È passato un anno dall’agguato mortale nel quale rimase ucciso il cantautore argentino Facundo Cabral. Le indagini puntarono all’inizio su un intento di rapina, organizzato dalla delinquenza comune, per indirizzarsi poi definitivamente sulla pista di un regolamento dei conti tra due bande del narcotraffico.
Cabral, che per anni aveva cantato la poesia, ma anche la miseria della società latinoamericana (estoy harto de este infierno, de este mercado mediocre donde todos tienen precio, cantava in ¨Yo no quiero ser un ciudadano¨) è morto al posto di un altro, di un tal Henry Fariñas che era l’impresario incontrato poco prima in hotel e che si era offerto di accompagnarlo in auto all’aeroporto La Aurora, della capitale del Guatemala. Un destino paradossale, per chi era riuscito a vincere le avversità della vita che lo avevano portato in riformatorio, all’esperienza dell’alcoolismo, all’esilio provocato dalla dittatura argentina, alla malattia. Era riuscito ad andare avanti grazie alla musica, al potere delle parole e ad un’infinita perseveranza che gli avevano permesso di essere riconosciuto come il troubador latinoamericano per eccellenza. Ambasciatore per la pace dell’Onu, nominato al Nobel nel 2008, Cabral che predicava la pace è morto a causa di quella violenza che è pane quotidiano nel Centroamerica odierno, e che lui aveva sempre condannato come un’aberrazione del genere umano.
Percy Llanos, il suo tour manager, e che si trovava in auto con lui durante l’attentato, ha rilasciato oggi una toccante intervista alla costaricana ADN Radio (http://www.adn.fm) nella quale ha ripercorso gli ultimi attimi di vita di Cabral.
¨Facundo non si è reso conto di quello che stava succedendo, perchè eravamo assorti nella nostra conversazione. Uno degli spari lo ha colpito al collo e la pallottola è penetrata nel cervello, provocandone la morte immediata¨.
¨Nonostante la sua morte tragica, Facundo rimarrà una leggenda, un esempio da seguire, un esempio della libertà, perchè se c’è stato un uomo libero al mondo, quello è stato lui¨ ha concluso Llanos.
Per la morte di Cabral sono finiti in carcere sia il mandante della sparatoria, il narco costaricano Alejandro Jiménez, legato alla Familia Michoacana, che i killer, un commando formato da nove persone. La polizia guatemalteca, in collaborazione con quella nicaraguense, proseguendo nelle indagini sull’uccisione di Cabral, è riuscita a smantellare una rete internazionale di narcotraffico che partiva dalla Colombia, si snodava per tutto il Centroamerica e giungeva sino in Messico. Anche l’impresario Fariñas è finito in carcere, accusato di traffico di droga. Il processo è previsto per le prossime settimane in Guatemala. Blog, testi e commenti su Facundo Cabral: http://cancionesfacundocabral.blogspot.com/
Magazine America
Un anno fa moriva Facundo Cabral: la voce dell’America latina spezzata dai narcos
Creato il 11 luglio 2012 da EldoradoPotrebbero interessarti anche :
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