L'estenuante tormentone parrebbe dunque finito. Dopo aver cercato con esteriore affanno una candidatura ecumenica, in grado cioè di raccogliere tutte le sue anime sparse, il centrodestra si proporrà al voto degli elettori con due schieramenti nettamente divisi e con due candidati sindaco già ampiamente noti: da un lato, a capo di una lista che in sostanza dissolve Forza Italia dentro Alto Adige nel Cuore e con l'appoggio assai ingombrante della Lega Nord, il medico Mario Tagnin; dall'altro Giorgio Holzmann, sostenuto da una coalizione di partiti di scarso peso elettorale.
A fare le spese di un'evoluzione col senno di poi abbastanza scontata è stato Igor Janes, apparso all'orizzonte quasi fuori tempo massimo per una ripicca di Michaela Biancofiore contro Elisabetta Gardini, quando i giochi sembravano cioè ormai fatti, e sostenuto anche da Holzmann più per seminare zizzania dall'altra parte del campo che per autentica convinzione. Il peccato di Janes, volendo riconoscergliene uno al netto della sua esigua opportunità di profilarsi, è quello di non aver capito di essere espressione di un gioco ancora funzionale a risolvere le ultime scaramucce di potere tra i vecchi protagonisti delle strategie in atto, nonostante la continua esibizione di "passi indietro" o "di lato" di chi, insomma, continuava a stare "davanti". Da questo punto di vista è anche chiarissimo che la bontà di un nome non è mai sufficiente a mettere d'accordo tutti, neppure quando tutti ribadiscono che uno migliore sarebbe difficile a trovarsi.
Rimangono da fare alcune considerazioni generali. La probabilità che il centrodestra capitanato da Tagnin possa arrivare a tagliare il traguardo del ballottaggio è data, più che dai suoi meriti intrinseci, peraltro ancora tutti da verificare, dall'estrema debolezza con la quale si presentano gli altri competitori. Il Movimento 5 Stelle isolato, il Pd privato dell'appoggio dei Verdi e la Svp "blockfrei" rendono magari il percorso meno accidentato rispetto a un anno fa. Eppure non basta il collante offerto da Tagnin per riequilibrare l'asimmetria costitutiva tra le due componenti principali della sua coalizione. Inutile negare, infatti, che la Lega Nord appare diretta, per non dire telecomandata, da Trento e può prosperare quasi esclusivamente sfruttando la popolarità di Matteo Salvini. Dall'altro lato gli urziniani e i reduci di Forza Italia, seppur per motivi diversi, non possiedono ancora o non hanno più quell'appeal necessario a far recitare loro la parte dei protagonisti sulla scena locale. In assenza di un vero programma, fondato su una comune cultura politica, l'intesa tanto celebrata potrebbe ancora sfaldarsi al primo soffio di vento.