Ultraviolet: bound by passion (2)

Da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori,
eccomi a pubblicare il secondo capitolo del mio romanzo a puntate: Ultraviolet: bound by passion. Spero sia di vostro gradimento. Aspetto le vostre impressioni.
CAPITOLO 2
Il sole era sorto. Lo sentivo sulla mia pelle come un brivido ghiacciato. Immaginavo il timido risveglio dell’alba, il sole che faceva capolino all’orizzonte per trasformarsi nel padrone incontrastato del cielo e la sua luce che lambiva la terra riscaldandola con i suoi raggi.   Mi sarebbe piaciuto molto poter rivivere ancora una volta il brivido di sentirsi accarezzare la pelle da quel calore familiare. Abbracciata ad un uomo che amavo, senza avere il timore che la mia natura prendesse il sopravvento.   Ancora una volta soltanto.   Ma ormai era inutile crogiolarsi nei rimpianti perché, anche se ne avessi avuto l'intenzione, non avrei comunque potuto cambiare le mie scelte, nonostante avessi compreso da tempo l’enormità del mio errore.   Quanto ancora avrei sofferto questa mia condizione?, mi chiesi. A questa domanda non avevo ancora trovato risposta. E forse non l’avrei mai trovata prima della mia definitiva ascesa verso il nulla. Il nulla che abbraccia le creature della notte come me, che non dà pace alle loro anime tormentate per l’eternità.   Bel lieto fine, quello che ogni persona sogna da sempre.
Gabriel mi strattonò fin quando non decisi di collaborare e alzarmi da quella posa sconveniente. Terribilmente ed irresistibilmente sconveniente.   Assolutamente nel mio stile.   Chissà cosa avrebbe detto la mia dolce e amata nonnina di quel mio atteggiamento volutamente provocatorio e non consono ad una giovane donna per bene. Un pensiero alquanto divertente e stuzzicante.   “Mettiti qualcosa addosso” disse Gabriel con quell’aria austera che tanto mi attraeva. Nutrivo sei seri dubbi sulla mia presunta sanità mentale. Forse, mi dissi, ho la sindrome di Stoccolma visto che un’irresistibile attrazione sessuale per il mio futuro, anzi probabile assassino, avvolgeva i miei sensi riscaldandoli, il mio desiderio per lui sfiorava l'ossessione, portandomi inevitabilmente ad un baratro in cui non volevo abbandonarmi.   Ho sempre saputo di essere strana e bizzarra, ma non pensavo di arrivare a tanto.   “Ti dà fastidio la nudità per caso? Perché io mi sento benissimo a mio agio così!” ribattei stizzita.   Gli devo forse delle spiegazioni?    “Ok allora se vuoi abbrustolirti per bene le chiappe mentre ti infilo nuda in una macchina, fa pure. Non sarò certo io a fremarti, mia cara. Anche se a dir la verità, un po’ mi dispiacerebbe fare un tale spreco di perfezione.” Disse con una leggera vena sarcastica che non passò inosservata.   Questo tizio cominciava a darmi sui nervi. Come diavolo si permetteva di trattarmi come una bambinetta smorfiosa?   Una lacrima scarlatta mi solcò il viso ardente. Un riflesso involontario che esprimeva la furia che mi si agotava dentro. Odiavo essere presa in giro e quando succedeva uscivo letteralmente di testa. E' come se non riuscissi più a controllarmi. Ed è allora che la mia parte più oscura rompe le catene della ragione per prendere il sopravvento.   Ho un caratteraccio lo so! E sono anche terribilmente volubile e incazzosa. Difetti ereditari.

