L’altro giorno ad Atene venivano bruciate le bandiere tedesche e la stessa cancelliera, giunta a controllare i compiti a casa del governo greco, ha dovuto essere protetta da 9000 poliziotti in assetto di guerra. Ma basta aprire qualsiasi giornale del continente per toccare con mano come stia impetuosamente crescendo il reciproco astio tra centro e periferia del continente. Il seme dell’odio ha un nome si chiama euro, la moneta unica che serve alla finanza, ma umilia e impoverisce i popoli, non permettendo, come facevano le vecchie monete di ammortizzare scompensi e differenze. In realtà Paesi poveri e ricchi sono vittime allo stesso modo di miraggi e di fumisterie economiche e ai governanti di ciascuno fa gioco scaricare sull’esterno le tensioni.
Ma forse in Norvegia non ci vedono molto bene oppure hanno un particolare sense of humor. Così, in mancanza di meglio il comitato del premio Nobel per la pace ha pensato di attribuirlo al’Europa per i «progressi nella pace e nella riconciliazione». Straordinario tempismo soprattutto da parte di un Paese che al contrario di Svezia, Finlandia e Danimarca è l’ unico della Scandinavia ostile a entrare nella Ue e dunque in questa atmosfera di pace e riconciliazione. Che magari qualche volta si traduce in lieti bombardamenti. Ma probabilmente anche un po’ sospettoso a godere «la democrazia e i diritti umani» che il continente garantisce, forse perché i commissariamenti a cui stiamo assistendo e la noncuranza verso regimi autoritari come quello ungherese cominciano a volgere i termini di democrazia e diritti umani al passato. Forse perché i drammatici tagli di welfare che vengono richiesti non sembrano molto orientata a difendere i diritti umani quanto quelli delle banche. Senza parlare di strumenti ambigui come l’eurogenfor, la polizia comune praticamente sottratta ad ogni controllo legale. E forse non è un diritto umano curare la salute delle persone? Bè in Grecia non si può più fare e anche in Portogallo siamo limite, mentre fra poco accadrà la stessa cosa in Spagna e Italia.
Però mi accorgo di essere un po’ ingiusto con i signori del comitato norvegese, anzi a pensarci bene hanno fatto benissimo a concedere un premio per la pace, la democrazia e i diritti umani finché ancora si può farlo senza vergogna. Un Nobel al passato che rischia di essere spazzato via da un presente che si rabbuia. E così mentre il riconoscimento a Obama era stato preventivo quello all’Europa sembra una sorta di epitaffio su un’ ideale massacrato da banche, finanza ed egoismi nazionali sempre in agguato. Ma a Bruxelles saranno in brodo di giuggiole: avuto il Nobel, si preparano per l’Ignobel.