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Umberto Eco e quel “tu” di troppo

Creato il 14 settembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Umberto Eco denuncia la pericolosa deriva della lingua italiana. Dal “voi” si è passati al “lei” e poi al “tu”, impoverendo la memoria e l’apprendimento. Un problema anche per gli extracomunitari.

L'uso corretto della lingua italiana potrebbe diminuire anche in Italia. Photo credit: Foter / CC BY-SA

L’uso corretto della lingua italiana potrebbe diminuire anche in Italia.
Photo credit: Foter / CC BY-SA

Una lectio magistralis dal titolo “Tu, Lei, la memoria e l’insulto” sancisce la discesa in campo di Umberto Eco contro la pericolosa deriva ormai intrapresa dalla lingua italiana. Dalle pagine di Repubblica il semiologo denuncia il crescente utilizzo del Tu, che si è ormai impossessato della maggior parte delle conversazioni indipendentemente dall’interlocutore. Secondo Umberto Eco questo fenomeno porterebbe alla creazione di una “finta familiarità che potrebbe sfociare nell’insulto”, oltre all’impoverimento generale della memoria e delle capacità di apprendimento.

“L’uso del Tu non è più limitato solamente ai giovanissimi: ormai per essere interpellati con il Lei bisogna avere almeno i capelli bianchi e possibilmente la cravatta” prosegue Umberto Eco. “In un emporio mi sono visto trattare con il Tu da una sedicenne con tanto di piercing al naso, che è rimasta spiazzata quando le ho risposto dandole del Lei”. L’utilizzo senza freni del Tu incide anche sulla perdita della memoria: “Mi è capitato di avere colloqui con studenti stranieri, anche bravissimi, venuti in Italia con l’Erasmus. Alla fine della conversazione, in cui mi davano del Lei, si accomiatavano spesso con un Ciao, come se di colpo avessero dimenticato con chi stessero parlando.”

L’utilizzo del Tu è un problema anche per gli extracomunitari. «Nessuno insegna ai migranti appena arrivati a utilizzare il Lei e il Voi, e così risultano subito inferiori linguisticamente e culturalmente. Noi Italiani, di conseguenza, li interpelliamo con il Tu rievocando il terribile “zi badrone” degli schiavi.» Dall’antichità del Voi dell’età imperiale di Roma e del Lei del Riascimento, dalla saggezza delle nostre campagne e dalla lezione delle altre lingue deve dunque derivare il ritorno delle forme cortesi di conversazione. C’è in gioco l’impoverimento della nostra cultura.

M.B.

Tags:Italia,lectio magistralis,lei,lingua,lingua italiana,tu,Umberto Eco,voi Next post

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