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Un anno vissuto interculturalmente: il bilancio del mio primo anno del corso di lingua e cultura italiana

Da Harielle @hariellle

Un anno vissuto interculturalmente: il bilancio del mio primo anno del corso di lingua e cultura italiana

Spesso, come sosteneva Comenio, qui docet discit: chi insegna,  a sua volta apprende. Ho potuto verificare personalmente la veridicità dell’antico detto, con il corso di lingua e cultura italiana rivolto agli stranieri che è terminato con una grande festa lunedì 13 maggio.  Il gruppo di multietnica estrazione, piuttosto variegato e molto folto,  è composto da diverse nazionalità.

 In un primo periodo, grazie all’accordo con un vicino  Centro di accoglienza,  predominavano i nigeriani. Tutti giovani, sempre sorridenti, eppure se si approfondiva l’argomento “arrivo in Italia”  raccontavano riluttantemente storie di  viaggi a piedi attraverso l’Africa per raggiungere la Libia e  barconi fortunosamente scampati al naufragio nel Mediterraneo. Eppure a questi ragazzi non mancava mai l’allegria, e probabilmente la speranza fa parte del bagaglio con cui sono venuti nel nostro paese, testimoniata dai nomi di battesimo fortemente evocativi posti loro dai genitori, Happy, Famous, Destine e via così. Ma dopo poche settimane questi ragazzi sono stati smistati ad un centro lontano dalla nostra  cittadina e non li abbiamo più visti…che peccato.     

Il secondo gruppo è di origine orientale: pachistani e  afghani, principianti assoluti della lingua. Si sono presentati in  gruppi familiari, madre, padre,  neonati, diversi figli bambini e giovanetti con i compiti scolastici da svolgere, ed infatti dopo qualche settimana  mia figlia Alice , ventenne universitaria, è stata arruolata per aiutare i bambini negli esercizi. Tra tutti loro io sono affascinata da Y., una giovane mamma pachistana trentaduenne con già quattro figli che spaziano dai 16 anni agli otto mesi (e si, deve essersi sposata giovanissima). Y. sorride sempre in modo dolcissimo e vuole imparare l’italiano per diventare estetista. Il marito, di qualche anno più grande di lei,  la sostiene con orgoglio.

Il terzo gruppo è composto da romeni e lituani. Per loro l’apprendimento della lingua italiana non è un fatto di comprensione o di espressione, come per gli orientali o gli africani, perché si sanno esprimere già abbastanza bene in italiano, anche se si trovano in Italia da pochi mesi,  quanto un ausilio per imparare a scrivere correttamente. Sono tra loro operai, ex maestri che hanno preferito lasciare il paese per lavorare come carpentieri in Italia, signore  che lavorano come badanti ma sono state contabili di provata esperienza nel loro paese, ragazze alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. La più costante alle lezioni è D., una signora quarantenne che ama leggere e che è molto motivata ad afferrare i meccanismi più raffinati della lingua italiana.

Nel corso delle lezioni spesso  si sono confrontate le diverse culture a cui apparteniamo. La lingua è un mezzo che veicola l’espressione, i sentimenti. Dal confronto tra le nostre diversità è nata l’esigenza di documentare l’esperienza di questo primo anno di corso, di scrivere una pubblicazione che ho intitolato  “ Quaderni della Diaspora”. Tra regole di grammatica, espressioni utili per il lavoro o per andare dal medico, tra le basi della nostra Costituzione, spesso sono anche sorti dialoghi familiari, su ricette di cucina o sulla musica. 

Un anno vissuto interculturalmente: il bilancio del mio primo anno del corso di lingua e cultura italiana

Un altro bellissimo incontro è stato quello tra il gruppo storico di Villa Adriana, che ha spiegato la storia dei nostri luoghi in costume ai nostri migranti. Sorprendente il momento in cui un centurione che ostentava un tatuaggio in aramaico è stato circondato dalle signore pakistane che hanno riconosciuto i caratteri del loro linguaggio, l’urdu, che somiglia all’aramaico. 

