ott 5 2012
Ora la Rete lo celebra, chiedendosi quale sia la sua eredità a distanza di un anno, dove andrà Apple, cosa sarebbe successo se fosse rimasto in vita, eccetera eccetera. È un esercizio pressoché obbligatorio, anche perché coincide con il lancio del nuovo iPhone a cui Jobs lavorò molto e ai rumor sull’iPad da 7″ (che invece sembrava avversare). Proviamo anche noi a riflettere su quello che ha lasciato di importante Steve Jobs, partendo proprio dal presupposto che la sua figura anomala appartiene al pantheon delle star globali e non a quello (se esiste) degli uomini d’affari.
Ispirazione
Come Muhammad Alì, Madonna e Nelson Mandela, Jobs è ormai icona motivazionale. È da vedere se durerà nel tempo come loro, ma la quantità di startup nate per seguire le sue imprese è notevole. La sua unicità sta nell’avere interpretato il punto di intersezione fra (contro) cultura e tecnologia e di aver contribuito alla nascita di una nuova industria: difficile ripetere le sue gesta nel suo stesso campo, ma il suo esempio ispira generazioni più che interi scaffali di libri sul business.
Dopo le veglie funerarie davanti a casa sua in California, dopo i messaggi di cordoglio postati presso gli Apple store e sui social network, ci ha colpito la valanga di messaggi che ancora oggi si riversano sullospazio Web messo a disposizione da Apple. In genere sono di ringraziamento per le sue creature digitali e per la fiducia che, grazie alla sua success story, ha saputo infondere nei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro. Il famoso discorso ai neolaureati di Stanford ( qui il testo in italiano) è rimasto come esortazione a rompere gli schemi, a cambiare prospettiva, a seguire strade non ancora battute. “Think different” è ormai il motto di chi vuole cambiare il mondo.
Luci e ombre
Un anno dopo, i rischi di santificazione si stanno per fortuna spegnendo. Se prima della morte l’immagine di Jobs era al confine del culto messianico, la biografia scritta da Walter Isaacson ha messo in luce i suoi lati oscuri di cui non tutti erano a conoscenza. La genialità di Jobs non è in discussione, ma la sua straordinaria carriera è andata avanti anche per una determinazione ferocepronta a passare sugli altri come un rullo compressore, con un’arroganza, una presunzione e un’ossessività e una crudeltà istintiva che lo portava a tiranneggiare molti dei suoi collaboratori.
Insomma, ora circola il pacchetto completo angelo-diavolo, e non è detto che sia un male: il messaggio è che adorare qualcuno a scatola chiusa è sempre insensato e pericoloso, ma ora Steve Jobs può essere osservato in 3D per quello che è stato, pregi e difetti, e messo in prospettiva. Magari per continuare a ammirarlo, ma con consapevolezza.
Apple
L’azienda fondata da Jobs ha una capitalizzazione di Borsa circa doppia rispetto a quella di un anno fa, macina utili pazzeschi, stravende prodotti considerati non rivoluzionari come l’iPhone5. Verrebbe da dire che non è cambiato nulla. In realtà sotto la guida di Tim Cook Apple ha modificato radicalmente immagine: per la prima volta si presta attenzione a quel che succede alla Foxconn, per la prima volta il Ceo si scusa per un prodotto mediocre come le Mappe di iOS 6, fa più beneficenza, nonostante le cause in corso punta all’accordo con Samsung invece che fare la guerra termonucleare ad Android, cerca di darsi un look più umano.
La nuova dirigenza, incarnata anche da Jonathan Ive, si muove come se davvero Jobs fosse il passato e i membri del nuovo iTeam non lo citano mai, proprio per evitare i confronti. E immaginiamo non lo citeranno nemmeno durante la prossima probabile presentazione dell’ iPad mini, un prodotto che anni fa Jobs bollò come insulso. Ma su molte cose vanno avanti seguendo la linea del vecchio fondatore: produrre tutto in casa, migliorare l’interazione uomo-macchina (Siri, con tutti i limiti del caso), allargare il sistema e attaccare nuovi mercati (prima o poi la iTv arriverà). Dimenticare Steve per dare un futuro a Apple: è la scelta migliore.
By Saviowd • NOVITA', STEVE JOBS • • Tags: anniversary, APPLE, more, steve jobs