
Sei arrivato in campo San Bartolomeo: al centro vedi la statua di Carlo Goldoni, realizzata da Antonio Dal Zotto. E’ il pomeriggio di un giorno qualsiasi di metà gennaio, quando tutto sembra morto e invece ricomincia, anche se noi non ce ne accorgiamo. I tavolini dei bar sono deserti. Il chiosco ancora chiuso. Eppure fra poco, appena la gente comincerà ad affluire, qui diventerà fitto come alle prime del Teatro La Fenice. I piccioni si contendono le ultime briciole sotto lo sguardo sorridente del commediografo. Ti avvicini per osservarlo meglio: il gilet trattiene a stento la leggera pinguedine. Era una buona forchetta, lo sai. Non si faceva mancare niente. Con la destra tiene il bastone nel pugno, con la sinistra stringe i guanti dietro la schiena. Qualche foglio esce dalla tasca. Il volto accenna un sorriso.
Eraldo Affinati, Peregrin d’Amore, pagg. 150-11



