Si potrebbe scrivere un’intera tesi sul rapporto fra una delle scrittrici più eclettiche e stravaganti del nostro tempo, Amélie Nothomb, e il suo trasversale rapporto col cibo.
A chiunque abbia letto i suoi romanzi, paragonabili (a proprio piacimento) a dei gustosi cioccolatini al cacao o alle sapide patatine fritte per l’eguale irresistibile effetto dell’ “uno tira l’altro”, non sarà sfuggito che la nostra beniamina fa costantemente riferimento al cibo. Dal suo primo successo, Igiene dell’assassino, dove si descrivono ripugnanti pietanze capaci di mettere KO un agguerrito giornalista, a Metafisica dei tubi, che paragona il neonato né più né meno che a un tubo attraverso il quale scorrono gli alimenti; da Biografia della fame, che narra il calvario dell’anoressia e la concezione del cibo come “male”, a Né di Eva né di Adamo, in cui si dedica ampio spazio ai piatti tipici giapponesi, al più recente Una forma di vita, che racconta il paradosso della bulimia dei militari al fronte, la letteratura di Amélie Nothomb risulta intrinsecamente legata al cibo. Intorno al rapporto Nothomb-alimenti, poi, circolano delle bizzarre leggende – vere o gonfiate che siano –, secondo le quali la scrittrice belga, che durante l’adolescenza ha sconfitto l’anoressia trovando nella scrittura un’ancora di salvezza, ama mangiare cibi putridi e si nutre con un solo pasto al giorno.
Illustrazione di Jul
Edito da Voland, il libro di Juliette Nothomb sarà presentato domenica 21 ottobre alle 18 da Rosti al Pigneto per Mal di libri. Un’occasione da non perdere per due motivi: innanzitutto perché Manuela Spartà leggerà alcuni brani tratti dai romanzi di Amélie, e poi perché gli chef di Rosti prepareranno tre delle ricette amate dalla Nothomb e proposte da Juliette (nella fattispecie il Gratin d’indivia, il Taboulè di mais e coriandolo e la Vellutata delicata della polpa di zucchine). Il tutto a un prezzo davvero speciale!
Un’occasione da non perdere per gli amanti della buona letteratura e della buona cucina.