Clicca sul fotogramma per guardare l'intervento di Angelino Alfano al Consiglio nazionale per l'elezione del Segretario politico PDL
Un trionfo, una ovazione, prima ancora che una «semplice» elezione per acclamazione. I componenti della delegazione bresciana che ha partecipato ieri al Consiglio Nazionale del Pdl a Roma descrivono così l’investitura del ministro della Giustizia Angelino Alfano a nuovo segretario del partito. Archiviati dubbi e scetticismi (pochi, a dire il vero), tessono lodi pressoché indistinte dell’articolato intervento del Guardasigilli. Nemmeno Gianfranco Fini ai tempi d’oro aveva mai fatto un discorso a braccio tanto eloquente.
Con l’elezione di Angelino Alfano a segretario del Pdl “è proprio finito il Pdl del ‘predellino’, cioè dell’aut aut posto da Berlusconi alla vigilia delle ultime politiche ai suoi alleati dell’Udc e di An, rifiutato dai primi e accettato con riserva mentale, che doveva poi portare a una parziale rottura successiva, dai secondi”. E’ fiducioso il commento del quotidiano Avvenire a quanto accaduto al Consiglio nazionale del Pdl che ieri ha acclamato il ministro della Giustizia segretario.
Al giornale dei vescovi piace il “piano diverso” sul quale si è collocato ieri l’intervento di Alfano rispetto a quello di Silvio Berlusconi: “Si è sforzato di indicare il profilo di un partito basato sui principi del popolarismo europeo, il primato della persona, la vita, la famiglia, la coesione sociale, e che appare più aperto alla ricerca di contributi assonanti e di un sistema di alleanze, non solo al recupero del consenso perduto. E anche sulla sua bocca, pur con prudenza, è fiorita una parola chiave: ‘Costituente’”.
“L’equilibrio attuale – sottolinea Avvenire – basato sull’alleanza sempre più costosa con la Lega e su altri apporti piuttosto raccogliticci, può forse reggere fino alla scadenza della legislatura, anche per la difficoltà delle opposizioni a presentare un’alternativa credibile nell’immediato, ma non sembra riproponibile così com’è a un corpo elettorale che ha mostrato segni inequivoci di esigente evoluzione e di rigetto. Anche il meccanismo del leaderismo plebiscitario su cui si è fondata la lunga vicenda del berlusconismo sembra inceppato e pare arrivato il tempo che si esca dalla spirale del personalismo”. Per il giornale della Cei, il Pdl di Alfano deve riaprire “senza arroganze solipsistiche il capitolo delle alleanze tra diversi che dispongono anche di idee, programmi e uomini in grado di esercitare anche un ruolo di opposizione democratica. Si tratta di una mutazione tutt’altro che semplice” però “se Alfano saprà fare e se Berlusconi lascerà fare la scommessa non è persa in partenza”.