Scuola di intercultura significa anche questo. La vera interazione non è data da una assimilazione del migrante alla cultura del paese di appartenenza, ma da una conoscenza reciproca che arricchisca entrambe le parti, gli immigrati ma anche gli accoglienti, per allargare il concetto di “coesione” e allargare i confini, partendo da quelli del cuore.

 Perché nessuno deve sentirsi straniero al nostro corso.

Vi posto alcune delle creazioni dei nostri “studenti” e le foto della festa di fine corso, per la condivisione della mia stupenda esperienza!

LA LUNA – di NADRA

La notte illuminata dalla luna è sempre

Bellissima, affascinante,  piacevole

E’ bello passeggiare sotto la luna

Tutto sembra bellissimo

Tutto sembra magico

Sotto la luce della luna

La terra sembra un paese fatato

I problemi vengono dimenticati

E si scivola nei sogni

 ALLAH di SANYA

Allah è l’Unico

È il più grande.

Oceani, montagne, pianure

animali, uccelli e noi  essere umani,

Lui ha creato tutto.

noi lo preghiamo,

noi ci inchiniamo a lui,

Perchè…

Lui è l’Unico.

 

 IL LIBRO SACRO di BUSHRA

Il Corano è il libro Sacro

È la soluzione per l’umanità

Contiene tanti insegnamenti

Contiene tante indicazioni.

Ci dice  come vivere,

Ci dice come donare,

È’ nostro dovere obbedirgli .

LA MIA PRIMA IMPRESSIONE DELL’ITALIA di Doina , dalla Romania

La mia prima impressione.…a me piaceva l’Italia anche prima di venire. Guardavo alla tv i film italiani, mi piaceva la fluidità della lingua, mi piacevano i panorami, tutto quello che guardavo alla tv. E pensavo: se potessi vedere, almeno una volta, tutto quello che vedevo sullo schermo. E il mio sogno è diventato la realtà. In qualche misura ho visto tante cose che mi hanno fatto una forte impressione. Sono stata colpita per la bellezza e la combinazione tra il vecchio e il nuovo. E’ stato conservato il vecchio e combinato con il nuovo, per diventare tutto bello. Un’altra impressione che mi ha colpito in modo gradevole è che qui in Italia tutto è molto verde. Pure l’inverno è più colorato che in Romania, e piacevole all’occhio. Ho trovato pure persone brave, con grande cuore, pure persone di poca fiducia. Ma così è dappertutto quando si tratta di esseri umani.

Solo, le bellezze non si possono parlare con le parole che ti rimangono al cuore, rimangono sempre sincere.

L’ITALIA, PER ME di Arooj, dal Palistan

La prima volta quando sono venuta in Italia avevo 12 anni, la mattina ero felice che partivo dal Pakistan. Il primo giorno passato in Italia è stato bello. Noi eravamo molto felici perché avevamo conoscenti, molte persone italiane. Quella sera io ero andata al giardino. c’erano tante persone italiane, avevo fatto amici. Quando ero venuta in Italia avevo visitato Colosseo, Torre di Pisa, mare e montagne. Era tutto diverso dal Pakistan. Le prime volte parlavamo poco italiano, poi ci siamo riusciti. A me piace tanto l’Italia!

ITALIA, TERRA DI BELLEZZA   di Ana , dalla Romania

Come ho detto altre volte a voce, la mia prima impressione dell’Italia è stata “mi sono innamorata di questo paese”, non tanto per le persone ma per l’architettura e la storia. Ho evitato le persone perché ho avuto la sfortuna di conoscere persone di poca fiducia. C’è un detto da noi: Ogni foresta ha degli alberi malati. Ricapitoliamo: il fatto che mi sono innamorata delle piazze di Roma, colorate, piene di gente, di pini, della sabbia d’oro del mare, dei tramonti, dell’alba, del sole che sembra dipingere il cielo. Sono stata innamorata di ogni dettaglio delle costruzioni meravigliose che sembrano di pizzo. Tutte queste cose mi incantano e mi fanno pensare che non solo il paese è bello ma anche qualche persona. Si, l’Italia è un paese meraviglioso per me e mi sento bene qui

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