S’avvicinano i Mondiali brasiliani, e la FIGC ha pensato di affidare ai Negramaro la cover che accompagnerà la Nazionale nell’avventura.
Orbene, già la spedizione si presenta disagiata e la sede di Manaus, dove i nostri debutteranno, è, per diretta conoscenza, una sorta di succursale dell’inferno, però un tantino più umida, per non farsi mancare nulla.
Già, secondo me, questo Mondiale darà delle soddisfazioni, e belle grosse, in termini di disordini e casini assortiti, che il Brasile di questi anni altro che BRICS, è una polveriera pronta ad esplodere, e quest’occasione è troppo ghiotta per non innescare la miccia.
E vedremo se Dilma Rousseff, che ha una solida storia democratica e di sinistra (molto di sinistra), riuscirà a gestire la situazione o si affiderà al classico metodo sudamericano. Quale? Prima sparare e poi chiedere, ovviamente.
Ma lasciando da parte la questio calcistica, e pure quella socio-economica, che per quelle ci sarà tempo, mi auguro che la cover che dovrebbe essere l’immagine di questo Mondiale la ammanniscano solo a noi, incolpevoli telespettatori dotati di telecomando, e non ai calciatori che, vabbé che son pagati, ma insomma…
Premetto che non ho una passione per i Negramaro, e che ritengo Giuliano Sangiorgi largamente sopravvalutato, però davvero questa lagna nun se po’ sentì.
Sembra che abbia l’asma. E questa è una di quelle canzoni che tracciano il solco. Tra chi ha voce e chi non l’ha. Sangiorgi, come dire, non l’ha. Hai voglia ad arrangiare e riarrangiare. E’ una di quelle melodie che nascon tonde e non solo non riesci a farle diventare quadre, ma neppure ellittiche.
E poi io, alle canzoni mi affeziono e questa, che il nonno ascoltava sempre, forse più che ad altre.
Ricordiamola allora così,
e consegniamo all’oblio questa cover