemente a piedi. Le distanze sono brevi e una bici è l’ideale per spostarsi per le strade.

Studentesse a passeggio

Vientiane la polverosa. Perché soprattutto in questa stagione in cui non piove mai la terra rossa invade ogni angolo e ogni strada e il vento porta la sabbia dal letto del Mekong direttamente in città. Una polvere che segna la pelle e ti fa sentire la stanchezza.

Chiosco lungo le strade

Vientiane la dolce visto che dietro ogni angolo trovi una pasticceria, una caffetteria, un localino dove berti un buon caffè accompagnato da un dolcetto della più nobile tradizione culinaria europea, reminiscenze del colonialismo francese.

Vientiane la romantica e il nome lo dice già, così vagamente francesizzante come lo pronunciamo noi. E sarà perché i giovani hanno ancora pochi soldi in tasca e quindi approfittano di “spettacoli gratuiti” ma vederli scendere verso il fiume che segna il confine con la Thailandia per godersi il tramonto, fa sperare che ci sia ancora chi è in grado di godere delle cose semplici della vita.

Giovani in riva al Mekong

Vientiane la disarmante. Un po’ come ovunque in Laos mi sono più volte ritrovato a non sapere cosa rispondere a chi inaspettatamente è stato più gentile di quanto ci si potesse aspettare. E vedere la signora seduta al tavolo accanto offrire del cibo ai tuoi genitori perché provassero una pietanza nuova non capita proprio dappertutto…Beh, a Vientiane sì! E che gli dici? Khop Jai La Lai!

Budda Park, dove iconografia induista e buddista convivono senza problemi

Vientiane l’irriverente che davanti al tempio ti mette la “falce e il martello" perché non sia mai detto che il comunismo non può convivere con la religione. E dpve in piena rivoluzione (anni ‘70) qualcuno ha potuto realizzare un parco dove la religione se l’è inventata di sana pianta.

Wat Sisaken e le sue 6500 immagini di Buddha

Vientiane l’ingenua, ma forse mi sbaglio. Io malizia non ne ho trovata in nessuno (a parte i tuk tuk driver che per definizione devono tentare di fregarti).

Informazioni pratiche su dove dormire, che vedere o dove mangiare non ve ne voglio dare (per il momento almeno). Meglio per voi mettervi un paio di scarpe comode e perdervi per la città: scoprite da soli dove il Larb Pla è davvero buono e in quale tempio concedervi una sosta contemplando il cielo. Noi è così che abbiamo vissuto Vientiane, fra un pasticcino e l’altro, smorzando l’arsura della polvere con una bella Beer Lao e saziando l’appetito entrando ora in questo e ora in quel ristorante - senza trascurare quelli che già conoscevo - e facendo sorridere chi ci vedeva tranquillamente seduti a giocare a carte come se fossimo al bar sotto casa!