Non ho mai telefonato da qui.
È fuori dai miei giri abituali, stamattina ci sono capitato per caso: Vale dormiva, così ho fregato le chiavi della sua auto e mi sono precipitato dal gommista per il cambio stagionale delle gomme. «È pronta per le 12» - mi fa il gommista.
Sono le 9 e un quarto e mi trovo sulla provinciale tra Ivrea e Bollengo, a 4 km abbondanti da casa. Ergo, autobus di città. Passa alle 9 e 30, c'è anche il tempo per guardarsi in giro.
Proprio accanto alla palina della fermata, una cabina telefonica. L'ho vista centinaia di volte dalla macchina (il supermercato della nostra spesa settimanale è un chilometro più in là), fa parte del paesaggio, insomma.
Un cartello sul lato mi informa che non sarà così a lungo: "Questa cabina sarà rimossa dal 20 6 2011". La data è scritta a mano, così come quella dell'affissione: 15 04 2011.
L'avviso prosegue: "Gentile cittadino (questo dovrei essere io), per chiedere che questo telefono pubblico resti attivo, puoi inviare un email a ...". Per farlo ho 30 giorni dalla data di affissione, e nell'email devo indicare le motivazioni della richiesta.
Uhmmm. L'uso di questa cabina si sarà ridotto a zero. Cerco di ricordare se, passando in macchina, ho visto qualcuno fermo qui. Si, forse qualcuno in attesa accanto alla palina della fermata, ma nella cabina non mi pare. Chi userà ancora una cabina, poi? Ormai chiunque ha un cellulare in tasca.
Eppure. Eppure mi dà fastidio questa soppressione.
Nostalgia di quando, 30 e passa anni fa, i miei "mi manchi" partivano da una cabina come questa? Forse, però quella cabina è sparita già da una decina d'anni.
Nostalgia del vintage? Nemmeno, il telefono di questa cabina è, a suo modo, moderno, quelli che ricordo io erano di una generazione o due prima, spigolosi e con la feritoia per i gettoni.
Dell'autobus non c'è ancora nemmeno l'ombra, e invece si fa strada un pensiero molesto: ti dà fastidio l'eliminazione della cabina perché così sparisce un altro pezzo del tuo mondo.
Intendiamoci, il mondo si rinnova di continuo, è solo che un bel giorno le novità cominciano a darti fastidio, ed è allora, forse, che cominci a invecchiare.
Ripenso ai dischi in cantina: saranno una ventina di lp, muti da vent'anni almeno. Devo ricomprare un piatto giradischi, va bene anche uno moderno. Forse è meglio uno anni 80, come lo vorrebbe Vale. Lo mollo a lei, così Orsella non si ritrova un coso ingombrante per casa. E quando passo da casa di Vale metto un disco. Ci dovrebbero essere un paio di Battisti, un Bennato, della Classica, e pure un lp degli Indios Tabajaras. Miseria, devo farlo al più presto.
Sto già pensando all'email da scrivere:«Gentile [email protected], per piacere, lascia questa cabina dov'è, ancora per un po'. Giusto il tempo di comprare un piatto giradischi, rimmettere su Maria Elena e accennare un ballo maldestro nella stanza semivuota.»
Buona domenica.
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