Sì, va bene, un po’ di coerenza fa piacere. Ma mettere su “il primo album di Laurie Anderson in 10 anni” e sentire quelli intorno che ti dicono “è un vecchio album della Anderson, vero?”, cioè roba di 25 o 30 anni fa, lascia un po’ delusi…Non è tanto il fatto che non ci sia una sola idea nuova in questo album, almeno dal punto di vista musicale. E’ proprio che la 63 enne ex musa dell’elettronica alternative, la perfomer di Chicago già regina dell’avanguardia fine ‘70 e inizi ‘80, sembra essersi fossilizzata in formule probabilmente di successo all’epoca (quando erano effettivamente piuttosto avan-garde) ma oggi incontrovertibilmente datate. Né sembra decisivo il contributo del maritino Lou Reed (sposi novelli nel 2008) e degli amici suoi tipo un altra vecchia gloria come il saxofonista John Zorn che tanti brividi ci comunicava negli anni Ottanta. Anche il fatto che la vecchia spiritosona si presenti in copertina en travesti (sarebbe suo padre. Una canzone recita
« Quando morì mio padre, lo seppellimmo.Quando morì mio padre, fu come se fosse bruciata un’intera biblioteca. » )
non è poi così da brividi. Primo: c’era da aspettarselo. Un po’ equivoca dal punto di vista sessuale lei è sempre stata. Secondo: evidentemente va di moda. Delle Cocorosie ho già parlato. Loro si presentano in due coi baffi in copertina. Terzo: dalla moglie di Lou Reed che cantava Vicious e Take a Walk on the wild side già nel 1972…
Comunque: se si considera la Anderson non con il metro di una musicista pop ma di una narratrice di storie come lei stessa si definisce, allora l’operazione prende un po’ il volo. Cioè se è teatro, non musica. Non a caso la confezione oltre al CD contiene anche un DVD, che indubbiamente è la parte migliore della confezione. Certo, nostalgia a parte, darle 23 euro… Meglio beccarsela su You Tube…