In attesa del suo esordio da regista nel film “La kriptonite nella borsa”, tratto dal suo omonimo romanzo, Ivan Cotroneo ci regala Un bacio (Bompiani, pp. 96), un libello scarno ed essenziale, il cui effetto è quello di un’ascia di kafkiana memoria.
Tre vite strettamente intrecciate tra loro: due protagonisti, gli adolescenti Lorenzo e Antonio, e la loro professoressa di italiano, Elena Valente, sensibile testimone del “male di vivere” di un’intera generazione. Il luogo una brutta città di provincia: «solo quattro strade che si incrociavano davanti a una chiesa moderna, e appena fuori, la tangenziale che arrivava direttamente dai campi, e sembrava salisse sopra le case per guardare dentro le finestre della gente».
Un racconto a tre voci, la cui focalizzazione e il registro linguistico multiplo consentono al lettore di addentrarsi nella vita dei personaggi senza infingimenti. Lorenzo racconta in prima persona, in un italiano corretto, ma elementare, la sua vita di figlio adottivo in una città e una scuola non sue. Non fa nulla per nascondere la sua omosessualità, anzi si mette il rossetto e lo smalto alle unghie: «mi chiedevano come era possibile che un ragazzo si innamorasse di un altro ragazzo. Io non lo sapevo spiegare, perché come fai a spiegare le cose che ti succedono? Ti succedono e basta, sono così». L’altro ragazzo è Antonio, suo compagno di classe, che però lo disprezza e rifiuta il suo amore. Anche Antonio racconta la sua verità in prima persona, in un italiano sgrammaticato, ricco di espressioni tipiche del parlato o dialettali. Una scrittura da cui emerge un profondo senso di inadeguatezza e disagio di questo ragazzo, succube della famiglia e degli amici, che non può accettare quest’amore vergognoso e sa agire solo con brutale violenza contro colui che lo rende ridicolo agli occhi di tutti.
Raccontato con struggente malinconia e dolcezza, anche il gesto folle è descritto con rara delicatezza, che ricorda la morte prematura di Eurialo nel poema virgiliano “così purpureo fiore, che l’aratro ha tagliato/languisce morendo”.
Liberamente ispirato all’omicidio, nel febbraio 2008, di Larry King, un ragazzo quindicenne in un liceo in California, da parte di un suo compagno di scuola, Brandon McInerney, Cotroneo, nella Nota finale, desidera denunciare una situazione gravissima: «nel momento in cui questo libro va in stampa, (ottobre 2010 ndr) l’omosessualità è un reato in 80 paesi del mondo […] dal primo gennaio 2006 al 18 agosto 2010 gli episodi di omofobia registrati dalla cronaca dei media italiani sono stati 308, di cui 37 omicidi e 194 fra violenze e aggressioni». A differenza di quasi tutti i paesi europei, in Italia manca una legislazione specifica su questi reati e il 26 luglio 2011 la Camera ha respinto per la seconda volta il ddl presentato dalla deputata Concia contro l’omotransfobia.
Ma Un bacio non è solo omofobia.
Da leggere e rileggere la Relazione di classe - il rigido burocratese, che le appartiene solitamente, qui scompare - a cui Cotroneo affida le parole più attuali e dolorose sui nostri figli, alunni, adolescenti:
Questi ragazzi sono infelici, troppo infelici. Portano a scuola tutto il peso delle loro vite, la famiglia che non li capisce, le loro case di provincia, portano già nei loro zaini il lavoro che non troveranno, insieme alle ragazze che già non gli sorridono e agli innamorati che non sanno parlare con loro, e poi il motorino nuovo, la macchina, la maglietta di marca, tutte le cose che non hanno e non avranno mai, si tengono addosso la disperazione, la voglia di fuggire da questo posto e la consapevolezza che invece non ce la faranno mai, che se va bene verranno presi in fabbrica come i loro padri e fratelli maggiori, oppure finiranno d’estate a fare la stagione negli alberghi sul mare.
Media: Scegli un punteggio12345 Il tuo voto: Nessuno Media: 2 (3 voti)