Che sono molti di più di quelli che si riteneva qualche anno addietro, spessissimo di piccole dimensioni e quindi difficili da scoprire, ma con all’interno i segreti della creazione del nostro sistema solare, come la sonda Dawn della NASA e il nostro VIR a bordo, stanno cercando di scoprire.
Che sono potenzialmente ricchi di materie prime rare sulla Terra e forsanche sconosciute, con tutto quello che potrebbe comportare un loro sfruttamento minerario. Di questo ne abbiamo già parlato (vedi Media INAF), come anche degli asteroidi d’asporto. Insomma non è solo per timore di un possibile impatto che le agenzie di tutto il mondo hanno intensificato la ricerca degli asteroidi, prima fra tutte la NASA, ma anche per interessi “commerciali”. E non ci sarebbe nulla di male, rappresenterebbe solo un’ulteriore fase evolutiva della nostra specie, purché lo Spazio mantenga quella non territorialità che è propria dei mari e degli oceani sulla Terra.
E per cercare di rintracciare quanti più asteroidi possibili la NASA ha lanciato un concorso pubblico, promettendo 35.000$ (25.000€ circa) a colui che sarà in grado di sviluppare un algoritmo che ne permetta una più facile individuazione. Il concorso apre il 17 marzo e sul sito della NASA potete trovare come prendervi parte. L’obiettivo è migliorare gli algoritmi atti ad identificare gli asteroidi nelle immagini ottenute con telescopi terrestri, aumentando la sensibilità di rilevamento, riducendo il numero di falsi positivi e eliminando le imperfezioni nei dati. Un nuovo algoritmo applicabile ai diversi sistemi informatici.
Al momento conosciamo solo l’1% degli oggetti che viaggiano nel sistema solare. Un numero esiguo che solo una nuova frontiera della scienza sembra in grado di affrontare: la citizen science. Sempre maggiore è il coinvolgimento dei “cittadini” appassionati od esperti, per andare oltre le possibilità dei singoli istituti di ricerca, in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti. Ne sono un esempio Galaxy Zoo, Einstein@home e in più in generale i gruppi che appartengono a Zoouniverse, E’ questo un modo di fare scienza che se può apparire opportunistico dal punto di vista di chi lo sollecita, in realtà porta ad una partecipazione al sapere, alla costruzione del sapere che è propria della scienza, laddove questa non ha altri obiettivi che la conoscenza e il progresso di tutti.
Fonte: Media INAF | Scritto da Francesco Rea