Titolo: Un amore di zitella
Autore: Andrea Vitali
Editore: Garzanti
Anno: 2004
In questo romanzo Andrea Vitali crea una figura, quella della signorina Jole, impiegata comunale, che mi ricorda certe atmosfere crepuscolari in generale e la poesia “La signorina Felicita” di Gozzano (ricordate il mestissimo verso “Sei quasi brutta, priva di lusinga …”?) in particolare.
La figura di questa donna nubile, sulla quale a un certo punto convergono le fantasiose congetture degli altri impiegati comunali, a partire da un equivoco scaturito dalla superficialità di Iride (una collega), assume toni esilaranti … se non fosse che c’è di mezzo la sofferenza di una persona. La crepuscolare Jole, dunque, inizialmente si presta ad alimentare le fantasie erotiche di chi la circonda: forse per vivere, surrogandola con la fantasia, l’unica, ultima possibile, storia d’amore della sua esistenza solitaria e grigia.
Ancora una volta, ho gustato le vivaci caratterizzazioni dei personaggi-macchietta e le descrizioni ambientali e paesaggistiche di Vitali.
Quelle del paese di lago, che assiste all’alternarsi delle stagioni con le atmosfere pennellate dall’efficacia delle parole.
Quelle dell’angusto ufficio comunale ove quattro personaggi (il segretario e le sue disavventure sanitarie, il messo-becchino e le due donne) sono come i giocatori di una partita di carte … alla quale a un certo punto si aggiunge pure il morto!
Quelle vintage, degli inizi anni sessanta: la televisione da guardare anche assestandole sonori colpi in caso di disturbo della trasmissione, i vinili a “quarantacinque giri” del festival di Sanremo, la colonna sonora di “Quando, quando, quando” di Tony Renis …
Un romanzo dunque pieno di nostalgia. E di indulgenza umana.