Magazine Architettura e Design
Ho sempre dato molta importanza allo schizzo a mano libera, sia esso architettonico, artistico, di studio, o visto come semplice annotazione veloce, o bozzetto.
Lo schizzo lo vedo fondamentale per riuscire a percepire dall'inizio un'opera, un progetto e per un viaggiatore è un modo per poter annotare rapidamente ciò che vede.
Negli ultimi anni però ho notato che lo schizzo è andato sempre più perdendosi come impulso grafico, nonostante sia uno strumento di studio preparatorio, di base, che accompagna l'autore nelle varie scelte progettuali e artistiche.
Molteplici sono le tecniche utilizzate finora. Sbirciando nel passato notiamo tecniche come quella del carboncino, della sanguigna, della china e della vecchia grafite che sono divenute sempre più inusuali, dando maggior spazio e preferenza ad acquerelli, matite, pennarelli, inchiostri vari, penne e quant'altro si ha a disposizione; in generale i supporti utilizzati sono stati quasi sempre quelli cartacei.
© Susy Di Monaco 2014
È complicato fare un discorso temporale, perchè la maggior parte degli schizzi sono andati persi o si sono deteriorati nel tempo, ma fortunatamente ne abbiamo alcuni pervenutici dal passato, come ad esempio quelli di Leonardo da Vinci, autore di molteplici schizzi sia di architettura che di arte, medicina, astrologia, botanica e quant'altro, la maggior parte eseguiti con matite, carboncino o sanguigna.
Questo, ad esempio è un suo schizzo-studio prospettico di strade ed edifici su due livelli; è la citta ideale che Leonardo ha immaginato per Ludovico il Moro: Sforzinda.
© Leonardo da Vinci (ca. 1490) Schizzo prospettico di edificio e di strade su due livelli
Institut de France-Paris- Ms. B, f. 16r, particolare
Mentre quest'altro schizzo è di Dosio, autore anche lui di numerosi disegni. Qui è raffigurato uno spaccato assonometrico per il Pantheon, a quei tempi chiamato la Ridona.
© schizzo G. A. Dosio (ca. 1533) Roma antica e i disegni di architettura agli
Uffizi, Officina, 1976. via Arch'it
Quello che si nota negli schizzi del passato è soprattutto l'attenzione dedicata ai dettagli, i quali erano fondamentali e venivano resi minuziosamente, a volte con una precisione incredibile, tale da farli divenire autentici disegni basici progettuali. Basta vedere quanti capitelli, frontoni, e altri dettagli architettonici venivano rappresentati con tutte le indicazioni e misure necessarie per cominciare un lavoro.
Lo schizzo è sempre servito ad esprimere l'idea che si è avuta in quel momento, è un gesto rapido, veloce, un'idea che si concretizza su carta, è un segno che viene in seguito rielaborato, ripassandoci su, rimarcando ed evidenziando le linee di forza dell'idea.
Quando si schizza a mano, la mente è concentrata nel tratto che sta tracciando, è una concentrazione diversa dal tratto di linea digitale che oggi siamo abituati a segnare con il mouse e la tastiera.
Nel passato era facile notare un architetto, un artista, un viaggiatore con il suo taccuino per gli schizzi, o come si dice alla francese, il carnet d'esquisse o de croquis.
Era piacevole poter schizzare e prendere appunti su di un taccuino, ci si prendeva il tempo per tracciare su carta i propri pensieri, le proprie idee.
Con il passare del tempo lo schizzo si è evoluto stilisticamente, perdendo la precisione nei particolari.
Graficamente è divenuto sempre più "pulito", più semplice, con uno studio più stilizzato e meno ricercato dei dettagli, ciò anche a causa di un cambio della linea architettonica-artistica, che con il tempo ha razionalizzato sempre di più i particolari e i dettagli estetici.
Sono davvero tanti gli autori che vi vorrei illustrare, ma mi limito ad evidenziarne solo alcuni. Non posso non menzionare Cattaneo e Terragni, che con i loro schizzi hanno contribuito alla storia dell´architettura.
Questo schizzo è di Cesare Cattaneo, uno schizzo-studio per una fontana a Como, realizzato con matita su carta.
© schizzo Cesare Cattaneo - (ACC Cernobbio) (1937-'38)
Un altro schizzo, sempre di Cattaneo, per la Scuola di Ebanisteria, realizzato con matita su carta.
© schizzo Cesare Cattaneo - Scuola di Ebanisteria - (ACC Cernobbio) (1933)
Schizzi di Terragni per il Palazzo dei Congressi a Roma
© schizzi Giuseppe Terragni (1937)
Tralasciando alcuni anni, continuo postando una carrellata degli anni '60-'80, illustrandovi schizzi di alcuni architetti che hanno tracciato una sorta di percorso, fino ad arrivare a qualche autore contemporaneo.
Inizio questo discorso con Carlo Scarpa, autore di vari schizzi-studio progettuali. Di seguito un suo schizzo per la pianta dell’area di esposizione della statua di Cangrande in Castelvecchio, realizzato con grafite, carboncino e pastello blu su carta da schizzo.
Si notano spesso nei suoi disegni calcoli di dettagli costruttivi e annotazioni che accompagnano i vari elementi.
© schizzo di Carlo Scarpa - Museo di Castelvecchio, Verona (1961-1964)Archivio Carlo Scarpa
Ancora schizzi di Scarpa, ma questa volta su pacchetti di sigarette. Evidentemente per Scarpa il pacchetto di sigarette diventava in alcuni momenti una sorta di taccuino per appunti, e ciò dimostra che quando un architetto vuole fare uno schizzo progettuale, è capace di disegnare su qualsiasi supporto.
