E’ passato giusto un anno dalle primarie del Centrosinistra che sancirono l’investitura di Bersani a candidato premier per le elezioni politiche del febbraio 2013, ma sembra che sia passato un secolo. Le elezioni per la carica di segretario del Partito Democratico che avverranno domenica prossima sono state contraddistinte da una campagna pervasa dall’indifferenza dell’elettorato tradizionale del centrosinistra, se confrontata con il clima che aveva accompagnato le primarie dell’anno scorso. Allora, sui social network era un pullulare di iniziative, spesso accompagnate da guizzi di creatività ed ironia; le dispute tra i sostenitori, in particolare dei due principali candidati, Bersani e Renzi, avevano stimolato un coinvolgimento che andava ben aldilà del recinto dei tesserati. In questa tornata, non si è andati oltre alle comunicazioni burocratiche dei vari comitati, sorti in maniera più o meno spontanea a sostegno dei diversi candidati, sullo sfondo di un dibattito apparentemente pacato, ma con veleni latenti. Non c’è stata traccia di iniziative come i Marxisti per Tabacci, Renziani per Bersani e le infinite declinazioni, spesso parodistiche, di Se vince Renzi….; tutte iniziative che avevano contribuito a creare un clima di insperata simpatia, sfociato negli ottimi risultati d’affluenza: 3 milioni e 600 mila al primo turno e 2 milioni e 800 mila al ballottaggio. Anche le elezioni per il segretario del Pd del 2009 avevano visto più di 3 milioni di votanti.
Per questa imminente sfida elettorale interna, le previsioni più rosee non vanno oltre la soglia dei 2 milioni, segno inequivocabile che i pasticci (si spera in buona fede) combinati in questi ultimi dieci mesi da quella che era l’unica forza politica potenzialmente in grado di coniugare partecipazione e rappresentanza, hanno avuto un effetto devastante sulla credibilità del partito. Inoltre, a contribuire al generale disinteresse, da una parte c’è la sensazione dei giochi già fatti, vista la schiacciante superiorità di Renzi nei sondaggi; dall’altra, il presentimento che, anche in caso d’improbabili sorprese, la battaglia vera (non solo per il Pd, ma per tutto il Centrosinistra) inizierà il 9 dicembre. A ingarbugliare ancor più la situazione, è arrivata la decisione della Consulta sul Porcellum che costringe a un’improvvisa accelerata verso nuove elezioni. Nello scenario attuale, dominato da populismi sempre più impudichi, nella ricerca del consenso come nella difesa di posizioni già passate in giudicato, un Partito Democratico ridotto a brandelli farebbe cadere il paese dalla padella alla brace.