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Un altro modo di conoscere

Creato il 29 aprile 2010 da Pinomario

Chi sarebbe disposto ad associare l’umorismo e la leggerezza con le modalità della conoscenza? Chi riesce ad immaginare uno scienziato, un ricercatore, uno studioso in genere che si avvicina ai suoi oggetti attraverso la strada dell’umorismo? Non siamo piuttosto propensi ad associare la ricerca, l’indagine, lo studio e la conoscenza in genere con l’aspetto serioso, con la fronte corrugata, con quell’espressione che hanno spesso tanti autoproclamatisi maestri, o intellettuali, o autorità morali e guide spirituali, o studiosi ed esperti, tale per cui sembra che tutti i pesi e i problemi del mondo siano sulle loro spalle e le sole soluzioni possibili a quei problemi debbano necessariamente emergere dai loro sforzi? Sì, magari saranno anche capaci di un po’ di umorismo e leggerezza ma in momenti e situazioni molto diversi e distanti da quelli – seri – della conoscenza e dell’ammaestramento!Può essere utile perciò per riconsiderare queste convinzioni la lettura di “A una spanna da terra”, un libro di Marianella Sclavi, dedicato a una indagine su una giornata di scuola di due studentesse in due licei pubblici, uno a New York e l’altro a Roma. Nel suddetto libro si prospetta però anche una insolita metodologia di ricerca sociologica fondata sui concetti di shadowing (idea che l’autrice dice esserle venuta leggendo un racconto riportato in Musica per camaleonti, di Truman Capote dove lo scrittore descrive una giornata di shadowing: seguire cioè come un’ombra la propria donna delle pulizie), di umorismo e di leggerezza.La Sclavi sottolinea che leggendo il racconto di Capote ha capito “qualcosa che non si trova facilmente né nel senso comune né nei trattati di sociologia e cioè che la “comprensione dell’altro” non consiste solo e principalmente nel “mettersi nelle sue scarpe”, quanto nella capacità di accettare l’altro “in quanto diverso da sé”. A differenza dell’ “osservazione partecipante”, nello shadowing, l’osservatore assume anche se stesso, le proprie emozioni, le proprie abitudini di pensiero, la continua ricerca e contrattazione sulla propria identità come parte fondamentale della dinamica interattiva studiata”. Un approccio questo che aiuta, tra l’altro, a capire come in contesti diversi le “stesse cose” acquistano significati diversi e “cose diverse” possono avere significati analoghi. In fondo, saper conoscere e comunicare non significa imparare a rendersi conto di questo? Imparare a confrontare diverse matrici di significato, due modi di inquadrare gli eventi che magari si presentano come mutualmente autoescludentisi. In una prospettiva, un certo comportamento appare come risibile o esecrabile, nell’altra come normale e degno di rispetto. Sperimentare questo sovrapporsi di prospettive, questo loro presentarsi per un attimo come parimenti legittime, si chiede la Sclavi, non provoca forse (a seconda dei casi ) un senso di sgomento, di indignazione e/o risata sospesa e anche di smarrimento della propria identità? Ma quel senso di difficoltà o di angoscia o la risata liberatoria nel constatare che quello che ci pareva “serio” potrebbe essere “ridicolo” e quello che appariva “ridicolo” potrebbe essere “serio” non è forse all’origine della comprensione di quel significato nascosto degli eventi, delle parole o delle situazioni, senza la quale non c’è vera conoscenza? E non è forse, proprio questa, l’illuminazione del conoscere?. Ma non è proprio questo anche l’atteggiamento umoristico, che è cosa diversa dall’atteggiamento semplicemente ilare o comico? “. “Chi ride con humour, ride prima di tutto di se stesso, della propria precedente rigidità, di essersi lasciato catturare da uno, ritenuto l’unico possibile, dei molti modi possibili di inquadrare gli eventi. Tutto questo deve accompagnarsi però anche a una certa leggerezza, a quella capacità di liberarsi dalla “carnalità” delle presupposizioni, dalla “pesantezza corporea” (I.Calvino) e dalla rigidità delle istituzioni e delle strutture di pensiero ereditate!Volete un modo molto “leggero” di verificare – ridendo - la vostra capacità di atteggiamento conoscitivo umoristico e non solo ilare o comico? Provate a leggere la seguente barzelletta “filosofica” (Cathcart e Klein, Platone e l’ornitotinco, Rizzoli) cercando di comprenderne quel significato nascosto attraverso cui emerge il confronto-scontro di due matrici di significato insieme all’incapacità di esserne consapevoli e di confrontarle! In fondo non è quello che, in vari ambiti, succede troppo spesso?Tommy va a confessarsi e dice al prete:”Mi benedica padre, perché ho peccato! Sono stato con una donna dissoluta!“Sei tu Tommy?”, chiede il prete.“Sì padre”.“Lei chi era”?“Preferisco non dirlo, Padre”.“Era Bridget?”“No, padre”.“Era Colleen?”“No, padre”.“Era Megan?”“No, padre”.“Va be’, Tommy, di’ quattro Padrenostri e quattro Avemarie”.Quando Tommy esce dalla chiesa il suo amico Pat gli chiede come è andata.“Benissimo”, risponde Tommy. “Mi ha dato quattro Padrenostri, quattro Avemarie e tre megadritte!!”


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