Se non siete mai stati a Cagliari, o non avete dimestichezza con la città, forse alcune parti di questo post non vi diranno nulla. Se invece volete entrare nel dettaglio, potete sempre usare Google Maps e allora forse capirete qualcosina in più. Partiamo da una premessa: Cagliari non è una città fatta per le biciclette; infatti è una di quelle città ripide che sembra quasi arrampicarsi su se stessa. Pensate che Lawrence, al quale rubo la descrizione perché io sono una capra ignorante, parlò di Cagliari come di una "
città nuda che si alza ripida, ripida, dorata, accatastata nuda verso il cielo [...]. La città si ammucchia verso l'alto, quasi in miniatura, e mi fa pensare a Gerusalemme".
È inutile che ogni tanto i ciclisti si mettano a monopolizzare il centro rivendicando il loro diritto di poter usare le due ruote in città; fare un giretto tra la via Roma e la via Dante è un'operazione semplice, alla portata di un bambino; vorrei invece vedervi arrivare dal porto alla Prefettura e poterlo poi raccontare ai vostri amici.
Quindi, se mai dovesse capitarvi di vedere qualcuno che armato di due ruote a pedali cercare di arrivare in piazza Yenne, oppure avventurarsi per la salita di viale Buoncammino, la cosa vi sembrerà assai curiosa.
Ed è giusto ciò che mi è capitato un paio di giorni fa.
Mentre salivo per la via Sassari, cercando di non rompermi ulteriormente la caviglia destra in quel fatiscente marciapiede, sentivo un'incessante musichetta fischiettata. Essendo una via piena zeppa di ristoranti a destra e a manca, pensavo che qualche locale si fosse dotato di un impianto stereo anche sulla strada; ma, essendo le 9 del mattino, pareva inverosimile trovare un ristorante aperto a quell'ora. Così, guardandomi attorno, importunato e scocciato dal rumore più fastidioso che possa mai essere prodotto da un essere umano - il fischio appunto - noto che ci son solamente passanti che pensano agli affari loro, infreddoliti dal pungente ed umido maestrale, e un signore poco più avanti a me, quasi all'incrocio con via Mameli, su una bicicletta. Già, una bicicletta in via Sassari con destinazione Corso.
Quando però il ciclista si ferma davanti ad un ristorante situato poco sopra l'incrocio prima citato, inspiegabilmente aperto a quell'ora del mattino, magicamente ecco terminare il potente fischio.
Continuo a camminare.
Lo raggiungo e lui ancora parla.
Una volta finita la chiacchierata continua a piedi la passeggiata con accanto la bicicletta. Incrocia una ragazza e con accento inglese le fa "Filu e ferru? Pardule?".
La ragazza, disorientata, inizialmente fa per rispondere, poi, focalizzate le due parole procede senza rivolgere uno sguardo al ciclista. Io nel frattempo ormai son praticamente accanto a lui e vedendomi si volta, mi guarda, e dice:
"Pochi Joke, schersi, qui da voi, vero!?"
"Beh, dipende dalla giornata" rispondo con un sorriso.
E così, arrivato al Corso Vittorio Emanuele, sale sulla sua bici e con un potente fischio riparte felice, allegro, spensierato. Io, realizzato dalla scoperta della fonte sonora, e tremendamente in ritardo, proseguo la mia camminata verso le scalette di via Portoscalas, imboccando poi la via per viale Fra Ignazio. Quando ecco che in lontananza ancora si ode il fischio. Lungo via Portscalas, che ad un certo punto corre giù verso il Corso, ecco che vedo zigzagare il ciclista incurante dei passanti che straniti lo guardano.
E lui fischia. Fischia forte. Chissà a che pensa, chissà dove sta andando.
Però lui fischia quella melodia che, accompagnata alla sua spensieratezza, mi ha dato il sorriso, ed è riuscita a darmi anche il buongiorno. E allora non son riuscito a togliermi dalla mente per tutto il giorno quel suono stridulo ma corposo, forte e intenso, e proprio in quel momento, per la prima volta in vita, un fischiettare non mi ha dato poi così tanto fastidio.
Magazine Diario personale
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