Schizzi inediti esposti alla Fondazione MAXXI di Roma.
© schizzi di Carlo Scarpa - Fondazione MAXXI
via archinfo
Un altro architetto che ci ha lasciato numerosi schizzi è Aldo Rossi. La dominante dei suoi schizzi è il colore forte, i contrasti e le ombre che ha sempre utilizzato per evidenziare la linea dei suoi progetti.
Ecco un suo schizzo per il portale d'ingresso alla Mostra di Architettura della Biennale a Venezia.
© schizzo di Aldo Rossi - Venezia (1980)
Fondazione Aldo Rossi
Altro schizzo di Aldo Rossi, uno schizzo per le case di Mozzo a Bergamo, realizzato con biro e matite colorate su carta.
© schizzo di Aldo Rossi - Le case di Mozzo, Bergamo (1979-1980)
Eredi Aldo Rossi
Ancora uno schizzo di Aldo Rossi, ma con Carlo Aymonino per il loro amico Francesco Moschini, realizzato con penna e inchiostro a spirito su carta.
È piacevole e inusuale vedere uno schizzo realizzato contemporaneamnete da due autori, con due differenti stili, ed in questo caso sono vari gli schizzi che questi due colleghi hanno disegnato insieme.
© schizzo di Aldo Rossi e Carlo Aymonino - "…A Francesco (Moschini)" (1986)
Eredi Aldo Rossi-Eredi Carlo Aymonino
via A.A.M. Galleria Architettura Arte Moderna
Altri due schizzi di Carlo Aymonino per il complesso abitativo Monte Amiata
© schizzo di Carlo Aymonino - Complesso abitativo "Monte Amiata" - Quartiere Gallaratese, Milano (1967-1972)
Il seguente, è realizzato con matita e pennarelli su carta lucida
© schizzo di Carlo Aymonino (1968)
Di seguito, schizzi di Vico Magistretti. È un segno rapido quello che si nota nei suoi schizzi, questi due sono per il municipio di Cusano Milanino.
© schizzi di Vico Magistretti - Fondazione Vico Magistretti (1966-69)
E, sempre di Magistretti, questo schizzo per lo Showroom Cassina
© schizzo di Vico Magistretti - Fondazione Vico Magistretti - Milano (1979)
E quest'altro per la Chiesa di Santa Maria Nascente al quartiere QT8
© schizzo di Vico Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
via fondazionevicocomagistretti
Uno schizzo di Konstantinos Maratheftis, per l'ufficio degli architetti Maratheftis.
Si nota come l'utilizzo delle ombre in questo schizzo marca in maniera decisa il segno progettuale.
© Konstantinos Maratheftis (1994)
Di seguito, schizzi di Renzo Piano. Apprezzo molto il suo stile chiaro, si riesce a percepire facilmente dai suoi schizzi quali sono gli elementi strutturali del progetto e l'idea in sé.
Questo schizzo è per il Jean-Marie Tjibaou Cultural Center, in Nuova Caledonia.
© schizzo di Renzo Piano - Jean-Marie Tjibaou Cultural Center - Nuova Caledonia (1991-1998)
Altro schizzo di Piano, ma per il Menil Collection a Houston, negli Stati Uniti.
Deve trattarsi di uno schizzo-studio che illustra la riflessione della luce sui pannelli della struttura di copertura.
© schizzo di Renzo Piano - Menil Collection, Houston (1982-1987)
via fondazionerenzopiano
Quest'altro schizzo è di Steven Holl, per l'Archivio di Francesco Moschini, realizzato con carboncino e acquarelli su carta.
© schizzo di Steven Holl - via collezionestevenholl
Questo schizzo è invece dell'architetto norvegese Sverre Fehn, per la nuova sede Gyldendal Publishers in Oslo. Si nota il tratto veloce ed essenziale con il quale l'architetto ha tracciato lo schizzo.
© schizzo di Sverre Fehn (2007)
via architecturenorway
Ultimi schizzi, questi sono degli architetti irlandesi O’Donnell + Tuomey.
Schizzo preliminare per il Padiglione irlandese alla Biennale di Venezia del 2004.
© schizzo di O'Donnell + Tuomey (2004)
Sempre degli architetti irlandesi, uno schizzo, anzi un concept sketch per An Gaeláras, un centro culturale per la lingua irlandese, arte e cultura nel centro storico di Derry.
© schizzo di O'Donnell + Tuomey (2008)
via O’Donnell + Tuomey
E concludo con delle mie considerazioni: credo che il punto debole dello schizzo in questi ultimi anni sia stato la tendenza a realizzare schizzi digitali al computer o con tavolette grafiche e penne digitali, aiutandosi spesso con programmi di render per ottenere vedute prospettiche con risultati incredibili, ma bisogna ammettere che la sensazione che regala uno schizzo fatto a mano buttato giù su di un pezzo di carta è di tutt'altra natura.
Non escludo lo schizzo digitale, ma cerco di cogliere la bellezza e la sensibilità che c'è dietro uno schizzo fatto a mano, apprezzando sempre lo schizzo come fonte di ispirazione, nato da linee e scarabocchi di studio.
Ammiro molto, ad esempio, gli urban sketchers, disegnatori che se ne vanno in giro per il mondo a catturare stralci di vita quotidiana, piazze, monumenti, e tutto ciò che gli fa venir voglia di prendere matite ed acquerelli, ed iniziare a schizzare. Vi lascio un link sugli Urban Sketchers
Interessante anche l'iniziativa da parte di Moleskine per "La mano degli Architetti".
© Moleskine
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