un’altra terra

Creato il 30 marzo 2014 da Extremamente @extremamentex

“Cercasi Terra disperatamente. Anzi, meglio tre…”, Potrebbe più o meno suonare così, l’ipotetico annuncio su un giornale di inserzioni galattiche di un ricercatore della Nasa. Dennis Bushnell è così angosciato dalle conseguenze che l’incremento demografico e il deterioamento del clima globale produrranno nei prossimi decenni, da ritenere indispensabile ed urgente l’individuazione di un pianeta alternativo. E potrebbe non bastare,

“L’intero ecosistema sta collassando”, ha affermato Bushnell, scienziato di punta del Langlay Research Center. “L’animale uomo ha avuto fin troppo successo. Le risorse si stanno esaurendo. Quando gli asiatici con i loro miliardi di abitanti raggiungeranno il nostro livello di vita, ci serviranno altri tre pianeti”, ha detto commentando l’uscita dell’annuale pubblicazione del Millenium Project “Stato del Futuro”- uno sguardo alle sfide che ci attendono come umanità e alle possibili soluzioni.

Secondo l’ingegnere della Nasa un primo passo importante consiste nell’intervenire su Marte per renderlo abitabile. Ma non sarà sufficiente per tutti. “Se lo trasformiamo a somiglianza della Terra, ci metteremo almeno 120 anni. Ma è pur sempre un solo pianeta. Dobbiamo fare più in fretta.” Non è certo la prima volta che un ricercatore sostiene la necessità di colonizzare altri pianeti, ma finora idee del genere erano un modo affinchè la razza umana potesse sopravvivere ad eventi catastrofici come l’impatto di un asteroide o una guerra nucleare, non per eccessiva proliferazione.

Tuttavia, già nel 2012, il WWF aveva suggerito l’ipotesi di mondi alternativi, in considerazione del fatto che stiamo usando il 50% di risorse in più di quello che la Terra può sopportare: entro il 2050, se manterremo questo ritmo, dovremo spostarci su altri tre pianeti per soddisfare le esigenze della popolazione sempre maggiore. Il punto centrale è: dove mai potremmo trasferirci? Al di là di Marte- che come dice Bushnel è un buon inizio, ma non la risposta giusta- di candidati alternativi, nel nostro sistema solare, non se ne vedono.

“Non bisogna essere nè allarmisti, nè cinici. Bisogna invece identificare le sfide che la Terra dovrà affrontare e scoprire il modo per superarle”, spiega Jerome Glenn, amministratore delegato del Millenium Project. “Non abbiamo motivo di essere pessimisti, dobbiamo scoprire la cosa più intelligente da fare per far sopravvivere la nostra specie”, ha detto al sito Motherboard.com

In realtà, prima di far le valigie alla ricerca di altri mondi da colonizzare, potremmo iniziare a rispettare di più quello che già possediamo e a ridurre lo stress al quale lo stiamo sottoponendo, spremendolo come un limone. Bushnell pensa ad una soluzione per produrre energia alternativa. Come? Grazie alle alofite, un tipo di piante che crescono in ambiente salino. Si potrebbero coltivare negli oceani, oppure- sulla terraferma- annaffiandole con acqua marina e con esse si produrrebbe un biocarburante.

I ricercatori sono già al lavoro, dei programmi-pilota sono già partiti in India, Pakistan, Laos e altre nazioni povere del Mondo dovrebbero seguire nei prossimi mesi, anche se finora con pochi risultati. Ma lo scienziato americano è certo che le piante alofile siano la soluzione giusta. “Se si coltivano alofite in terreni non produttivi usando l’acqua di mare, in 10/15 anni avremo carburante che costerà 50 dollari al barile- la metà del prezzo attuale del petrolio. Potremo risolvere problemi legati al cibo, allo spreco di acqua, all’energia e al clima. Tutto insieme”, dice convinto Bushnell.

Bushnell didn’t say when he thought we might need three planets or what planets those might be—Mars is a good start, but beyond that, the Solar System is looking pretty barren as far as terraform-able planets go.

“The entire ecosystem is crashing,” Dennis Bushnell, chief scientist of NASA’s Langley Research Center said Thursday. “Essentially, there’s too many of us. We’ve been far too successful as the human animal. People allege we’re short 40-50 percent of a planet now. As the Asians and their billions come up to our living systems, we’re going to need three more planets.”

Bushnell was discussing the release of The Millennium Project’s “State

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of the Future,” an annual report that looks at global challenges and how they might be solved. He said that Mars is a good start, but we’d soon need even more space to live.

“If NASA terraforms Mars, that’ll take about 120 years, and that’s only one planet,” he said. “We’d need more shortly.”

It’s not the first time someone has floated the need for humans to colonize other planets, but usually such ideas are proposed as a way for the human race to survive in the event of a cataclysmic asteroid collision or nuclear war. In 2012, the World Wildlife Fund also suggested the three-planet idea, stating that we’re using about 50 percent more resources than the Earth can support, and that by 2050 we’d need three planets to sustain that rate.

Bushnell didn’t say when he thought we might need three planets or what planets those might be—Mars is a good start, but beyond that, the Solar System is looking pretty barren as far as terraform-able planets go.

This is how seawater irrigation would work. Image: Seawater Greenhouse

“The point isn’t to be alarmist or cynical, says Jerome Glenn, CEO of the Millennium Project. It’s about identifying the challenges Earth faces and finding a way to rise above them. “We have no right to be pessimistic. We have to find out what’s intelligent to do to make this species survive,” he told me. “If you think the problems aren’t going to get better, then why try. And if you think there aren’t problems, then why change anything?”

In any case, Bushnell wasn’t suggesting that we absolutely need to leave the Earth—he was saying that we need to stop consuming like we are. He’s got one solution in mind: Salt water farming.

Halophytes, a class of plant that grows well in salt water, could potentially be used to create biofuel by growing plants in the middle of the oceans (or at least using salt water to irrigate plants we do have in agriculturally-unproductive parts of the world). Scientists are working on the possibility, and an MIT project suggested that some pilot programs started in India, Pakistan, Laos, Algeria, and other poor countries should be started sometime this year, but so far, not much progress has been made. Bushnell says it’d solve most of our problems.

“If you grew halophytes on wastelands using seawater, in 10-15 years you’d have fuel that cost $50 a barrel. That’s half of what petroleum costs today,” he said. “With that, you could solve land, food, water, energy, and climate. All of that comes together.”

If we can’t do that, it just may be time to start buying land on Mars.

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Scientists are close to announcing the first Earth-sized planet in a habitable zone around its parent star.

Astronomer Thomas Barclay, with NASA’s Ames Research Center in California, culled data collected by the Kepler space telescope to ferret out a five-planet system, the outermost of which circles toward the outer edge of its star’s habitable zone, according to reports posted Wednesday on Twitter by astronomers attending the Search for Life Beyond the Solar System conference in Tucson, Ariz.

The outermost planet has a radius that is estimated to be 1.1 times as big as Earth’s, Nick Ballering, an astronomy graduate student at the University of Arizona, and scientist Jessie Christiansen, with the Ames Research Center, wrote in separate posts on Twitter.

The host star was not named, but was identified as an M1 dwarf, which is a small star that is dimmer than the sun. These types of stars, also known as “red dwarfs” comprise about 70 percent of the stars in the Milky Way galaxy.


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