E’ da un anno che non penso più a me stessa, da un anno che non viaggio più, da un anno che (quasi) non esco più. E’ da un anno che ho il frigo vuoto (pieno solo di nanocibo), da un anno che non faccio shopping (se non per loro), da un anno che non metto lo smalto, da un anno che non sento (quasi) i mie amici più cari, da un anno che i miei amici sono i genitori di nani di un anno o giù di lì.
Messa giù così, sembrerebbe un bel pamphlet contro la genitorialità e il nanomondo. Eppure. Eppure. Eppure.
Eppure oggi sono tornata a casa dal lavoro e Lorenzo, che già cammina da due mesi, mi è corso incontro con il sorriso stampato sulle labbra, le braccia aperte e gli occhi sfavillanti di gioia. Tommaso si è girato, mi ha guardata e ha sfoderato il suo sguardo più disarmante, sincero, aperto, gioioso. A un genitore non serve altro. Basta un abbraccio a farti dimenticare tutte le feste a cui hai rinunciato nell’ultimo anno. E mi rendo conto che non pensavo proprio che sarei diventata così. Che avrei preferito stare a casa e addormentarli, piuttosto che andare all’aperitivo in riva al mare…
Non dico che non senta la fatica. La sento ogni santo minuto che passa durante il giorno, quando faccio fatica a concentrarmi su qualsiasi lavoro stia svolgendo, fosse anche fare semplicemente la spesa (vedi il frigo vuoto). La sento ogni notte, quando squarciando il rumore del buio una voce si leva da non si sa bene dove e nell’annebbiamento del sonno mi alzo per raccogliere un ciuccio caduto o offrire una carezza. La fatica è immensa, e si accumula. Non va più via, perché non c’è una vacanza, un weekend, un momento di riposo, dal lavoro di bi-genitori. Vado avanti con il pensiero che sarà sempre meglio. Che cresceranno. Che migliorerà. Ma forse è un’illusione…
Questo doveva essere un post in cui raccontavo dell’organizzazione della nanofesta e vi suggerivo qualche tecnica di sopravvivenza per organizzarla senza troppi stress. Ma sono andata fuori tema. Voto: quattro. Per fortuna non ci sono professori a giudicarmi. Perché un quattro nella mia carriera scolastica l’avrei malamente sopportato (se l’avessi preso) ;)
Rimando al prossimo appuntamento i miei suggerimenti. Adesso vi lascio queste righe. Chissà, un giorno le leggeranno anche loro.
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