Viareggio – Passeggiata Margherita – Foto tratta da Nuova Viareggio Ieri – N.14-giugno 1995
Quando l’estate si avvicina io salgo al mio osservatorio consueto. La salita è breve: un gradino, chè di tanto il Margherita sovrasta il marciapiede. Perolo è l’uomo estivo per eccellenza. Sonnacchioso durante l’inverno, ai primi calori si esilara e si espande. Quest’anno accanto al suo salone ha fatto sorgere un vasto fabbricato di pino inglese per la ginnastica dei servizi. V’è un’abbondanza sbalorditiva di vasche, rubinetti, fornelli. Si può dire che ogni chicchera ha il suo giardinetto di toilette. Maestosa, come una matrona avida tra gli adolescenti curiosi, troneggia tra i chicchi di caffè una macchina enorme che, dopo averli dissanguati della loro intima essenza, li spreme in cento tazze ad un tempo, così fumanti ed estenuanti che bisogna raccattarli col cucchiaino. Domenica ebbe luogo l’inaugurazione. Grande il concorso e concordi le lodi.
Perolo è il consigliere di se stesso. Invece quegli uomini che passano con un vago aspetto di congiurati, che sussurrano, gesticolano, schivano la compagnia femminile e che da vari giorni, forse da vari anni, non si stancano di ripetere le medesime cose, vorrebbero essere i consiglieri degli altri, cioè del Comune. Sono alcuni fra i duecento candidati ai ventquattro posti disponibili. Tutti dicono di appartenere a un partito. Alcuni l’hanno scelto con ponderazione come una ragazza cauta e riflessiva; altri hanno preso il primo capitato come una zitella che ha paura di perdere il tempo e l’occasione. Vi sono poi l’isolati, quelli che, come nelle corse delle biciclette, non hanno l’appoggio e il rifornimento delle case.
Io dico, ma il dire non mi prende. Forse nel mio cervello il falegname divino dimenticò la casella amministrativa. Pazienza! Non sarò un eletto ma in compenso rimarrò un uomo… fuori del Comune.
[…] Possa il nuovo Consiglio vivere la libera vita del pubblico, accarezzare le aspirazioni, tutelare i diritti. Non vegeti tra i bidelli e la muffa della burocrazia, ignorante e ignorato, lui che dovrebbe essere il simbolo e l’araldo della città!
(Boni Umberto (Cravache) – Cronaca d’estate 1911 – tratto da Viareggio Ieri – N.2 – febbraio/marzo 1967)