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Gabriel le lanciò uno sguardo carico di sottointesi, mentre un sorriso sarcastico aleggiava ancora sulle sue labbra come un quieto sussurro che si disperdeva nell’aria.   Quasi perso ad ammirare le fattezze del corpo di Eleonor, non si era accorto che una lacrima rossa come il sangue scorreva libera sulla sua guancia, stridendo in contrasto con l’incarnato pallido.   E ora che le prende? Pensò. Eleonor lo sorprendeva. Non aveva mai visto una donna, umana o immortale che fosse, che passava da un’aggressiva e seducente posa, a essere innocente come una bimba abbandonata. I suoi occhi però erano iniettati di sangue, ardevano di una furia primitiva.   Che fosse un trucco? Gabriel non ebbe il tempo di pensarci che quella bambina innocente scattò all’improvviso. Senza nemmeno percepirne il movimento sentì i canini premere sul collo. Ad una velocità innaturale, si era avventata sul suo collo scoperto.   Era quasi eccitante sentire le punture di quei denti affilati, il sangue che lentamente lasciava il corpo per fluire nella sua bocca, in un lento e sensuale percorso verso la morte. Un percorso inevitabile quanto seducente.   Era avvolto da un mare calmo di passione repressa che in un solo momento lo invase completamente, una sinfonia di emozioni così lontane nel tempo che non ricordava esistessero. Il piacere e la passione.   Da quando non provava un desiderio così sfrenato per qualcuno? Da sempre.   Di colpo tutto restò immobile. Come se in realtà nessuno si fosse mosso.   Quel silenzio pesante, in cui Gabriel non si capacitava delle sue reazioni, fu interrotto dallo strillare acuto ed accusatore della vampira.   “Sei un fottutissimo angelo! E io che ti trovavo tremendamente appetibile ed eccitante. Che schifo!” disse con sdegno, sputando a terra il sangue che avidamente pochi secondi prima aveva bevuto.    “Finalmente ci sei arrivata! I miei complimenti” rispose mostrando un sorriso mozzafiato che celava il suo turbamento.   Non che Eleonor ci abbia fatto particolarmente caso, si intende.
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Quel fottutissimo bastardo era un angelo. Uno schifosissimo, stupido, malefico angelo.   Una sfiga colossale, ecco cosa mi perseguita, pensai con rabbia crescente.   Proprio a me doveva capitarne uno in casa, nel mio bagno e a vedermi pure nuda. E io che faccio? Mi ci struscio addosso come una sciacquetta.   Come posso sfuggirgli? Sono fregata.   Gli angeli non sono come quelli che la gente sogna, che la gente s’immagina, che la gente desidera. Sono degli stronzi colossali che si divertono a cacciare noi vampiri solo per divertimento. E poi dicono che siamo noi i cattivi. Che ipocrisia.   Per secoli i vampiri sono stati perseguitati, uccisi e seviziati per puro desiderio di vendetta. Siamo solamente delle creature notturne e immortali che per la maggior parte delle volte soccombono alla loro natura. Non per questo ogni singolo vampiro è da punire e uccidere nel peggior modo possibile. Io sono cambiata e non merito di morire.   Gli angeli, che presumo abbiamo qualche problema di apprendimento, questo dettaglio devono ancora comprenderlo. Sono troppo orgogliosi per ammettere che hanno torto.   Brutto difetto l’orgoglio.
“Non azzardarti a prenderti gioco di me. Non ti converrebbe. E ora dimmi perché mi stavi cercando!” dissi con ardore. Il viso che mi si imporporava per la rabbia.   “Vedi, Eleonor, la questione è semplice: devo eliminarti.” Ribatté in tono piatto, formale. Senza traccia di sentimento. Come se nulla contasse se non il suo scopo.   “Perchè? Cosa avrò mai fatto? E’ da decenni che non uccido più qualcuno e che me ne vivo in pace e in solitudine. Dovevo immaginare che qualcuno avrebbe interrotto il piacevole interludio idilliaco che stavo vivendo! ” Faceva male sapere che qualcuno credeva che uccidessi ancora. Dopo molta determinazione, dopo secoli passati che si confondono in un’emanazione opalescente, quasi frutto della mia fervida immaginazione, sono riuscita ad avere l’autocontrollo necessario per acquisire una parvenza della mia vita perduta per capriccio.   Non sopporto che i miei sforzi vengano sminuiti. E’ irritante.   “Si, come se ci credessi. A differenza di molti altri io sono immune al tuo fascino. Cerca di utilizzare le tue grazie in altro modo assai più utile. A differenza tua so resistere ai richiami carnali del mio corpo, ma se proprio insisti potremmo concederci una dolce parentesi tra le lenzuola." disse per provocarla.   “Tu non hai ben afferrato! Io non ho ucciso nessuno negli ultimi anni. Non so chi te lo abbia detto ma si sbaglia. E la scopata scordatela, tesoro. Io non vado a letto con i cretini!”   Ma guarda se ci deve provare anche in una situazione in cui lui, ipoteticamente, mi dovrebbe uccidere. Gli uomini alle volte non sanno pensare proprio ad altro.

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