Come fa un’assenza ad essere tanto presente?
tempo fa scrissi una lettera, la intitolai : ”malata di te”.
era il lontano marzo 2012.
matematicamente, in amore, un anno e qualche mese non è un tempo lontanissimo. Solitamente per me, i periodi lontani iniziano dopo 5 o 6 rotti anni. Quando ormai le mode sono cambiate, sono nate nuove canzoni davvero mozzafiato ed è successo qualcosa di tremendo o fantastico, come l’attentato alle torri gemelle o la vittoria dell’Italia ai mondiali.
prima di ciò, resta tutto confuso, sospeso, resta tutto ”in quell’era”.
poi l’era cambia e cambia tutto il resto.
lasciamo perdere la crisi economica.
questa è l’era del ”non guardarsi in faccia mondiale”, come quando sono in fila alle poste e io stessa mi autorimprovero, perchè al posto di osservare qualche volto prendo il cellulare rigorosamente touchscreen e mi collego in facebook o in whatsup o qualche altra diavoleria. perdo i miei sensi, i miei sentimenti, mi inoltro in un mondo falso, come falsi sono tanti, forse anche io, dimentico, mi dissolvo, faccio tutto quello che posso per evitare tutto quello che ormai si evita.
poi qualcosa nel mio cuore sussulta, quando per caso riascolto quella canzone, mi ritorni in mente.
finisco come un’idiota in un susseguirsi di interminabili ore in cui mi accorgo che sento ancora il vuoto che mi hai lasciato.
allora ti scrivo, e riscopro il mostro che sei diventato.
non ami più, non sorridi come prima, non esiste più quello che emanavi, perchè anche tu ti sei fatto travolgere.
si, ci siamo fatti mangiare e inglobare, più che travolgere.
non mi ami e pazienza, trovo le colpe, trovo mille colpe da dare ad altri o a me stessa per superare momenti di malinconia che grazie al cielo domani non ci saranno.
ma stasera ci sono e stasera ti scrivo.
stasera sento ancora quanto mi manchi e quanto ricerco la tua presenza, quando la ritrovo negli altri, così simili a te, fisicamente e non.
ti ho sostituito, non ti ho dimenticato.
come dimentico colui che mi ha insegnato tutto?
ma poi mi rileggo e capisco che sono patetica.
va a quel paese, mi dico.
dopo anni di sofferenze, il cuore è ancora qui che batte, prima o poi ribatterà per qualcun altro, per lo meno per qualcuno che spero non ti assomiglierà affatto, perchè mi piacerà per altro e non perchè ti assomiglierà.
dove sei? perchè eviti ciò che è possibile?
mi pongo domande a cui non vuoi rispondere tu, figuriamoci gli altri, figuriamoci io.
faccio quello che mi riesce meglio, sono guarita nello stesso modo in cui mi sono ammalata per te : scrivendo.
scrivo di te, penso a te, ma poi sono sempre io.
io mi sto salvando, non tu, non loro, non le copie che ogni tanto ricerco nei momenti di sconforto.
conservo il mio tempo, mi curo, studio, conosco gente nuova.
ora come ora la tua presenza non si fa sentire sempre, ma ogni tanto, quando in giorni come questi mi pongo delle domande su cosa sto facendo e su cosa realmente voglio essere.
un tempo avevo la risposta pronta, te.
ma avevo 18 anni e i sogni a 18 anni molte volte sono mutabili.
sperandoci troppo ti ho portato avanti, e forse per questo mi sono convinta che tutto ciò era amore, ma forse in realtà era altro, perchè più scrivo più il mio sogno si intravede e quel sogno non sei tu.
tu lo completavi, sicuramente lo completavi.
ma anche quest’era sta finendo.
se mi impegnassi di più forse sarebbe già finita.
non importa, grazie comunque.darti un senso, ogni tanto, mi spiega l’infinito di molti interrogativi ai quali non vale la pena dare la risposta.
Grazie lo stesso, fantasma che mi assale, con te ho imparato a navigare anche nelle tenebre.